domenica 28 novembre 2010

poi carta lucida


Mostra di Doisneau alla galleria Forma a Milano. Ora è finita, ora ci sono esposti gli autoscatti di Martina Colombari, ma, tralasciando questo particolare, ci sono andata quella settimana in cui ho fatto tantissime cose, per la precisione il giorno stesso in cui sono andata al concerto dei National e il concerto dei National è qualcosa che uno si ricorda!
Ad ogni modo, non c'è verso che io quando vada a vedere una mostra non faccia la nerd con la mia moleskine e mi scriva qualcosa, mi appunti qualche frase che mi piace e che rimanga di ricordo.
Questa volta è toccata a questa, di Doisneau stesso: " Non mi sono mai chiesto perchè scattassi delle foto, in realtà la mia è una battaglia disperata contro l'idea che siamo tutti destinati a scomparire...sono deciso a impedire al tempo di scorrere. E' pura follia".
Ora, poco fa, stavo cercando delle foto riguardanti la Russia: parola chiave - russia, e dopo un lungo scorrere di immagini, ho trovato questa (quella su in alto) che mi è subito piaciuta in modo viscerale. Non so neanche, a dir la verità, se sia una fictional foto per così dire o qualcosa di reale; come, quando e dove sia stata scattata, ma in fondo poco importa.
E ogni volta che penso alla Russia e penso ai suoi boschi sconfinati mi sento come innamorata e rapita da uno sfarfallamento nello stomaco che risveglia quei brividi mistici e primitivi che l'occidente non possiede. Dérèglement de tous les sens.

Venerdì non è che sia stato proprio un bel nome!



Lunedì vado a vedere gli Wavves aka. Nathan Williams per lo più e sono contentissima e berrò tantissimo e non vedo l'ora di saltare quando inizierà a cantare "Laaaaugh, I bet you laaaugh, I bet you laugh right behind my back..I'm an idiot!"
Per il momento leggo/studio Robinson Crusoe invece. Ho appena fatto una mega apologia sul valore della cultura e surrogati, non dovrei dirlo, ma dico lo stesso che mi sta annoiando in maniera indicibile, non fosse altro per il fatto che facendo una lettura critica a riguardo, è comparsa mille volte la parola borghese. Per esempio: 'Defoe è sempre molto attento al suo pubblico borghese e di conseguenza quando vuol sottolineare la forma assai composta ed organizzata che il testo scritto deve assumere per acquisire il suo valore di comunicazione e, se stampato, di merce, fa riferimento ad una struttura espressiva come quella del diario, alla quale la pratica religiosa allenava costantemente il puritano e che era uno dei pochi libri ammesso nella sua casa' pfff; 'il tono serio di un esercitazione letteraria su una virtù conosciuta a scuola, il disprezzo dei beni del mondo, messa in bocca al mercante borghese (che ci comunica poi di averlo preso quel denaro), 'la classe borghese e il self-made man'.
Un romanzo che anzichè essere un avventuroso racconto per ragazzi, alla fin fine non fa altro che parlare di predestinazione e del fatto che con sete di denaro si apre la vicenda e con tanto denaro si chiude. Denaro, denaro, denaro e in Inghilterra era stata fondata la Bank of England. Mi spiace ma le mie papille gustative letterarie prediligono altro, i sonetti di Shakespeare, for instance, vanno già meglio.
Comunque gran testone il signor Crusoe, io sarei schiattata dopo un giorno.

I will never die, I'll go surfing in my mind!

sabato 27 novembre 2010

Sì come dice lo Filosofo nel principio de la Prima Filosofia, tutti li uomini naturalmente desiderano di sapere.




