mercoledì 11 aprile 2012

"Sono spaventato", disse laconicamente Vanja, "perché vedo che tutti sono divorati dall'orgoglio".

I Ricordi dal sottosuolo dedicano al tema della letteratura pagine capitali. Il protagonista ci informa di aver coltivato per tutta la vita "il bello e il sublime". egli ammira appassionatamente i grandi scrittori romantici. Ma è un balsamo velenoso ciò che quegli individui eccezionali versano sulle sue ferite psicologiche. I grandi slanci sviano dalla realtà senza liberare veramente, perché le ambizioni che risvegliano sono, in definitiva, terribilmente mondane. La vittima del romanticismo diventa sempre più inadatta alla vita ed esige contemporaneamente da essa cose sempre più esorbitanti. L'individualismo letterario è una specie di droga di cui bisogna continuamente aumentare le dosi per procurarsi, a prezzo di sofferenze sempre accresciute, qualche dubbia estasi. La scissione fra "l'ideale" e la realtà sordida viene aggravata. Dopo aver fatto l'angelo, il personaggio del sottosuolo fa la bestia. Gli sdoppiamenti si moltiplicano. A questo, il Sosia non era ancora arrivato.[...]
L'opera romantica ( Povera gente, La padrona, Le notti bianche, Il signor Procharcin, Umiliati e offesi e così via), dove la dualità della coscienza si rifletti in una netta divisione fra "buoni" e "cattivi", non può dunque salvare lo scrittore; essa lo chiude nel cerchio del suo orgoglio; perpetua il meccanismo di un'esistenza votata al fallimento e alla fascinazione. [...]
Tutte le opere del periodo romantico, con la parziale eccezione del Sosia, non fanno che riflettere una dualità che le opere maggiori rivelano. Il personaggio del sottosuolo è al tempo stesso il personaggio "sognatore" e lirico delle opere sentimentali e il piccolo funzionario intrigante e ridicolo delle opere grottesche. Le due metà della coscienza sotterranea si sono unite. Non è la loro impossibile sintesi che lo scrittore ci presenta, ma la loro contrapposizione dolorosa in uno stesso individuo.





da René Girard
Dostoevskij, dal doppio all'unità

PIETROBURGO, in breve

Sto leggendo Pietroburgo di Andrej Belyj. Anno di composizione: 1911 - 1914
Lo trovo un romanzo bellissimo semplicemente perché succede che i capitoli terminino con frasi come questa:


" L'osso frontale però non poteva capire; la fronte era stretta e solcata da rughe trasversali, che gli davano l'apparenza di uno che pianga".

martedì 10 aprile 2012

Sono incazzata, perché non fanno più quelle incredibili mele e pere di Cezanne. Soprattutto le mele.

Bisogna gioire! Gioire, ecco cosa bisogna fare. Ma guarda che bel verbo e che bel sostantivo + articolo,  la gioia. Su per l'ugola, poi ti riempie la bocca, uno scoppio e fuoriesce tutto, qualora ti metta a cantare l'inno alla gioia di Beethoven. Freude, freude freude!
Ecco cosa bisogna fare.
Amici miei.
Quando le avversità ti colpiscono bisogna cambiare sostantivo, non avversità, bensì originalità.
Dunque tutto cambia.
Adesso ti fanno credere che i computer e le cose con sopra una mela siano l'unica realtà che conta, linee e formule matematiche. Vi svelo un segreto, con un computer e tutto il resto si può anche non vivere.
Ma "mio padre legge ancora il dizionario tutti i giorni. Crede che la vita dipenda dal tuo potere di padroneggiare le parole". Ecco come stanno le cose.
Tutto dipende dal titolo. Cezanne, prendiamo lui. Anche lui considerava le cose in modo originale, considerava anche le mele in modo originale, non era un semplice mucchietto di mele: ogni mela aveva la sua prospettiva, ogni mela aveva vita e luce propria. Eppure stavano lì tutte insieme e la mela verde conferiva del verde alla mela accanto, come quelle persone verdi che passano nella tua vita per poi diventare rosse e tu conservi un po' di quel verde sulla tua tavolozza colorata. Questo era il principio e di questo bisogna gioire, si capisce, perché quel verde rappresenta la libertà individuale che ti è rimasta di respingere tutto ciò che non sia verde e il verde ti fa bene. Ma, di nuovo, quante assurdità. Le mele di Cezanne non centrano poi molto, le ho tirate fuori per via del titolo e del mondo della apple e per il fatto che dopo le abbuffate pasquali mangiare delle mele di certo non potrà farvi male.

VIC