domenica 31 gennaio 2010

Come diventare anarcodipendenti dalle scelte




Le scelte necessarissime della vita. Perdonatemi il neologismo.
Necessarie come la morte o le tasse, come Achille che non può fare a meno di andare in guerra anche se sa che il suo tallone è maledettamente sfigato. Quante storie sul potere della scelta negli antichi greci, con sincerità è un peccato per chi non ha studiato greco e queste cose le ignora. Ma va da sè che si sopravvive lo stesso. Non si può non scegliere, certo, a meno che non si sia il re delle emozioni deboli o delle non-emozioni addirittura e allora sì, ci si può permettere di non scegliere e rimanere in limbo ovattati da schiere di termiti che scavano e lentamente erodono lo spirito vitale presente in noi. Ma questo è un pensiero troppo deprimente, perciò è meglio decidere di scegliere. Scegliere la vita, come Mark Renton, che alla fine si pente di aver scelto l'eroina all'inizio. che in fondo l'eroina non era l'inizio di niente, tanto meno una soluzione a qualcosa. Penso che a volte, a volte ( lo dico due volte perchè davvero capita solo a volte, e siamo a tre) anche l'amicizia sia una non-scelta e siamo troppo codardi sia per provare odio che per provare amore e allora si approda in quel porto franco. e lo trovo poco salutare, ma adesso non mi va di parlarne. Adesso invece vorrei dire che ho vent'anni suonati e ho fatto poco e niente nella vita. Mi fanno incazzare quelli che dicono che a vent'anni si è ancora giovani e c'è ancora tempo e vattelapesca, parlate per voi, che a furia di biascicarmi queste frasi perverse nella testa ho finito per crederci e ripeto: mi ritrovo a vent'anni suonati avendo fatto poco o nulla, con tutto quello che ne segue. No, a vent'anni non sono così giovane, anche se la penserò diversamente quando ne avrò 50 o giù di lì. E' stata tutta colpa dell'illuminazione fornitami da un ragazzino stecchino e impertinente di due anni più piccolo di me che mi ha detto che se voglio lavorare nel campo del giornalismo o dell'editoria è anche ora che mi svegli. Bhè non mi ha proprio detto 'E' ora che ti svegli', ma il concetto era quello e, sapete, il piccolo stronzetto strafottente aveva perfettamente ragione. Mi rimbambisco tanto a leggere di inetti e impotenti alla Svevo che poi penso di esserlo anch'io e ci divento. Quella particolare forma di non-essere di cui parlavo è sempre stato il mio schermo, ma per fortuna il piccolo strafottente l'ha fatto cadere e mi ha fatto pensare che quel buontempone di Amleto aveva proprio ragione quando si dilaniava il cervello, col suo bel teschio in mano, con il quesito massimo 'Essere o non essere, questo è il problema?'. Ma adesso è necessario scegliere la prima opzione. Anzi necessarissimo. Perdonatemi il neologismo.
Ecco, in realtà avrei voluto concludere citando una di quelle frasi. una di quelle frasi da 'uomo medio', in cui l' uomo medio si rispecchia, quelle che si trovano su facebook spesso e nonvolentieri, con le parole chiave 'senonprovinonsapraimai', 'tentare', 'fallire', 'rialzarsi', 'lottare' farsi-stantuffare. ma no, non me ne viene in mente proprio nessuna al momento, sarà per la prossima.
Solo, odio Fabio Volo. E non fa altro che aumentarmi l'ansia perchè lo odio, ma per lo meno lui qualcosa nella vita l'ha fatto, ha pubblicato i suoi cazzutissimi libri con titoli improbabili tipo 'E' una vita che ti aspetto' o 'Un posto nel mondo' di cui io ne ho anche letti un paio, le persone pubblicano persino le sue frasi su facebook pensando che sia una cosa fica, che sia almeno uno scalino sopra Federico Moccia, e forse è anche vero, ma non è questo il punto. Tuttavia come lui, tanti altri, maledetti. Ho l'ansia.

