martedì 26 febbraio 2013

RILESCIONS

A parte la forza e il coraggio, c'è la questione della rigidità. L'irrigidimento, vi dirò, non funziona, sgancia terribili colpi all'epigastro e non fa mai salire su quell'astro. Il y a un Pierrot. Sono diventata una specie di tronco di acero canadese che non lo smuovi neanche ci fosse una ciurmaglia di castori pronti a rosicchiare. Lì tutto dritto e impettito.
Questo non è amore e non può far nascere amore, non lasciarsi andare davanti alla persona che si predica di volere così tanto.

Che si rimanga pure aceri canadesi altrove nell'esistenza, ma di fronte alla persona in questione è meglio essere piuttosto dei salici piangenti, non per il "piangente", ma per la flessuosità e sinuosità e flexibility dei suoi rami, si capisce. Si capisce qualcosa in più ogni giorno, si diventa un po' più salice ogni giorno.
Ma poi soprattutto bisogna mantenere il contatto terr-se stessi, che, in ogni caso e in qualsiasi condizione plantifera uno si trovi, vagare troppo in orbita sul pianeta dell'amore può lasciare molto scottati, e, una volta scottati, viene il piglio di volersi buttare nel fiume come Ofelia per trovare refrigerio e da salice diventi acqua, passaggio solitamente facilitato anche da una prossimità geografica, scagliato nel grande cerchio della vita, cibo per pesci, e non era questo che volevi, essere scagliato nel grande cerchio della vita, non l'hai  mai chiesto a nessuno. THAT IS NOT WHAT I MEANT AT ALL, THAT IS NOT IT AT ALL!!!

Ci sono queste due cose fondamentalmente da tenere presente, insieme al BEWARE THE EXPECTATIONS, si capisce. Il problema, e non delle relazioni, ma dell'esistenza tout court, è che si prosegue per la selva oscura accompagnati dal Virgilio delle aspettative, in ogni girone e in ogni cielo in cui si ritrovi ci sono le rispettive aspettative per cui se vengono rispettate = gioia, in caso contrario = dolore. Quindi ritornando alle nostre aspettative relazionali, il fatto di non scegliere una data che sigilli l'inizio di un amore, la quale, chissà, in futuro si potrà ricordare con amarezza ed essere correlativo oggettivo del nostro sdegno - perché è più romantico essere particolarmente segnati dal dolore, che so, il 22 luglio, piuttosto che un periodo indefinito qualunque -; il fatto che ogni volta bisogna mettere la tua fantasia creatrice a dura prova per trovare nuove perifrasi per indicare a persone terze la natura di quello che in un universo parallelo chiameremmo con la consueta, sì forse un po' banale e arbitraria, ma certo in fondo comoda, etichetta "il mio ragazzo" del tipo "Sì, lui è una persona che frequento con regolarità da un po' di tempo, tipo due anni, ma, sai, non si sente ancora pronto per una relazione seria, allora cioè, non posso proprio dire che stiamo insieme, anche se passiamo regolarmente del tempo insieme, però non siamo davvero fidanzati, facciamo sesso, ma non la metterei proprio solo su quel piano, c'è il cuore anche, per dirla così, bah', anche se a volte non so, comunque ci frequentiamo, stiamo insieme ma non stiamo insieme"; il fatto che dalla sua bocca non escano mai parole che assomiglino alle altrettanto consuete etichette "tesoro, amore, cara, cucciolotta mia, babbuina del mio cuore" e correlati né oralmente né tanto meno per iscritto sono tutti fatti, estrapolati dal grande calderone, che non si accordano alle aspettative legate alla categoria: storia d'amore.
E questo per dire che le aspettative sono pericolose in una vita che dovrebbe essere legata al principio dell'invenzione, dell'essere proteiforme più di quanto lo sia l'arte che poi in fondo tanto libera non è.
E questo per dire, più di tutto, in una citazione colta, che come ci ha insegnato 500 Days of Summer, spesso non ci sono "storie d'amore", ma storie sull' amore e, comunque vadano, il bene rimane, catturato dentro quelle irrinunciabili sensazioni che se fossero state almeno vagamente palpabili uno le avrebbe rinchiuse dentro una bella scatoletta di cartone con dei fiori disegnati sopra da aprire in momenti di vergognosa tristezza.

Poi, a dir la verità, questo tipo di positività alla "think pink" nella mia esperienza personale, se va bene, dura  circa 2 o 3 giorni, poi ritorno a svegliarmi al mattino con un coretto che mi ronza in testa e che fa più o meno così:




domenica 24 febbraio 2013

Una vita che finisce nella carta. Approfondire.

take the time, take the time take the time to make the time
a light so dim.

una luce così debole.


ennui.



Può convivere una ragionata sterilità, ragionata nel senso che ci si è ragionati sopra e a furia di ragionarci si è diventati sterili senza più neanche pensarci, CON un profondissimo sentire?
Mi sembra di essere arrivata alla stessa situazione di Daisy Buchanan e, per così dire, io ritorni a qualsiasi cucchiaino da caffè che possa arricchirmi di un brivido. Chissà, lo leggeranno, ne faranno questioni amletiche, diranno le sue influenze giovanili sono state queste e quest'altre, lì si rintracciano delle derivazioni sememiche dal sèma tale, e la tesi, quella su Eliot.
Devo ragionare sul fatto che l'arte può davvero riuscire in qualche modo a riempire dei vuoti e portare gli spazi ammorbati dall'ennui all'antico splendore, mettendo a posto, buttando quel che non serve, lucidando e comprando un microonde nuovo.



The city sunset over me. Night and day, night and day I dream of making love, love to you baby.