giovedì 30 luglio 2009

Questa sera vorrei parlare di stupidaggini, fondamentalmente


Questa sera vorrei parlare di Amore, solo per un attimo.Ma sì, prima o poi!


Amore. Passione. Amore che va, che viene, che torna e nontorna, che può nascere dal nulla, che è incomprensibile. Le relazioni sono incomprensibili! Ma continuano perché la maggior parte di noi ha bisogno di uova. Sì, sì, continuo a parlare woodyallenescamente. Tralasciando le uova, se dovessi invece parlare monicamente, cosa mi resterebbe da dire?! Credo questo: ossia che nel mio personale mondo amore fa rima a senso con dolore, disillusione.. bittersweet symphony! E certo non lo dico per compiangermi, lo scrivo sinceramente con un altrettanto sincero sorriso sulle labbra. Del resto, non è la fede in qualsivoglia certezza che vado a cercare questa notte, solo consapevolezza senza pretese. Ho già donato tanta fede da essere ormai miscredente, per esempio alle “parole”. Ma cui prodest se poi tali sono rimaste? Lui non si chiama Gabriele D’Annunzio per cui parola è sinonimo di azione (questo ce l’ha insegnato il Turchetta : D), lui è solo..lui! la persona che amo in quel modo tutto particolare, e adoro con tutta me stessa e che a discapito di queste, Dio, così vane parole, continua a risiedere al suo posto, yes! Everything in its right place, I suppose.
Ciò nonostante rimarrà sempre lì, a farmi provare la felicità più vera e il dolore più acuto, le sue parole non mi aiuteranno a rivederlo, non mi aiuteranno a cambiare le cose, non mi aiuteranno a dirgli la verità -evvai coi climax ascendenti-. Rimarranno frasi del momento, da dire perché forse non si sapeva che altro dire, in quello spazio e tempo indeterminato che è la chat di Facebook. Oh la modernità per Dio, continuo a inveire contro la modernità ultimamente, però vedi ho delle sane ragioni per farlo! Che fine ha fatto tutto il resto? Per esempio, che fine ha fatto un potenziale discorso in cui questo lui fittizio mi venga a chiedere con aria di scherno e un sorriso beffardo sulle labbra: “Perché, perché mi ami così tanto? Non hai nessuna ragione per farlo!” E io gli risponderei: “ Buon Dio non lo so! Non lo so davvero…Ma è così e mi tormento, e vorrei vivere con te come in un poema!” . Oh les rêves, cara immaginazione, ciò che amo tanto di te è che non perdoni!
Un dialogo surreale è quanto di più grande chiedo alla vita –oltre che svegliarmi un mattino e ritrovarmi alle Bahamas con un bicchiere di Mojito in mano- ma dicevo, che magari si concluda con un bacio fresco e limpido sulle soglie di un bosco verso sera, dopo la pioggia…è sempre il D’Annunzio che è in me che mi influenza! Ad ogni modo, se questa impalpabile immaginazione onirica, che non conosce altra natura se non un sincero desiderio, potesse concretizzarsi, la stamperei invariabile nell’albo del mio cuore e ne creerei un’opera d’arte, la quale per sempre ne possa celebrare la Bellezza, il carattere di perfezione che si può delineare solo in momenti come questo!
Sì vorrei vivere in un mondo senza blablabla, voglio un mondo grigio, di io, lui e tanti pennelli. Ma sai, mi basterebbe anche un mondo in cui certi blablabla avessero un senso, c’è già tanto nulla che ci circonda che trovo sconveniente aggiungere nulla al nulla. Non ce la faccio a prenderle in simpatica amicizia, non ce la faccio proprio. Questo è il mio pensiero: che un alboreo uccellino ha portato via il mio sole e a me non resta che vivere nell’ombra, per giunta pretendendo alli altrui sguardi che sia sole.. scottex ultra, massima assorbenza garantita, yeah!
E dimmi, a cosa mi servono dunque le parole?! Servono che forse a vent’anni è giusto così, che io Napoleone e tu la mia Waterloo, altrimenti bho, altrimenti nulla! Altrimenti sulle soglie del bosco non odo parole che dici umane…^_^
Ma intanto la voce di Jarvis mi culla…Now if you can stand, I would like to take you by the hand, yeah, and go for a walk..Andiamocene da questo posto prima che ci vengano a dire che siamo appena morti… Quanto amo questa canzone!

mercoledì 29 luglio 2009

Indocti saepe superbi sunt

Persone noiose, da etichettare come triviali ne siamo circondati. I soliti discorsi , le solite usanze. Oh Gesù, ci manca solo che ci mettiamo a parlare tramite proverbi, si sta aprendo una voragine sempre più profonda mi viene da gridare S.O.S, anzi adesso vado sul balcone e lo grido. Il decoro, il buongusto, ma tenetevelo per voi. Così persi nell'ambire a qualcosa che vi siete dimenticati che cosa. La vostra concezione di Bellezza è profonda come il bisogno di una talpa di scavare buche nel terreno, non ho bisogno della vostra compagnia, non so che farmene del vostro perbenismo, usatevelo voi se davvero vi fa stare in armonia col creato! Excuse moi, adesso mi mando al diavolo da sola.