sabato 30 gennaio 2010

Come vivere in una gabbia di idioti


Mi sono stancata di sparlare di me stessa e del mio circondario. Sono una persona noiosa, sì lo so. Non ho quasi mai buone notizie da raccontare. Faccio girare la vita attorno a un nucleo del tutto assente e sì, ogni tanto mi sforzo di far credere agli altri che non è l'unica cosa che voglio ( il nucleo del tutto assente), ma perdio, alla fine non è vero: è l'unica cosa che voglio. Lo dico e lo confermo. Ma proprio in virtù di questo, non sarebbe il caso di non parlarne più? Non sarebbe forse il mutismo la soluzione a questo incombente problema? Non è forse il mutismo un palliativo del bisogno e dei desideri lupacchiotti e ululanti che bussano alla mia porta la mattina, il pomeriggio, la sera, all'ora del thè, all'ora delle pastiglie, all'ora della preghiera in direzione della Mecca eccetera eccetera? Il problema è che non ne sono tanto convinta. Ho gli occhi truccati di rosso. Dovrei. mettere. tanti punti. riempire la mia vita. di punti. (ma anche paretesi). divieti d'accesso e di sosta, se non con particolari condizioni. Dovrei , più di tutto, fabbricarti una maglietta con la scritta IDIOT e una freccia che indica la tua faccia. Me ne farei una identica. Così poi potremmo girare facendo i gemelli del destino come piace a te, Terry & Meggie, Cip e Ciop, Andrea e Giuliano. Volevo abbandonare il sarcasmo, ma no, non posso proprio, è almeno il 50% del mio ossigeno. I'm the resurrection. Stone me. Stone me. Stone me.
Dovrei fare dello sparlare dime stessa e del mio circondario una mera operazione commerciale, così non ci sarebbero più pianti e Alice non rincorrerebbe più sul serio il Bianconiglio che scappa e non ascolta!

venerdì 29 gennaio 2010

I fiori, i fiori, Parlami dei fiori.


Mi fa male la testa da quanta acqua ho rovesciato dai ponti di Madison County.
La capacità umana di soffrire è senza dubbio straordinaria e straordinario è una parola insulsa e che odio. Non è che per caso si possa fissare un calmiere, come quello per il pane, un non plus ultra del nostro niente?! Siamo progettati da un architetto mai laureato. Per esempio, perchè non sono nata piccione, pinguino, foca o volpe artica? Loro, sono convinta che non soffrano così tanto e non abbiano neanche bisogno del calmiere.
Fuori è buio, se volete prendetela pure come una citazione da Tiziano Ferro. Se vogliamo, io stessa quando mi tolgo i miei vestiti di pelle sono tout court una citazione di Tiziano Ferro, meglio ambientarmi con questa idea. Fuori è buio e c'è la taparella ancora alzata 10 centimetri, ma mi dicono che non posso vivere per sempre così. Voglio andare indietro e cancellare la parola avanti dai miei file. Vorrei essere fredda come un automa non solo fuori, ma anche dentro.
Scrivo questa frase poi staccherò computer, cellulare, telefono, qualsiasi mezzo per una decina di giorni o una decina di ore. Scrivo qui perchè non ho voglia di parlare con nessuno, me stessa compreso.
La cosamigliore poi è ascoltare nel frattempo un live di Jeff Buckley: Chicago 1995, attimi di silenzio: DON'T WANNA WEEP FOR YOU!!!!!!!

Checcazzo.

venerdì 22 gennaio 2010

Non tornare dalla persona che ami. I Bloc Party possono anche andare a...


Farsi fottere. E' quello che in fin dei conti volevo comunicare nel titolo. Aiuto! E' arrivato il momento, chiamate il 118, non state lì a gingillarvi e guardare le nuvole in cielo, chiamate il 118 perdio, che soffoco.
Sì perchè poi, a dirla tutta, non c'è proprio niente da ricordare. Il ricordo presuppone la presenza di un oggetto. Io tra le mie mani stringo la sostenibile pesantezza del non-essere e quasi con fierezza vado a mostrarlo a tutti. La smetterò prima o poi di ascoltare musica da indipendentisti, neanche fossimo in America, neanche fossimo nel 1776. Diventerò tamarra e mi tatuerò dei tribali senza significato sulla coscia sinistra.
Oggi ho scritto chilometri di righe in quella che doveva essere una lettera. con un destinatario. era lunga e contorta, piena di avversativi, piena di sarcasmo che prima o poi dovrò imparare a comunicare anche senza, piena di follia a cui non credo più, così come ai Bloc Party. Era. perchè adesso anche lei si è trasformata in non-essere, in cenere arsa dalle fiamme del camino. E non è che come la fenice di Albus Silente poi risorge. Tace e tacerà per sempre e il suo destinatario rimarrà nella più totale ignoranza e io avrò contribuito a creare un ignorante in più nel mondo. io che quando avevo letto 'l'ignoranza è una colpa' sul libro di Kundera ero completamente d'accordo con lui. Ma per mantenere l'equilibrio del nostro ecosistema, evidentemente, si fa questo ed altro. Sono brava a scappare, a camminare via, non a mentire, non a nascondere che se non mi va quello che dici te lo dico di rimando. e poi lo brucio.
Non ci credo più. 'Struggiti per l'irruente passione..prenditi il piacere' ma per favore, quale ardito appagamento del piacere? quale cazzosissima passione lacerante? Vedo solo tanti macachi, un esercito di macachi, macachi vigorosi struggentisi per mangiare il maggior numero possibile di banane. E in mezzo a loro il mio destinatario.