Per una volta vorrei essere completamente seria, per una delle poche cose per cui vale la pena di essere seri.
Venerdì si stava facendo lezione, letteratura inglese. Ebbene, il prof. ha esordito dicendo: "Sinceramente ragazzi mi trovo in serio imbarazzo a fare lezione in queste condizioni. Noi siamo qui, a leggere bellissime poesie di Keats e Wordsworth e fuori insorge sempre di più la protesta. E chissà per quanto ancora potremo andare avanti a studiare tutte queste cose, visto ciò che stanno facendo all'università. "
E ha continuato spiegandoci in che situazione versano i docenti, la scarsità degli stessi all'interno del sistema universitario, gli stipendi miseri o praticamente inesistenti della maggior parte dei ricercatori che tentano di inserirsi in modo stabile in quel mondo, la decadenza della qualità dell'insegnamento e dei programmi di studio proprio a causa di questi continui tagli ai fondi, tagli che costringono i professori a caricarsi di più corsi insieme in una volta, con la conseguente mancanza di tempo materiale per fare nuove ricerche e nuovi studi atti a preparare dei nuovi programmi avanzati più interessanti e stimolanti. Questo è quello che sta succedendo a un'università statale come la nostra: retrocedere a un livello quasi liceale per la mancanza di finanziamento e tutto ciò fa veramente accendere la rabbia come raramente è capitato prima. Succede poi che "i grandi e i potenti" si stupiscano se gli studenti insorgono, se decidono di passare la notte sul tetto della facoltà a meno cinque gradi, se si mettono a scalare il Colosseo e la Torre di Pisa, come se, provocati, non dovessimo reagire, dovessimo accettare muti e consenzienti che la signora Gelmini ci privi anche del diritto a una seria preparazione universitaria. E poi, poi ci tocca vedere in tv Emilio Fede che inneggia aspramente contro queste forme di estremismo chiaramente rosso, sottolineando come in un paese DEMOCRATICO come l'Italia queste forme di inciviltà siano inaccettabili, gli studenti andrebbero menati! (sì, effettivamente caro Fede sono stati menati, manganelli e violenza non sono stati risparmiati!)
Ebbene, di fronte a queste parole ignobili l'unica cosa che si può fare non è altro che andare avanti imperterriti: con le proteste, le manifestazioni, senza ascoltare quelli che le definiscono atti fini a sè stessi e privi di qualsiasi utilità, perchè, al contrario, sono di fatto l'unico mezzo che noi studenti possediamo per dimostrare che il signor Emilio Fede ha un concetto tutto suo di democrazia, che questa è la vera democrazia: stare insieme e condividere un credo e battersi per mantenerlo, non abbandoniamo del tutto la nostra coscienza di partecipare attivamente. La cultura è storicamente qualcosa di generalmente inviso al sistema costituito perchè insegna alle menti a pensare con la propria testa e a crearsi delle opinioni, cosa di cui le persone di potere farebbero volentieri a meno per ovvie ragioni. Così il signor Bondi prova a dire che la cultura è un optional, ma forse lo sarà per lui, forse vorrebbe che sia così, ma non lo è, è chiaro che non lo è: la cultura è pane e vita, vadano a leggersi il Convivio il signor Bondi e la signora Gelmini, se ancora non l'hanno fatto. L'italia sorge su queste pietre, di cultura e sapere che alcuni tra i più grandi intellettuali mai esistiti gettarono proprio qui, nel nostro paese, già a partire dalla seconda metà dell' XI secolo e non può far altro che arrabbiare, arrabbiare profondamente che adesso invece violentino così la cultura e la definiscano un optional. Diciamo che noi che di cultura viviamo, che amiamo dal profondo ciò che studiamo perchè pensiamo che sia uno dei pochi modi per imparare davvero a pensare in modo critico, cioè con capacità di discernere senza accettare tutte quelle demenze che ci lanciano addosso, bhè noi più che arrabbiati siamo proprio incazzati. Il signor Bondi dice che con la cultura non si mangia, io dico che seguendo i pensieri criminali del signor Bondi ci troveremmo a essere in mezzo a un popolo di scimmie e basta, allora sì che saranno finalmente contenti, con le scimmie!
Io preferisco leggere questi di pensieri:

di Dario Fo
LE UOVA DEL NUOVO '68
"Ne prenda atto e si rassegni chi ha paura della forza della parola e del gesto. Gli slogan urlati, le uova lanciate non partono dalla pancia. Hanno origine dalla testa. Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma, Palermo: gli studenti stanno protestando contro l'assassinio dei propri diritti con una consapevolezza che generazioni di loro predecessori avevano relegato ad un ricordo cristallizzato nelle foto in bianco e nero.
Occorre tornare al '68 per ritrovare una tensione positiva come quella avvertita in questi giorni. Ragazzi e ragazze sono di nuovo in piazza, con la parola "piazza" che fa tremare chi ha paura della democrazia e fa tirare un sospiro di sollievo e di speranza a chi ha l'intelligenza di leggere tra le righe. Quanto succede oggi è del tutto simile a quanto accadeva nel '68: i giovani ora salgono sui tetti, praticano forme di protesta che sono tate già adottate anche dagli operai. Gli studenti, soprattutto, ci ricordano che la politica ci ha disgustato, ma che non basta urlare. Loro lo hanno capito. Pensano, poi agiscono. Non li muove un risentimento meccanico, greve, viscerale, ma proveniente dall'area del razionale: è pensato, elaborato, è un gettarsi in una mischisa che è prima di tutto intellettuale.
Ed è un risentimento necessario: incarna l'impossibilità di rimanere fermi di fronte alla violenza e al grottesco di un governo che sta portando avanti il suo programma di distruzione scientifica del sapere. Ogni parola, ogni slogan, ogni uovo lanciato è un mattone fatto della stessa materia di cui è fatto il futuro: sono colpi di cazzuola e manciate di cemento a sostegno di un'istruzione da puntellare ad ogni costo perchè non crolli in un cumulo di macerie."

mercoledì 24 novembre 2010

Pathetic religion of sex and cryin'


Un tempo mi piaceva da morire Pete Doherty, nell'adolescenza. Una diavolo di stalker, con mille mila sue foto salvate sul pc.
Ad ogni modo, Pete Doherty capita nel mio discorso non perchè ora mi importi più di tanto di lui e di quale fine abbia fatto, ma semplicemente perchè ho pensato: poco tempo mi è rimasto per scrivere qui, tempo, voglia anche, ma non si può parlare proprio di voglia. C'era Pete Doherty, proprio lui per l'appunto, che diceva it's only blood from broken hearts that writes the words to every song.
E ora quel sangue lì, che mi piaccia o meno, si è rinsecchito e solo ora mi rendo conto dei miliardi di parole che ho speso per descriverlo quando era ancora nel suo rosso più vivo e quanto invece, divinamente inconscia, non gli abbia rivolto neanche la minima attenzione nel momento in cui la fonte si è esaurita. Anzi, è partita. A volte l'istinto è utile come la Bellezza per un cieco.
Non è che sia niente di straordinariamente positivo, niente di straordinariamente negativo, per ora a rigore non posso neanche chiamarla felicità, per ora non posso chiamarla niente e sicuramente non è il tempo ad avere qualche problema -lo diceva un qualche personaggio di Godard che ora non ricordo-!
C'era Pete Doherty, poi c'era Ferretti con il suo stato emotivo del non studio, non lavoro, non guardo la tv, non vado al cinema, non faccio sport. Ecco.
Almeno lui adesso ha trovato la fede.
vic
spiegazione di questo post è probabilmente in tanti tanti precedenti

domenica 21 novembre 2010

OH DIO LA NOUVELLE VAGUE


E QUANDO E' IL TEMPO IL PROBLEMA?

