martedì 29 giugno 2010

SEI MATERIA DA ROMANZO

http://www.youtube.com/watch?v=BTP490Cw1C4
Se mai dovessi scrivere un libro, inizierà così: Era una che non sopportava i congiuntivi e le persone che le dicevano che un giorno sarebbe stata bene e avrebbe avuto quello che meritava. Non sopportava 'un giorno'.

E poi lascio tutta la pagina bianca.
Anche quella dopo intanto che ci siamo, per essere più incisivi.
E poi si comincia a narrare, a fare qualche disquisizione di natura filosofica sul perchè parlare tramite un pc sia così triste.

Ho iniziato tutto con un congiuntivo, forse dovrei iniziare a parlare in modo sgrammaticato per eliminarli tutti, perchè davvero io non sopporto i congiuntivi. Soprattutto non riesco ad accettare il se fosse seguito da scattato. Capite, è un tempo dell'irrealtà e se la cosa di cui si sta parlando è una cosa che ti sta a cuore, sapere che è collocata nella dimensione dell'irrealtà, capite, fa sentire giusto un pò di merda.
Così è tutta una questione di scatti: fare il fotografo, prendere la metro per non arrivare in ritardo, vincere la corsa alle Olimpiadi, catturare un topo e innamorarsi. Sì, anche innamorarsi.
Parole come lacrimogeni e, certo, è meglio parlarne dietro un pc perchè così chi sta dall'altra parte non vede che intanto sembro diventata un incrocio tra una canzone di Willie Nelson e una col morbo di Parkinson, che sono ancora lontana dal 'riderci sopra'.
Ma, ehi, in fondo che importa?!
Un cazzo di giorno lo farò, ne riderò. (dietro lenti scure).

lunedì 28 giugno 2010

Sono fosforescente




Non è così che dovrebbe andare.
Dovrebbe andare che tu sai che ti amo.
Ma comunque non importa, perchè là non ci posso essere.

Stai attenta a quello che sogni, bimba.

Erano anni che studiavo Alain Delon


Sfondami il cuore, Dio.
Sfondamelo, perchè voglio ciò che non posso ottenere.
Sfondamelo e dammi nuove visioni distorte.
Accarezzami la fantasia come tu solo sai fare.
Dipingi di nuovo colore quelle frasi che ho scritto.
Fammi rimpiangere ancora la mia condizione.
Qui non si raggiunge mai il Paradiso, è solo un inferno colorato di azzurro.
Una voce che dice di archiviare un caso.
Irrisolta. Irrisolti.
Quando si è stanchi anche di chiedersi perchè. Stanca e basta.
Una voce che dice che dovrei assumere quintali di droghe.

Sfondami il cuore, Dio.
Il resto non conta.

lunedì 14 giugno 2010

Dion - Only you know OST


Ma sta attento: dato che noi non siamo calzini, ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi la si paga. E solo questo è davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.



Calza perfettamente come un calzino.

venerdì 11 giugno 2010

I russi, loro lo sanno

Ieri sono andata al cinema a vedere il nuovo film di Luchetti e ho pianto - nonostante Vasco Rossi, che dopotutto lì ci stava proprio bene. Oggi ho letto questo -ad alta voce, s'intende, con tutte le "e" aperte al punto giusto, se no manca la tensione- e ho pianto. Domani mi tocca trovare qualcos'altro per cui piangere perchè piangere è terribilmente bello e poi ci si sente terribilmente bene. più o meno.