giovedì 21 gennaio 2010

Somebody told me you have a girlfriend who looks like a bear I had in February of last year

L'ho fatto. Sì, l'ho fatto di nuovo. Ho riaperto quel maledetto libro che ormai sapevo di non dover riaprire più, ma si sa che tutto quello che si conosce e che si sa spesso dista dalla verità. Va bhè non fa niente, ho imparato anche da questo libro a volere bene a fondo perduto.

'Non ricordi neanche in che città siamo. Cercheremo due camere separate, faremo provviste di affetto, per ballare e per pestarci tutto l'inverno. per farti fare degli straordinari straordinari. NON HO FATTO IN TEMPO A SALUTARTI, A PARLARTI, A ROVINARTI TUTTI I PENSIERI SU DI ME. e nelle poche scuole pubbliche a riverniciare il futuro. stiamo senza fiato a fissarci. critiche da tutte le parti, pareri sulle canzoni, paragoni paragoni paragoni. La tua vita non è una carriera lavorativa. E' venuto giorno fuori da questa stanza. Un nome che ti trema dentro. e ci metteremo a tremare come la California. ad urlare alla finestra e cosa mi esce dalle mani, quante persone hai partorito. Come è diventata la tua vita, quanto ti costo, come ti mantieni. Facevate l'amore stravolti. Dove sono quei file di ricordi. Il tuo periodo delle tre o quattro pere al giorno che era praticamente come dover pregare alla Mecca. e con un colpo di reni ti allontani prima tu, per istinto di sopravvivenza o per andare a morire sulla riva. e altre lettere di amore e di guerra scritte a computer, di frasi con il porto d'armi.'

mercoledì 20 gennaio 2010

Des Esseintes è mio padre

- Cerco profumi nuovi, fiori più grandi, piaceri non mai provati.
Ah! Proprio a lui parlava quella voce misteriosa come un incanto; a lui raccontava la sua febbre di ignoto, il suo ideale non mai sazio, il suo bisogno di sfuggire all'orribile realtà dell'esistenza, di varcare i confini del pensiero, di andare a tastoni senza mai giungere a una certezza nelle brume dell'al di là dell'arte! Tutta la miseria dei suoi sforzi gli traboccò dal cuore. Dolcemente strinse la donna silenziosa al suo fianco, rifugiandosi, come un fanciullo sconsolato, presso di lei, senza neppure vedere l'aria annoiata della commediante costretta a recitare una scena, a esercitare il suo mestiere a casa propria, nei momenti di riposo, lungi dalla ribalta.
Il loro legame continuò, ma presto i mancamenti di Des Esseintes si aggravarono; l'effervescenza del suo cervello non fondeva più i ghiacci del suo corpo, i nervi non obbedivano più alla volontà; le follie passionali dei vecchi lo dominarono. Sentendosi divenire sempre più indeciso presso la sua amante, ricorse al più efficace stimolatore dei vecchi e incostanti pruriti, la paura. Mentre teneva la donna fra le braccia, una voce bruciata dall'acquavite urlava dietro la porta: "Apri! Lo so che sei con un merlo; aspetta un pò sgualdrina!". Subito, come quei libertini eccitati dal terrore di essere scoperti in flagrante delitto, all'aria aperta, sui prati, nei giardini delle Tuileries, in un vespasiano o su una panchina, ritrovava provisoriamente le sue forze, si precipitava sulla ventriloqua la cui voce continuava a far fracasso dietro la porta, e provava inaudite allegrezze in quegli scompigli, in quel panico di uomo in pericolo, interrotto, incalzato dalla sua foia.

martedì 19 gennaio 2010

Bloc Party. Regrets. I still remember


Peso le parole più di quanto non faccia con il mio corpo. Lo faccio perchè temo che un giorno, se non si riveleranno vere, ne resterei soffocata e così dovrebbero portarmi all'ospedale in croce rossa con la sirena spiegata. E poi dovrei spiegare a quei cazzoni di medici che neanche conosco le ragioni del mio soffocamento e io, veramente, non ne avrei voglia.