Aldo Palazzeschi

LE BEGHINE (sappiate modernizzarlo)
Frammenti di penne di struzzo,
tentennanti
polverose,intignate, su piccoli cestini
in forma di nido d'uccello;
questa è a un dipresso
la forma del loro cappello.
Roselline consumate, scolorite,
indecifrabili tinte,
stinte e ritinte;
fiorellini impossibili
a ciuffettini a mazzettini,
velettine come ragnatele,
tutte bucherellate,
su sulla fornte rialzate,
e molto tirate;
di dietro un nodino col suo ciondolino.
[...]
Ma tutte, tutte
siete un pochino studiate.
Come mi piace di guardarvi!
Vi aggirate, vi aggirate
piene di compunzione,
d'importanza e di pratica,
piene di etichetta,
per la vostra reggia prediletta. [...]
Inchini secchi
di gambe irrigidite.
Mi sembra di sognare
alle decrepite reggie
di spodestati re centenari,
che tutto crepita crepita.
V'alzate, andate, venite,
v'inchinate, v'inchinate,
vi inginocchiate.

Le vostre facce
sono pugni di rughe,
i vostri colli sbucano,
si muovono fra i cenci,
come colli di tartarughe.
I vostri occhi quilquiano
dalle infossature,
con fare di puntiglio,
di sussiego, di piccosità,
di superiorità,
per la vostra interiore
grande sicurità.
Dite, nella purità
siete così avvizzite,
o nel vizio?
Come riconoscere
dai vostri avanzi?
Eppure siete ancora civette! [...]
avete il vestito per le feste,
e le feste siete meste,
meste e cocciute;
la gente che rimepie
la chiesa di colori
vi urta, vi dà noia,
non è più la vostra casa,
dove dovete regnare,
la vostra reggia,
perchè in ognuna di voi
c'è un fondo di regalità grottesca. [...]

Cosa foste? Cosa siete? [...]
Come siete ridotte!
V'intanaste nell'ostinazione
della purità, o nessuna vi volle?
O conoscete bene l'amore?
Ecco il mistero
che m'interessa in voi.
L'amore! Voi!
Quanti anni sono ormai?
Io penso a denudarvi,
cavarvi i vecchi giacchetti sbiaditi;
i sudici panciotti
che v'ammassaste addosso
per la paura delle polmoniti,
spogliarvi, spogliarvi
di quel sudicio fasciume,
e avervi nude dinanzi:
gobbe, torte, mostruose,
farvi rinascere per un istante solo
un brivido del più orribile desiderio,
vedervi ballettare dinanzi sconciamente,
stampellare ridendo aizzate,
le più vergini vorrei, magari quella
che non fu toccata mai,
e darvi i miei vent'anni!
Sentirvi sotto cigolare,
stridere, pestarvi,
darvi la più orribile gioia,
il più feroce martirio!
(Le vostre bocche
sdentate, sinuose,
mi fanno vedere
libidini mostruose).
Contaminarvi tutte,
tutte,darvi odio amore scherno,
perdervi, gettare in un sol pugno,
al vento, tutte le vostre preghiere,
eppoi lasciarvi ridendo!
[...]

Di cosa si tratta? Si tratta di stanchezza fondamentalmente, un nodo cardine del '900 -ma anche veramente tanto del 2000, se mi è concesso-, qui declinata chiaramente contro la società, le parole chiave?! Vetusta, ossificata e obsoleta, vena distruttiva contro i borghesi. In altre parole un omaggio al titolo del mio blog!

venerdì 24 luglio 2009

Comincio, ovvero vorrei cominciare...

Così è l’incipit di un libro che ha titolo “L’adolescente”:

Spinto da un impulso irresistibile, mi misi a scrivere questa storia dei miei primi passi sul cammino della vita; anche se, in fondo, avrei potuto farne a meno. Una cosa sola so di sicuro: mai più mi metterò a scrivere la mia autobiografia, anche se dovessi vivere fino a cent’anni. Bisogna essere troppo volgarmente innamorati della propria persona per scrivere senza ritegno di se stessi. L’unico argomento che posso addurre a mia discolpa è che non scrivo allo scopo per cui scrivono tutti gli altri, non scrivo cioè per avere elogi dal lettore. Se così, all’improvviso, mi venne l’idea di scrivere parola per parola ciò che m’accadde l’anno scorso, fu per un mio intimo bisogno, tanto fui colpito da ciò che avvenne. Narrerò soltanto gli avvenimenti, evitando con ogni sforzo tutto ciò ch’è superfluo, e anzitutto evitando ogni fronzolo letterario; il letterato scrive per trent’anni e infine non sa affatto perché abbia scritto per tanti anni. Io non sono un letterato, né lo voglio essere e considererei cosa indegna e volgare il trascinar sul mercato letterario l’intimità dell’anima mia e la descrizione dei miei bei sentimenti. Tuttavia, con rammarico ho anche il presentimento che difficilmente potrò fare a meno d’abbandonarmi a descrizioni di sentimenti e riflessioni (fors’anche volgari): a tal punto agisce sull’uomo, in modo demoralizzante, ogni occupazione letteraria, sia pure intrapresa unicamente per se stessi. Le riflessioni potranno a volte apparire perfino banali, perché ciò cui tu attribuisci un valore molto probabilmente non ne ha alcuno per un estraneo (!!!!, punti esclamativi personali). Ma tutto questo non è che una digressione. Comunque, eccovi anche una prefazione; al di là di essa, non vi sarà null’altro del genere. All’opera dunque: non vi è nulla di più saggio che l’accingersi a un’opera; anzi, direi, a qualsiasi opera.