Natascia e Vania - "Umiliati e offesi", parte prima, VIII, F. Dostoevskij

"Sì, l'amo come una pazza" rispose Natascia, impallidendo come per un dolore. "Non ti ho mai amato così, Vania. Anch'io ho la coscienza di esser impazzita e di amare più di quanto si debba... Il mio è un amore morboso... Ascoltami, Vania: anche prima, anche nei momenti più felici avevo sempre il presentimento che egli non mi darebbe nulla che non fosse tormento. Ma che debbo fare, se ora anche il tormento che mi viene da lui è per me la felicità? Vado forse da lui per cercare la gioia? Ignoro forse che cosa mi aspetta da lui e quanto dovrò soffrire per colpa sua? Egli giura di amarmi, mi promette tutto; ma io non credo a nessuna delle sue promesse, non dò ad esse nessuna importanza, e anche prima non vi credevo, malgrado sapessi che egli non m'ingannava, che non sa ingannare. Gli ho detto io stessa che non intendo legarlo in nessun modo. Con lui è meglio fare così: i legami non piacciono a nessuno, a me per prima. Tuttavia sono felice di essere la sua schiava, sono decisa a sopportare tutto, tutto da lui, purchè egli sia con me, purchè possa guardarlo! E ne ami pure un'altra, purchè anch'io sia vicino a lui, accanto... Sono vile, Vania?"" chiese d'un tratto, guardandomi con uno sguardo ardente e febbrile.
Mi sembrò che delirasse.
"E' una vigliaccheria, avere dei sentimenti come questi. Vedi, lo riconosco io stessa; e se egli mi lasciasse, correrei in capo al mondo dietro a lui, anche se mi respingesse, anche se mi cacciasse. Ecco. Tu vuoi persuadermi a tornare a casa mia; a che pro? Se tornassi oggi, me ne andrei domani, se egli me l'ordinasse, se mi chiamasse con un fischio come si chiama un cagnolino, gli correrei dietro...Le sofferenze! Non temo nessuna sofferenza che mi venga da lui! Avrò la coscienza di soffrire per lui ... Oh, non si può spiegare questo, Vania! "

Nostalgia, nostalgia canaglia che ti prende proprio quando non vuoi


"Come glielo dici, a un uomo così, che adesso sono io che voglio insegnargli una cosa e tra le sue carezze voglio fargli capire che il destino non è una catena ma un volo, e se solo ancora avesse voglia davvero di vivere lo potrebbe fare, e se solo avesse voglia davvero di me potrebbe riavere mille notti come questa invece di quell'unica, orribile, a cui va incontro, solo perché lei lo aspetta, la notte orrenda, e da anni lo chiama. "

lunedì 7 giugno 2010

Twisted and deranged


Quando non saranno più solo strade, cemento e distese di verde sfuocate a dividerci, forse lo capirai quanto questo gioco assomigliasse in realtà alla vita?!
Quella vita, quella fatta di minuti che non per forza durano sessanta secondi
quella lì, fatta di immagini senza tempo. Tu, dimentico, guardi un film e ridi.
E pensavo: Dio, come vorrei capire quello che c'è nella sua testa.
Quando non saranno più solo strade, cemento e distese di verde sfuocate a dividerci, forse
forse ti accorgerai di tutto, ricorderai i ricordi e.
Quando non saranno più, che farai?
E' quella cosa della sera, è tremenda, il problema è che la sera ogni giorno viene sera
e ci sono quelle luci al tramonto, il Creatore deve essersi messo molto d'impegno quando ha deciso di progettare quelle luci, quelle ombre che si allungano sull'erba, sui pensieri.
Ma non sono solo quelle, no. La cosa ancora più tremenda è il profumo, il profumo di certe sere d'estate, che ti impregna la pelle.
Come animali. Fiutare l'odore, viene da lontano e mi riporta quelle cose lontane.
i minuti che non durano più sessanta secondi.
E' pazzesco, c'è da stare lì chissà quanti di quei minuti che non durano più sessanta secondi e provare a cavarne fuori qualcosa, capire che cosa significhi la mancanza e quel profumo celestiale e le strade, pensare alle strade, alle praterie che si perdono a 130 chilometri all'ora, ma poi nulla, non si partorisce nulla. Il Creatore è stato così ingegnoso nella sua Opera.
Che poi 'nulla' è relativo, perchè tre cose alla fine mi frullano per la testa, vai a trovarci un senso: aggrovigliarsi, perdersi, tazze colorate.