Io, io ricordo ancora come apparivi quel pomeriggio. C'eri solo tu.
Hai detto 'E' proprio come una luna piena'... Il sangue pulsa più veloce nelle nostre vene... Abbiamo lasciato i nostri pantaloni lungo il canale e le nostre dita... si sono quasi toccate.
Tu avresti dovuto chiedermelo, sarei stato coraggioso.
Tu avresti dovuto chiedermelo, come avrei potuto dire di no?
E il nostro amore avrebbe potuto innalzarsi in volo, sopra i parcogiochi e i tetti delle case.
Ogni panchina urla il tuo nome, ho tenuto il tuo laccio.
Sarei venuto ovunque tu desiderassi.
E in quel giorno, abbiamo scritto il nostro nome su ogni treno, riso di fronte alle persone che uscivano dal lavoro, così monocrome e indifferenti.
E potevo vedere i nostri giorni diventare notti, potevo sentire il battito del tuo cuore tra l'erba. Avremmo dovuto correre.
Verrei con te da qualsiasi parte.
Avrei dovuto baciarti l' vicino all'acqua.
Ti avrei lasciato... se solo me lo avessi chiesto.

Ancora ricordo.

lunedì 18 gennaio 2010

.C'è un disperato bisogno di comunicazione qui intorno.


Everybody is always so fucking fine. But we are not. Sometimes, we are hurt and bruised and nearly completely shattered. And this, Sir, is not what one calls fine.

sabato 16 gennaio 2010

Love, love, love. Again Love.


Mi manchi tu, la fantasia, il cinema, l'estate indiana, mi servi tu, un brivido, il ghiaccio nel campari soda.
Fumo un'altra sigaretta, perché è facile buttarsi via, respiro e scrivo, tutto quello che mi manca è un'assurda specie di preghiera, che sembra quasi amore...
Piangi Roma, muori amore, splendi sole, da far male. ho già fatto le valigie, ma rimango ad aspettare.
Ridi Roma, ridi amore, dice il telegiornale, che la fine si avvicina, io m'invento un gran finale.
Mi manchi tu, la libertà, tanti LP, Battisti e Mina, mi servi tu, la malattia che spazza via la razza umana.
Chiudo con le sigarette, un ragazzo in strada scappa via e metto in lista tutto quello che mi manca, e mi sembra quasi una preghiera, oppure folle amore.
Piangi Roma, muori amore, tutto il bene che so dare, come il sasso e la fontana, si consuma, si consuma.
Ridi Roma, godi amore, nonostante il temporale, metto i panni ad asciugare, piangi Roma, ti fa bene...
Baustelle - Piangi Roma
da Giulia non esce la sera

'Noi artisti, ingloriosi bastardi, reinventiamo'


C'è un mio amico che non raramente mi insegna delle cose. Lui si chiama Thom e viene da Oxford. Mi è sempre piaciuto perchè, il più delle volte, quando lo ascolto, lui non mi consola, lui non mi dona nessun tipo di carezza fintamente confortante. Piuttosto, lui è come se ti prendesse a pugni con le sue parole, destri e sinistri scagliati con tutta violenza tramite la forza dei versi. Ti fa uscire il sangue e ti ricorda che il dolore è sempre in agguato. E io l'ho sempre ringraziato per questo, per non trattarmi come un'indifesa che cammina a tastoni in questo piccolo mondo di iene. Lo apprezzo perchè non mi hai mai detto che devo per forza cercare di essere felice, perchè mi insegna passo dopo passo a tradurre la mia malinconia in aggressività e onestà, pure quanto grottesche possano apparire.

