lunedì 7 settembre 2009

Patrizio Lupo

Qual è il look di Patrick Wolf che maggiormente preferite, un biondo selvaggio alla Lycanthropy (2004), un nero intrigante -speriamo non ideologico- alla Wind in the wires (2005), o infine il rosso esplosivo -chissà mai se ideologico- di The magic position (2007)? Oppure si può sempre proporre a Mr. Wolf qualche nuovo cambio di immagine in cui ancora non si sia cimentato, già, perchè ultimamente ci ha un pò deluso tornando, in concomitanza con l'uscita di The Bachelor (2009), a una ormai già vista chioma dorata. Io personalmente mi aspettavo un viola, un verde, new record new-color. E invece no. Tuttavia devo ammettere che questo "bachelor"ancora non l'ho ascoltato, mi ero ripromessa di andarne alla ricerca nei cunicoli della Feltrinelli o in qualsiasi altro posto, ma ancora non l'ho fatto... Ebbene sì, provo ancora piacere nel comprare i cd originali e faccio soprattutto provare tanto piacere al mio smilzo portafoglio. Ma tornando a noi, non l'ho ascoltato e di conseguenza non posso dare personali giudizi a riguardo, mi limito a citare alcune brevi e sintetiche recensioni certamente più autorevoli delle mie: "...Patrick Wolf is unlike any singer-songwriter around. More radical, more talented, more confouding" Observer; "14 shape shifting tracks coalescing into one epic psychodrama...the ballads swoop and soar like vintage Kate Bush...complex and beautiful" Q; "a whispered breath away from sheer perfection" Clash; "an album that rushes over you like a waterfall, demanding awe" NME.
Devo proseguire?! Abbiamo capito che a questi tizi The bachelor è piaciuto e forse non saranno 19 euro, o quello che è, buttati via. Sono convinta che, avendo lo scopo di impressionare, queste pitiche sentenze tendano sempre all'esagerazione, tuttavia sono anche convinta del fatto che Patrick Wolf, eccentricità a parte, sia davvero un artista degno di considerazione, che ha vissuto delle esperienze particolari -come vivere i primi anni della sua giovinezza facendo soldi suonando per strada con un gruppo chiamato Maisons Criminaux, conducendo un' esistenza in perfetto stile bohèmien - e che questo sia a volte chiaramente percepibile nelle sue lyrics. Ed è questo che affascina, come possa passare da testi di crudo realismo come The childcatcher, a pezzi più prettamente elettronici -vedi Bloodbeat-, fare il giocherellone in The magic position per poi trasformarsi in un tearjerker in Wind in the wires o Augustine. Quella di reinventarsi penso sia una delle doti più apprezzabili in un musicista e personalmente detesto chi prosegue nella sua carriera rimaendo sempre uguale a se stesso (tipico esempio: Oasis! se esiste un aggettivo per definirli per me è monolitici...ma è un'osservazione prettamente soggettiva!!)
Venendo al presente, non conosco l'abum ma, dovendo andare a vederlo questo venerdì, ho compiuto almeno l'erculea fatica di ascoltare il suo singolo, dal titolo quanto mai dickensiano, Hard Times, sul tubo catodico. Prima impressione: mi sembra di essere in una scena di Velvet Goldmine e lui mi sembra che voglia imitare un pò troppo the white duke. Seconda impressione: il pezzo è indubbiamente orecchiabile, soprattutto trattandosi di lui. Terza impressione: ho paura che questa sua ricerca infinita dello sfarzo, questo suo tentativo impagabile di colpire (e ritorniamo appunto in un immaginario alla Bowie dei tempi d'oro) finirà col prevalere sul suo talento. E difatti c'è già chi si lamenta affermando: I used to love Patrick, I USED TO, oppure Do we really need more of this bland fashion nonsense? . Per chi ha visto Velvet Goldmine, sa come va a finire la storia, per chi non l'ha visto glielo consiglio!
Tuttavia il testo mi sembra azzeccato, sì -se vogliamo essere puntigliosi-, è abbastanza intriso di luoghi comuni,i quali però restano pur sempre concetti che ben descrivono the real hard times we're going through, su questo non penso si possa contraddirlo... E poi ho una certa fissa per la parola "revolution" nelle canzoni, mi piace l'immaginario che si forma nella mia testa quando penso alla parola rivoluzione, tanto più se è in musica, quindi un punto in più to the line: I'll work harder, harder for resolution, show me some revolution. The battle will be won!
Finirei con questa punta di ottimismo, chissà se sarcastica o meno e nel frattempo attendo di vederlo dal vivo.

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