domenica 19 luglio 2009

bubble gum


Ecco, ora io, dopo questa orrenda giornata inutile- non so se lo sai, se l’hai capito, ma mi piace trascorrere intere orrende giornate inutili, lo trovo stimolante…- bhè sì insomma questa stupida domenica, mi sono messa a riguardare Annie Hall e mi rendo conto di quanto sia davvero uno dei miei film preferiti, di quelli che quando fai i test o devi compilare il tuo profilo e ti chiedono: quali sono i tuoi film preferiti? Bhè ci metterei Annie Hall, anche se poi quei così lì non li compilo mai seriamente, comunque, mi piace e non per quelle cose tipo tecniche cinematografiche ecc ecc di cui non mi sono mai interessata particolarmente, semplicemente per quel quid di inspiegabile presente in tanti film di Woody Hallen e, dicevo, ogni volta che lo riguardo c’è un nuovo pezzo o una frase che particolarmente mi piace. Il pezzo di stasera è la scena in cui, dopo essersi lasciato con Annie, è in cucina alle prese con le aragoste insieme a un’altra donna, a quest’altra donna che deve per forza trovare un perché alle affermazioni strampalate di Alvy: “Che significa? Io non capisco, dici sul serio o scherzi?” e lui che la guarda con una faccia che implora pietà. E sì, questo mi ha fatto riflettere, certo quelle riflessioni di pessima categoria, non su i massimi sistemi dell’universo, ma pur sempre di riflessioni si tratta, id est la mia impossibilità di comunicare. Voglio dire, non so se è colpa mia o delle persone che mi circondano, ma quando cerco di comunicare qualcosa di autentico, buon Dio mi riesce più difficile di quanto pensassi, specialmente ultimamente e ciò credo sia da correlare alla mia nevrosi in crescendo, quelle nevrosi dovute a tanti piccoli motivi per esempio sbalzi metropolitani-campagnoli, sentire le bocche che sbattono mentre mangiano,quell’orrenda musica della band di Gino o non so chi che giunge dal lago e non si arrende di fronte alle finestre chiuse, ci vuole un nonnulla per crearmi micro-nervosismi. Ma non divaghiamo, il problema è che amo comunicare andando avanti per ore a fare discorsi senza senso carichi di senso, mia madre lo può ben testimoniare, lei mi ascolta ben volentieri. Il problema si pone un po’ di più sul sociale, sì, poi mi viene da cantare “Sociability is hard enough for me”. Del resto, io non ci credo che si possano avere amici -nel senso di Amici- che siano tanto diversi da te, ben che meno un fidanzato e surrogati, del tipo “Gli opposti si attraggono, tantovalagattaallardochecilascialozampino” si può fare al più quando c’è un incontro d’anime tra due persone un po’ vuote, che possono condividere due vuoti e poi andare a farsi riciclare insieme, per il resto io non potrei mai mettermi con qualcuno che va ai concerti di Vasco Rossi. Oh ecco, vedi il mio stupido fanatismo pseudo-culturale?! Adesso neanche centrava, cerco di combatterlo ogni giorno con scarsi risultati, ormai ha fatto le radici, eppure per Dio sono nata e cresciuta ad Eupilio…
In fin dei conti questo discorso ha un suo senso debole, cioè quello che dopo vari anni in cui uno sperimenta più o meno con successo maschere, sorrisi e frasi sciocche, vorrebbe anche essere ripagato con il ritrovamento della sua Annie, nel mio caso certo gradirei se fosse un Annie di sesso maschile, indipendentemente come poi vada a finire, qualcuno con cui guardare il mondo dalla punta dei peli del coniglio (cfr. Sophie’s world ^_^), senza noie, senza “perché, non capisco, sei pazzo?”. Solo tante fini coincidenze e baudleriane corrèspondences, ahahha. E io che pensavo di averlo trovato, but that’s another fucking story…
Capisci, ora mi sembra tutto così banale, ed è mia, solo colpa mia, delle mie fissazioni,credo!

“What do you want? It was my first play. You're always trying to get things to come out perfectly in art because it's real difficult in life."