I'm trapped in the society page of your magazines. I don't know what it means. Do you see the light at the end of the tunnel?

venerdì 15 gennaio 2010

Sopporto poco



-I'm someone that understands and sees through the masterplan, nevvero?!-
Don Vittorio, non ho idea di chi sia, ma ha detto, molto biblicamente: LIMITATI IN TUTTO, PERCHE' NON LO SIAMO MAI QUANDO SI TRATTA DI SOFFRIRE?

.OGGI MI SENTO NUOVO.


Non voglio più che arrivi quel giorno su cui fino a ieri tanto fantasticavo, ingenuamente felice, per il tuo piacere. Il giorno in cui verrai e mi tratterai allo stesso modo di qualcun altro. Ora, soprattutto ora, non voglio essere qualsiasi altro. 'No, non venire da me, non piantare le tue radici in questa foresta della vergogna'. Non voglio più sentire parlare di...di che cosa vuoi parlare? Il tuo ego in svendita nelle vetrine dei negozi, i tuoi problemi a prezzo scontato. e quello che penso io, che evidentemente così scontato non è, non come pensavo. Io sono i sogni di un eroe dell'800, tu sei la fredda razionalità che non vede possibili alternative. Noi. abbiamo perso la nostra sincronia, e neanche te ne accorgi. Ma non posso farmi carico anche della tua cecità vestita di virginea innocenza. Scusami, ma non posso proprio. quello che adesso hai accanto è un fantasma. anzi no. è un manichino esposto a bella posta con il cartellino 50%.

"E quello fu l'abbandono-
mi abbandonai
...
a fantasticare di un futuro.
Mi abbandonai a pregustare
con piacere
il modo in cui avremmo imparato a conoscerci;
a conoscere di noi ogni muscolo,
ogni terminazione nervosa, ogni cicatrice,
ogni genere di cicatrice,
anche quelle che da soli non riuscivamo a vedere,
per trovare le quali occorreva
un'altra persona".

(Kamila Shamsie)

martedì 12 gennaio 2010

Zelig






Lo sapevo. Ricostruendo minuziosamente i fatti, riportando alla luce i documenti a riguardo, bhè, è successo VENERDI' 13. Vedete, bisogna credere in queste cazzate.
I don't know what it is that makes me love you so. I only know I never want to let you go, cos' you started something, oh, can't you see? That ever since we met you had a hold on me, na na na na na....

domenica 10 gennaio 2010

Radio Days



'Non c'è una cosa che possa dirti senza apparire banale, non c'è gesto che mi sia consentito fare, ora che il tuo amore è morto. Ma vorrei riuscire a ricordarmi come ti chiami, potrebbe aiutarmi a ricordare come mi chiamo io, e faccio fatica a parlarti...e non ce la faccio a rincorrerti'

Andrea Pazienza

CONTROCORRENTE. Detto più finemente in francese: A'rebours

Parliamo di cultura, visto che non si può sempre parlare di cuori sotto sfratto. Se amate il 'controcorrente' style, enjoy it. Ripescato dall'introduzione alla mia tesina liceale, tempi d'oro.

