martedì 1 settembre 2009

Cadeau

" [...] Maddalena gira la manovella del fonografo. Purchè non si sia sbagliata, purchè non abbia messo come l'altro giorno la romanza della Cavalleria Rusticana. No, è prorpio questa, riconosco il motivo delle prime battute. E' un vecchio ragtime con ritornello cantato. L'ho sentito fischiettare nel 1917 da soldati americani per le strade di La Rochelle. Dev'essere di prima della guerra. Ma l'incisione è molto più recente. Con tutto è il più vecchio disco della collezione, un disco Pathè per puntina di zaffiro.
Tra un momento ci sarà il ritornello: è soprattutto questo che mi piace e la maniera improvvisa con cui si getta avanti come una scogliera contro il mare. Per ora suona solo il jazz, non v'è melodia, solo note, una miriade di piccole scosse. Non hanno sosta, un ordine inflessibile le fa nascere e le distrugge, senza mai lasciare loro l'agio di riprendersi, di esistere per se stesse. Corrono, s'inseguono, passando mi colpiscono con un urto secco, e s'annullano.
Mi piacerebbe trattenerle, ma so che se arrivassi ad afferrarne una, tra le dita non mi resterebbe che un suono volgare e languido. Devo accettare la loro morte; devo perfino volerla: conosco poche impressioni più aspre e più forti.
Comincio a riscaldarmi, a sentirmi felice. Non è ancora nulla di straordinario, è una piccola felicità di Nausea: si estende sul fondo della pozza vischiosa, sul fondo del nostro tempo - il tempo delle bretelle color malva e dele panche sfondate - è fatto di'istanti larghi e molli che ai margini si allargano in una macchia oleosa. Appena nato è già vecchio, mi par di conoscerlo da vent'anni. C'è un'altra felicità: esternamente, v'è questa striscia d'acciaio, l'esigua durata della musica che traversa il nostro tempo da parte a parte, e lo respinge, e lo lacera con le sue secche, piccole punte; c'è un altro tempo.
- Il signor Rndu gioca cuori, e tu passi la maniglia.
La voce scivola e sparisce. Non v'è nulla che morda sul nastro d'acciaio, nè porta che si apre, nè la zaffata d'aria fredda che scorre sulle mie ginocchia, nè l'arrivo del veterinario con la sua nipotina: la musica buca queste forme vaghe e passa attraverso. Appena seduta, la bambina è stata afferrata: si tiene rigida, i grandi occhi aperti, ascolta strofinando il pugno sulla tavola.
Ancora qualche secondo e la negra comincerà a cantare.
Ciò sembra inevitabile, tanto forte è la necessità di questa musica: nulla può interromperla, nulla che provenga da questo tempo ove il mondo s'è arenato; cesserà da sè, più tardi.
Questa bella voce mi piace non per la sua pienezza o per la sua tristezza, ma specialmente perchè è l'avvenimento che tante note hanno preparato, tanto in anticipo, morendo per farla nascere. E tuttavia sono inquieto; basterebbe così poco perchè il disco s'arrestasse: che si spezzasse una molla, che il cugino Adolfo avesse un capriccio.
Com'è strano, com'è emozionante che questa durezza sia così fragile. Nulla può interromperla, tutto può spezzarla.
L'ultimo accordo s'è annullato. Nel breve silenzio che segue sento acutamente che ci siamo, che è accaduto qualcosa.
Silenzio.
Some of these days
You'll miss me honey
Quello chè è accaduto è che la Nausea è scomparsa.
Quando la voce s'è levata, nel silenzio, ho sentito il mio corpo indurirsi e la Nausea è scomparsa.
Di colpo: è stato quasi doloroso diventare così duro, tutto rutilante. Nel tempo stesso la durata della musica si dilatava, si gonfiava come una tromba d'aria. Colmava la stanza con la sua trasparenza metallica, schiacciando contro i muri il nostro tempo miserabile. [...]"
Jean-Paul Sartre
La Nausea
1938

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