SIAMO STATI ABORTITI


Da parecchio ormai non scrivo cuàssopra. Il fatto è che ho avuto una settimana pazzesca, piena di cose fantastiche, irripetibili, meravigliose, accattivanti, acuminate e potrei proseguire oltre... non fosse altro che per il concerto dei National del 16 novembre all'Alcatraz! Pazzesco sul serio, tanto che mi spiace un sacco per chi non c'era, mi spiace ancora di più per chi non conosce o non ama i National, ma si capisce che ognuno fa le sue personali scelte di vita. A tal proposito poi, venerdì sono andata alla Fnac a vedere Vasco Brondi che presentava il suo nuovo cd. Per il momento chiamiamola felicità. Per il momento.
E in modo confuso (dico confuso perchè, poverino, avrà anche tante qualità questo ragazzo -tra cui l'essere emiliano- ma non brilla certo di capacità oratoria) ha detto varie cose, confesso che era difficile cavare fuori un qualche concetto preciso e conciso da quella matassa, però mi è piaciuto il suo insulto a Eros Ramazzotti. Mi è piaciuto perchè ormai sarà anche chiaro che io sono una che il mondo spesso le sta sulle palle e deve criticarlo e certamente in questo caso Eros Ramazzotti era, se mi è permesso dirlo, una sorta di correlativo oggettivo alla Montale di tutta la feccia musicale italiana e non. Ecco, l'intervistatore (peraltro un montato che ha tirato fuori tutte quelle domande da fighetto giornalista niente a che vedere con il precedente incontro assistito da Philopat, celeberrimo autore di Costretti a sanguinare) chiede "Questo disco è stato definito sicuramente più politico del precedente, è così?" e lui tra "va bhè", "cioè", "insomma", ha fatto capire qualcosa del genere: che la politica in senso stretto è parlare di niente, evitare appena possibile gli accenni alle cose che veramente contano facendo continue digressioni sul nulla e in questo senso lui in fondo non è un musicista molto politico mentre Eros Ramazzotti, lui sì cazzo che è politico!
Le solite cose, i soliti frammenti vascobrondiani tra crocefissi appesi ai colli e treni di periferia e, sinceramente, all'inizio questa cosa mi disturbava alquanto perchè, diamine, non puoi fare un secondo cd che è praticamente identico al primo. Ora invece apprezzo la scelta. Il motivo è che fondamentalmente il messaggio che ha dato è questo "Io faccio solo quel cazzo che mi piace, quelle canzoni sono io, sono ciò che mi viene naturale, non vado a inventarmi chissà quali strategie di mercato per vendere di più o per stupire la critica, neanche le major quasi arrivano a tanto, io neanche so se ci voglio creare davvero una carriera attorno a questo". Con quella giusta punta di disprezzo di fronte a detrattori spesso troppo prevedibili e scontati e un'assoluta e incontaminata onestà e purezza. Soprattutto questo davvero! mi ha colpito la sincerità con cui ha detto queste cose, che in fondo sono già state ripetute da altri mille mille volte: del tipo "Io non mi vendo", ma in realtà non ci crede nessuno. Quindi alla fine sono uscita pensando semplicemente "Bravo, hai fatto bene a fare quel diavolo che volevi!". Sono uscita anche senza comprare il cd nuovo, ma solo perchè non avevo soldi, lo farò presto. E poi i suoi frammenti vascobrondiani così simpaticamente presi per il culo un pò da chiunque -me compresa nell'ultimo periodo- sentiti cantare dal vivo fanno il loro sporco effetto. Come dicono quelli di "Indie intellectual chic mod col cardigan" (boh penso di non aver detto proprio in ordine tutte le parti), che del resto sono quasi sicura odino Vasco Brondi e proprio per questo li cito qui: fottesega. Spero non mi querelino per averli citati.
Ci terrei anche a parlare di altre coinvolgenti avventure, come quella volta che Matt Berninger, ormai in totale balia del suo vino, decise di lanciarsi sulla transenna e cantarci "I'm Mr. November, I won't fuck us over" a un palmo di naso, facendoci venire quasi un infarto per l'emozione come cinquantenni in menopausa che vanno al concerto del cantante più politico italiano per la prima volta nella loro vita, ma il tempo è tiranno. Mi duole dirlo, ma ho ancora una carriera scolastica intrapresa e che prima o poi dovrò anche portare a termine, per non dare un dispiacere ai miei genitori.
Vic (Beckham)

PS: "E' entrato dentro qualcosa che è più grande di lui".

mercoledì 3 novembre 2010

Non si lascia mai niente senza titolo


Ho trovato una nuova inclinazione, artistica si capisce: il thè Lipton in bustine piramidali alla vaniglia e caramello.