La seconda metà dell'800, a 'fin de siecle', ha portato con sè un'atmosfera irripetibile di sensazioni esotiche e tepori misticheggianti, che partivano proprio da quello che era il malessere di vivere di una società, o meglio di un'elitè di artisti, ormai esasperata di essere illusa dalle utopiche promesse della ragione.
Sul piano letterario Baudelaire aveva costituito il culmine massimo della parola che riesce a esprimere in modo assolutamente suggestivo tale condizione di 'spleen'. Nelle sue liriche sembra non esservi alcuna morale: descrive brutalmente le emozioni, anche quelle più oscure e torbide, trova nell' alcol e nella droga le privilegiate vie di evasione da una realtà prigioniera, ma soprattutto svela la nostalgica bellezza sottesa a un tale modo di accostarsi alla vita, che tanto ha scandalizzato il pubblico perbenista dell'epoca. Egli insieme scopre in questa sorta di superficialità artificiale di un mondo illusorio uno dei pochi modi possibili per combattere un' altra superficialità ben più radicata, quella dell'ipocrisia della vita quotidiana borghese. Queste e altre caratteristiche della sua produzione letteraria lo hanno portato a essere considerato - a buona ragione - il padre dei 'poetes maudits' (nonostante il termine sia stato coniato per la prima volta da Verlaine solo nel 1884, nella sua antologia di poesie), il poeta maledetto per eccellenza: è da lui che Verlaine, Rimbaud e Mallarmè prenderanno le mosse.
Si trattava, e si tratta tuttora, di una letteratura elitaria, quasi antidemocratica, una concezione vagamente aristocratica di pensiero, che non poteva certo riuscire facilmente gradita alle 'grandi masse', ancora rigidamente legate ai cosiddetti valori assoluti, fantasmi della tradizione. Il messaggio che i maudits volevano annunciare era sovversivo, volevano urlare l'inquietudine di una società che sta cambiando, ma ancora non sa sostenere il peso del cambiamento e si sforza di continuare a sorridere ( cfr. 'L'annuncio della morte di Dio' Nietzsche). Volevano, insomma, decantare la decadenza, ma non importava loro farlo tramite gli schemi tradizionali della ragione -positivisti- o tramite un oggettiva e capillare analisi della realtà -naturalisti- : la tradizione era la loro peste e la ribellione il loro credo.
Allusioni auliche nelle loro opere, riferimenti colti e difficilmente comprensibili erano modi per denunciare l'assurdità delle azioni, dei comuni schemi di pensiero dello stile di vita borghese, a cui era attribuito tanto peso. Significativa a questo proposito un'opera di Arthur Rimbaud (1854-1891): 'Ce qu'on dit au poete a propus de fleurs', in cui si parla appunto di fiori, emblematicamente. Essi simboleggiano, secondo il giovane Rimbaud, tutto quello che, sulla terra, è traccia di un assoluto che a noi manca, i fiori sono essenza, e quasi a nudo, del niente del mondo sensibile e favoriscono in noi quella conoscenza dell'essere che, in sè, può venire detta la poesia. Parlando di fiori è come se volesse dire: " Ecco, guardate, vi parlo di semplici fiori! Ma questi fiori non hanno forse la stessa valenza che voi attribuite alle vostre metafisiche e alle vostre retoriche?". Un passaggio sottile e difficile da carpire nella sua interezza.
Era un messaggio forte per l'epoca quello che si stava portando avanti, ciò è indiscutibile. Ma del resto quelli erano gli stessi anni circa in cui Heidegger e poi Nietzsche affermavano "Dio è morto!" e con lui l'impianto dei grandi valori, a favore di un radicale relativismo che degenera a volte in puro nichilismo.
Perse le coordinate orientative della realtà, la dimensione del simbolo diventa l'unico modo di attingere, per lo meno in modo intuitivo, ad essa.
E così il simbolismo e con esso la ricerca estetica, si assurgono a ossatura stessa delle opere degli artisti cosiddetti decadenti, trasportando il lettore in suggestive atmosfere oniriche e 'sovraumane'. Un esempio paradigmatico, un affresco chiaro e delineato di un simile atteggiamento ci è fornito anche nella narrativa, soprattutto grazie al romanzo del francese Joris-Karl Huysmans 'A'rebours', dove il protagonista, il giovane aristocratico Des Esseintes, incarna la tipica figura del dandy, da cui il nostro D'Annunzio, nel costruire il personaggio di Andrea Sperelli, non eviterà di prendere diversi spunti e come lui, quasi in un processo a catena, Wilde con Dorian Gray, il protagonista del celeberrimo romanzo 'Il ritratto di Dorian Gray'. Tristemente noto attualmente anche per il sfortunato remake cinematografico che ne hanno voluto fare e qui chiudo.
Monique

Wake up. Arcade Fire




Bugger you all! I don't want to be the special friend of anybody.
The girl said at the end of the movie!

Sapevate che ci sono veramente minuscole possibilità di amare ed essere amati?

sabato 9 gennaio 2010

Mi ritorni in mente bello come sei. Forse ancor di più


Ricordo l'attimo stupendo:
Dinanzi m'apparisti tu
Come fuggevole visione
Come il genio puro della bellezza
... in luoghi spersi, in bui di prigione
Si trascinano piano i giorni miei,
Senza divinità, nè ispirazione
Senza pianti, senza vita, senz'amore.
Giunse per l'anima il risveglio
ed ecco, ancor m'apparisti tu
Come fuggevole visione
Come il genio puro della bellezza.