W/love
Monique

sabato 5 giugno 2010

SOFIA


Platone fu, come è universalmente riconosciuto, non solo uno dei più grandi pensatori dell'antichità, ma anche uno straordinario artista, un creatore di immagini. E' infatti anche grazie alla bellezza e all'intelligenza dei miti da lui concepiti, che la sua fama rimane imperturbata nei secoli.
Perchè è chiaro che l'essere umano ragiona non solo per concetti, ma anche per immagini e lui questo ben lo comprese.
La famosa metafora della 'ricerca della metà della mela' non deriva altro che proprio da uno di questi miti platonici, in particolare uno contenuto nel Simposio e narrato dal commediografo Aristofane. Egli dice che un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v'era distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all'antica perfezione.
Il mito fornisce anche una curiosa spiegazione sul perchè certi uomini siano inclini all'omosessualità, giudicando, peraltro, questi ultimi degni di particolare valore. Ed era, suppergiù, il 400 a.c.

"...E così evidentemente sin da quei tempi lontani in noi uomini è innato il desiderio d'amore gli uni per gli altri, per riformare l'unità della nostra antica natura, facendo di due esseri uno solo: così potrà guarire la natura dell'uomo. Dunque ciascuno di noi è una frazione dell'essere umano completo originario. Per ciascuna persona ne esiste dunque un'altra che le è complementare, perché quell'unico essere è stato tagliato in due, come le sogliole. E' per questo che ciascuno è alla ricerca continua della sua parte complementare. Stando così le cose, tutti quei maschi che derivano da quel composto dei sessi che abbiamo chiamato ermafrodito si innamorano delle donne, e tra loro ci sono la maggior parte degl adulteri; nello stesso modo, le donne che si innamorano dei maschi e le adultere provengono da questa specie; ma le donne che derivano dall'essere completo di sesso femminile, ebbene queste non si interessano affatto dei maschi: la loro inclinazione le porta piuttosto verso le altre donne ed è da questa specie che derivano le lesbiche. I maschi, infine, che provengono da un uomo di sesso soltanto maschile cercano i maschi. Sin da giovani, poiché sono una frazione del maschio primitivo, si innamorano degli uomini e prendono piacere a stare con loro, tra le loro braccia. Si tratta dei migliori tra i bambini e i ragazzi, perché per natura sono più virili. Alcuni dicono, certo, che sono degli spudorati, ma è falso. Non si tratta infatti per niente di mancanza di pudore: no, è i loro ardore, la loro virilità, il loro valore che li spinge a cercare i loro simili. [...]

Queste persone - ma lo stesso, per la verità, possiamo dire di chiunque - quando incontrano l'altra metà di se stesse da cui sono state separate, allora sono prese da una straodinaria emozione, colpite dal sentimento di amicizia che provano, dall'affinità con l'altra persona, se ne innamoranc e non sanno più vivere senza di lei - per così dire - nemmeno un istante. E queste persone che passano la loro vita gli uni accanto agli altri non saprebbero nemmeno dirti cosa s'aspettano l'uno dall'altro. Non è possibile pensare che si tratti solo delle gioie dell'amore: non possiamo immaginare che l'attrazione sessuale sia la sola ragione della loro felicità e la sola forza che li spinge a vivere fianco a fianco. C'è qualcos'altro: evidentemente la loro anima cerca nell'altro qualcosa che non sa esprimere, ma che intuisce con immediatezza. Se, mentre sono insieme, Efesto si presentasse davanti a loro con i suoi strumenti di lavoro e chiedesse: "Che cosa volete l'uno dalI'altro?", e se, vedendoli in imbarazzo, domandasse ancora: "Il vostro desiderio non è forse di essere una sola persona, tanto quanto è possibile, in modo da non essere costretti a separarvi né di giorno né di notte? Se questo è il vostro desiderio, io posso ben unirvi e fondervi in un solo essere, in modo che da due non siate che uno solo e viviate entrambi come una persona sola. Anche dopo la vostra morte, laggiù nell'Ade, voi non sarete più due, ma uno, e la morte sarà comune. Ecco: è questo che desiderate? è questo che può rendervi felici?" A queste parole nessuno di loro - noi lo sappiamo - dirà di no e nessuno mostrerà di volere qualcos'altro. Ciascuno pensa semplicemente che il dio ha espresso ciò che da lungo tempo senza dubbio desiderava: riunirsi e fondersi con l'altra anima. Non più due, ma un'anima sola. La ragione è questa, che la nostra natura originaria è come l`ho descritta. Noi formiamo un tutto: il desiderio di questo tutto e la sua ricerca ha il nome di amore. Allora, come ho detto, eravamo una persona sola; ma adesso, per la nostra colpa, il dio ci ha separati in due persone, come gli Arcadi lo sono stati dagli Spartani. [...]