"Pensiero cinico; ma un'elevata mentalità favorisce talvolta, se non altro per la sua complessità di sviluppo, l'inclinazione ai pensieri cinici. Stepan Trofimovich prese ad approfondire maggiormente la cosa, ed ebbe l'impressione che stesse proprio così."

Poi ho pensato, sorseggiando per appunto il thè distesa sul letto arancione coi fiorellini ricamati a lato spossata dalla febbre -che mancava solo quella- che in fondo dovrebbe proprio essere così: che un amico ti sta accanto nei momenti difficili, capisce quando c'è qualcosa che non funziona e desidera per questo aiutarti, ma non è quello per cui sei in un momento difficile...anche in quinta elementare ero in grado di elaborare pensieri più elevati. ma per quello dico di capire l'impossibilità di certe ecc.
Ah, James Joyce!
Comunque scusate, ho la febbre!

(nella foto: Amour et barbelés, Robert Doisneau 1944)

martedì 2 novembre 2010

LE IMMAGINI INCOLLATE INSIEME DI UN SOGNO CHE SI RICORDA A SPEZZONI E CHE SI CHIAMA:YOU'RE SO F. NAIVE E HA UNA SUA COLONNA SONORA


Tutto questo sembra così strano e irreale (pensai). Ti dico:" Il pensiero rapisce al sonno il riposo, perdo tempo senza di te, ma tanto con te non ci si sta comunque. Ho fatto mille promesse che devo mantenere, le loro ragioni non riescono a starmi in testa. Normale. Che lo capiscano."
Mi fa male la schiena a star seduta troppo tempo qui dietro e la pelle ha un profumo strano. Inviteresti pure il diavolo per non sentire più qualcuno che ti dica "non parliamone più, è meglio", non è vero?! Hai letto David Grossman e adesso senti anche tu il coltello e inizi a delirare nella speranza che qualcuno arrivi lì, non è vero?!
Fuori piove, piove, il cielo è grigio sempre e nel frattempo non ho un gatto peloso da accarezzare.
Sto diventando vecchia a star seduta qua dietro. "In realtà nessuno mi ha detto che doveva andarmi bene. Mi sono stancata. "
Non faccio altro che attaccare post-it in tutta la casa, l'ultimo diceva di preparare le focaccine per la riunione di condominio di domani anche se la vicina mi sta sul cazzo. Non faccio altro che ascoltare musica sperando che le parole che ascolto significhino poi veramente qualcosa, non faccio altro che diventare musica io stessa, sono un do minore adesso e poi, e poi, e poi "Ma che fine vuoi che faccia, sul serio?! Non raggiungerò mai la neutralità agognata, mai. .. Ma chi te l'ha messo in testa poi che doveva essere così?!"
La rabbia che prende a pugni il mio stomaco. Ma non sentirò le ferite, non sentirò i tagli. Voglio così tanto che tu apra i tuoi occhi. Dimmelo che lo farai. "Io non ci posso far niente, te lo giuro."Svegliati, esci, corri via da questi bugiardi, loro non capiscono niente. Prendi la mia mano, dita nelle dita. Dimmi che.

Poi ci si sveglia all'improvviso e pensi: cazzo, questo devo scrivermelo
Siamo fatti della stessa materia dei sogni: noi miseri umani, Shakespeare che l'ha detto quindi è legittimo e l'Alfa Romeo Giulietta che senza cuore sarebbe solo una macchina.
Keep dreaming and your dreams will be dreaming you soon.
VIC
(nella foto: robert doisneau 'at the cafe, chez fraysse. rue de seine, paris', 1958)