A.Puskin

Sorprendente, come si possa trovare a volte la nostra 'fuggevole visione' anche dietro il bancone di un bar. Come si tenda a conservare quell'immagine come quanto di più puro e meravigliosamente irrazionale si abbia mai incontrato nella vita. Niente può scalfirla perchè niente può toccarla. E assaporarla veramente una volta, una sola. Di più forse avrebbe finito col perdere quel carattere di perfezione che gli spetta di diritto.
Eppure, I keep falling over, I keep passing out when I see a face like you. Where am I coming to?

giovedì 7 gennaio 2010

I'm here

not there.

Ev'ry thing all right and then she's all on the time
In my neighborhood
And she cries both day and night.
I know because it was there.
It's a milestone but she's down on her luck
And the day makes her lonely and it's so
Hard to buck.
I was -- I believe --That she'd stop him if she would start to care --
I believe that she'd look upon the side and t'care
And I'd go by the Lord and when she's on my way
But I don't belong there.
No, I don't belong to her.
I don't belong to anybody.
She's my prize-forsaken angel
But she don't hear me cry.
She's a longhearted mystic
And she can carry on.
When I'm there she's all right
But she's not when I'm gone.
Heaven knows that the answer,
She don't call on no one.
She's a wave, a thing beautiful
She's mine for the one.
And I'm also hesitatin' by temptation lest it runs
Which it don't follow me
But I'm not there, I'm gone.
Now I'll cry tonight like I cried the night before
And I'll feast on her eyes
But I'll dream about the door.
So long, Jesus, savior, blind faith worth to tell?
I was born to love her
But she knows the kingdom waits so
High above her.
And I run but I race
But it's not too fast to
But I'll not deceive her
I'm not there, I'm gone.
Well, it's all about confusion and I cry for her ...

I should learn that...

mercoledì 6 gennaio 2010

.I'll laugh until my head comes off.


'Tutto ciò significa, anche tu mi ucciderai. Un rasoio inciderà le mie vene, ora. Ridi, dietro lenti scure riderai. Tutto ciò vuol dire che anche tu mi tradirai.'

Baustelle - Martina
cose, liquidi, pensieri, idee, volgari giustificazioni per convincersi di quello che non c'è indigesti, semi-palliativi a sostituire qualcosa che non si fa sostiuire da niente. Sentimenti sintetici. profondamente anti-estetici. Non sono Gino Paoli. (ingerire)

domenica 3 gennaio 2010

Poteva essere il 1889. E invece siamo nel 2010.




Cara Lucia,
è così triste stare qui, nell'Hampshire, quando la tua compagnia manca. Il tempo qui è più scostante dei suoi abitanti e sono rimasto così indietro con il mio lavoro che neanche ricordo più quanto sono indietro. Non mi resta che vivere la vita del poeta, dell'artista, o così mi piacerebbe. Passano i giorni e io ritaglio immagini, le colleziono, la penna è mia amica. Ancora i miei familiari a stento comprendono i miei comportamenti, i mei modi e, più di tutto, il mio gusto estetico. Non posso farne loro una colpa, ma sarei così codardo, cara Lucia, a dirti che questo non abbia alcuna ripercussione sul mio temperamento poco trasparente.
Lo sa il diavolo perchè, mi alzo la mattina inquieto, giro inquieto, aspiro tabacco e mi unisco alla banda di perditempo che abitano queste verdi terre. Ma il tempo dovrebbe essermi prezioso, dovrei sentire lo scorrere di questi battiti mortali, legarmeli all'anima. Oh sì, quanto è prezioso il tempo, lo so bene anche io, io terribile anacronista.
Tuttavia sento che questo contribuisce a rendere il tutto in parte più eccitante. E' una sfida, e io per quello che posso vado contro e questo mi fa sentire più vivo. Oggi poi sono riuscito, in questa casa, a ritagliarmi il mio angolo di felicità. La ricercavo correndo senza fiato e senza direzione in un campo di grandi passioni e invece l'ho ritrovata tra la polvere di un antro buio e dimenticato di una vecchia mansarda. Ho trafficato tutto il giorno ed ora ecco il mio rifugio: una piccola stanzetta, con piastrelle terribilmente anni '60 alle pareti, una piccola cuccia con con coperte scozzesi e un tavolo su cui studiare. La finestra dà direttamente sul cielo: non vedo altro: solo azzurro e nuvole. Spero di passare delle ore felici qui dentro. Il libro di poesie di Puskin, che per un giorno intero cercammo insieme in quella biblioteca di libri antichi a Oxford, mi guarda sorridendo e io ti penso. Ricordi?

What we want from 2010...


.I'm coming back soon.