Ecco perché dobbiamo sempre esortare gli uomini al rispetto degli dèi: non solo per fuggire quest'ultimo male, ma anche per ottenere le gioie dell'amore che ci promette Eros, nostra guida e nostro capo. A lui nessuno resista - perché chi resiste all'amore è inviso agli dèi. Se diverremo amici di questo dio, se saremo in pace con lui, allora riusciremo a incontrare e a scoprire l'anima nostra metà, cosa che adesso capita a ben pochi. E che Erissimaco non insinui, giocando sulle mie parole, che intendo riferirmi a Pausania e Agatone: loro due ci sono riusciti, probabilmente, ed entrambi sono di natura virile. Io però parlo in generale degli uomini e delle donne, dichiaro che la nostra specie può essere felice se segue Eros sino al suo fine, così che ciascuno incontri l'anima sua metà, recuperando l'integrale natura di un tempo. Se questo stato è il più perfetto, allora per forza nella situazione in cui ci troviamo oggi la cosa migliore è tentare di avvicinarci il più possibile alla perfezione: incontrare l'anima a noi più affine, e innamorarcene. Se dunque vogliamo elogiare con un inno il dio che ci può far felici, è ad Eros che dobbiamo elevare il nostro canto: ad Eros, che nella nostra infelicità attuale ci viene in aiuto facendoci innamorare della persona che ci è più affine; ad Eros, che per l'avvenire può aprirci alle più grandi speranze. Sarà lui che, se seguiremo gli dèi, ci riporterà alla nostra natura d'un tempo: egli promette di guarire la nostra ferita, di darci gioia e felicità. "

dal Simposio

Gli impressionisti e le loro mostre


La solitudine, sì, è proprio una gran puttana. Ci sta con tutti, indifferentemente. Si paga tanto e poi non ti lascia che un velo, lì appoggiato al cuore. Un velo, uno dopo l'altro. Lo ricopre tutto, che quasi non lo trovi neanche più. Non ti lascia pressochè niente. Di cosa sa il niente? Ha uno strano sapore la solitudine, la sensazione di essere soli, dico. E' una sensazione fottuta, cioè pessima. Fottersi la solitudine. Lo catalogherei nelle 'Stranezze' della vita.

Ti copre il cuore e poi ti copre anche gli occhi. Non è che escono lacrime, ma...è quasi come guardare un quadro di Monet. Impressione: levar del sole, 1872. C'è quella barchetta lì in mezzo, un sole tremendamente arancione là sopra, ma poi tutto il resto è pennellate di colore indefinto, pennellate indefinite, come tanti veli intorno a quell'unica barchetta.

Assomiglia a quel quadro di Monet, la solitudine.
Vic

Conosci Bergman?


A volte penso di stare meglio quando siamo solo io e miei autori preferiti. Io e i miei registi preferiti. E' tipo...è tipo artificiale, ma non è che conti poi più di tanto. A volte sì, penso di stare meglio così. Ci sono quelle immagini che scorrono in bianco e nero sfuocate, meno sfuocate e poi ci sono tutte quelle miriadi di parole ed ecco, loro sembrano conoscermi meglio a volte. Meglio di tante persone che mi stanno intorno, ed è una cosa che continuerà a stupirmi, perchè è strano e mica tutti la pensano così. Come fa una parola o un'immagine a conoscerti? Eppure accade e, sì, è forse quanto di più artificiale possa esistere e poi c'è chi è degno dell'artificialità e chi non lo è, neanche un pò, e non capisce. E' strano e continuerà a stupirmi, ad aeternum.
Vic

venerdì 4 giugno 2010

HOLY INNOCENCE


"E dolcemente ti ho regalato la mia violenza
Il mio attimo di gloria
E adesso mi manchi te lo giuro
Le sogno la notte le tue grida
Le tue cosce bianche stonano

Sopra le donnine pornografiche appese dagli altri
---
Ma cos'è?
Che ci rende prigionieri"