mercoledì 30 settembre 2009

You got me so I can't sleep at night cantavano i Kinks

Un' ultima osservazione prima di andare a dormire. Sì, dormire certo: ho provato il Sedivitax, che è questa tisana dal nome un pò inquietante con dentro non so quali erbe la cui confezione promette di garantirti un sonno tranquillo e riposante, te lo giuro, su di me ha un effetto caffeinizzante quindi l'ho lasciato perdere. Poi sono passata alla Valeriana, ma ho rischiato di intossicarmi con la pasticca, non so come diavolo le hanno confezionate, ma evidentemente non dovevo ingoiare anche il cosino di plastica, cosa volete, la demenza! Così ho pensato che era meglio non dormire piuttosto che morire di soffocamento e anche lei è stata accantonata. Ora non vorrei ritrovarmi in verde età a dover assumere gocce di Lexotan, perciò finchè non passa questo periodo funesto, che và e viene come l'onda del mare, ho deciso di seguire l'esempio del mio idolo del caffè Hag che dice che arriva la sera quando scrivere diventa un piacere e caffè hag è stata una grande scoperta, hag me to bed! Ed eccomi qui sulla panchina, fuori al freddo e computer alla mano, mi manca solo un gatto dal pelo soffice che mi si strusci sulle gambe, provvederò anche a quello. Avevo chiamato un mio intervento recente Attualità e fatalità, fatalità ce l'ho messo a caso perchè suonavano bene insieme le due parole, poi però mi è capitata davvero una fatalità e ho pensato 'oh la fatalità'....quando dicesi essere sulla stessa lunghezza d'onda! Così prossimamente parlerò di Plutarco e del suo volumetto che si chiama 'Il fato e la superstizione',ahahah ^^
Capisco come chi non ha veramente dei problemi possa appoggiare ciecamente un uomo che promette di risolverli, tanto che lo faccia o meno resta loro quasi del tutto indifferente. Sono, platonicamente parlando, nella loro confortante caverna e non è un loro desiderio rendersi più critici o consapevoli provando ad uscire alla luce del sole. Questo è quanto. Questa mattina guardavo Omnibus su La7 e un tizio -pardonnez moi ma proprio non ricordo il nome- ha fatto un'osservazione credo intelligente, su cui non avevo mai riflettuto. Il Pdl ha scelto demagogicamente di chiamarsi popolo e non partito: partito è un luogo chiuso, dove circolano certe idee circoscritte , il successore del cosidetto gabinetto; scegliere invece la denominazione popolo implica volersi riconoscere una totalità onnicomprensiva e di conseguenza porsi come l'unica voce possibile, senza neanche creare la potenzialità di una concorrenza. Bhè io credo che questo la dica lunga su come ideologicamente si stia portando avanti un tipo di propaganda tipica dei regimi totalitaristi, non che questo sia un regime totalitarista perchè quelli sono stati ben peggio come la storia ci insegna, tuttavia è innegabile che le radici si inseriscano su quel terreno. E in conclusione chiamarsi popolo della libertà mi suona tanto come una presa per il culo quant'è vero che 2+2=4, la libertà dov'è? Un' illustre tradizione di pensatori ha provato a dare una risposta a questo quesito tanto irrisolvibile, il nostro caro Pdl, per fare prima, vorrebbe fare un drastico taglio sul campo delle scelte, così si elimina la possibilià di arbitrio, così non si ha più un oggetto su cui esercitare la propria libertà e la libertà sono loro! bello...Liberté, egalité, fraternité

martedì 29 settembre 2009

Cristo, ma quelli che pubblicano post con scritto "Tanti auguri presidente!" e la sua faccia da culo sorridente di lato, ci credono veramente? E gli amici "Mi piace, mi piace"... ma che cazzo ti piace? Che compia un passo di più verso il raggiungimento della saggezza senile in modo da governare il nostro paese con sempre più stile?! Credono veramente che Silvio sia lo zio da chiamare in caso di problemi, credono che arrivi vestito da superman a suonare al loro campanello, gli stringa la mano con un fotografo al seguito per immortalare il momento? Credono veramente alle sue parole quando dice "Lo Stato è vostro amico" e poi sorride compiaciuto? Ma lo sapete vero che Babbo Natale non esiste e neanche la Befana!!!

lunedì 28 settembre 2009

Attualità e fatalità


Il ritiro delle truppe dall'Afghanistan. Mentre il Pd sta più a destra di Bossi, per quanto riguarda Berlusconi non si capisce bene che opinione abbia in proposito, come su ogni questione seria del resto. Intanto scherza con i giornalisti: "Sono tutti invidiosi!" (gli oppositori), cosa è veramente importante? Essere in grado di arrivare a 70 anni passati e mantenere intatto un fascino da Casanova, lui le donne le conquista con lo charmè, non con i soldi. In Rai ormai le nomine le fa solo lui, il pluralismo esiste ancora, eccome! Tutto è fiction in televisione, anche quello che non dovrebbe esserlo: cosa scegliere tra 'L'onore e il rispetto' e 'Porta a porta'? Mah, suppergiù è lo stesso e qualsiasi coscia è ben più importante di qualsiasi altra cosa. Il popolo implora: 'Panem et circenses' e l'imperatore li accontenta. Lo squallore. L'abisso. Woody Allen nel suo ultimo film gioca con il concetto di 'genio', sfruttato, abusato: mettiti un paio di occhiali e farai parte della cerchia degli eletti anche tu. Domani allora mi metto un paio di occhiali, poi vado in edicola e compro il nuovo giornale di Marco Travaglio e farò l'intellettuale anch'io. Proprio adesso che abbiamo bisogno di così tanta Verità per riportare le cose al loro giusto ordine naturale. E il piccolo Brunetta? Lui afferma: "Ho sempre sognato di poter trasformare l'Italia" e una voce fuori campo: "Il destino della Terra di Mezzo è nelle mani di un hobbit!" (Blob)
I macachi, il paradiso incontaminato, dove sono che ci vado?!

venerdì 25 settembre 2009

Ad ogni costo, Vasco Rossi che tu sia censurato!

Io amo i Radiohead checcazzo. E non perchè conosco due canzoni estrapolate dagli album più orecchiabili che hanno inciso, ma perchè quasi ogni singola parola presente nei testi scritti da Thom Yorke nasconde tutto un dedalo di significati con innumerevoli rimandi ad autori della letteratura di classe A come George Orwell o Douglas Adams, senza citare tutto il suo impegno profuso verso temi strettamente attuali quali la politica, la questione ambientale e vattelapesca (molto Catcher in the rye ^^), ma adesso non voglio sembrare dannatamente retorica facendolo passare per il paladino delle balene, dicevo questo solo per tenere presente che quando si parla di Radiohead (cito più che altro Thom perchè fondamentalmente è lui il solo parolaio magico, a parte qualche eccezione) si parla di un gruppo con un certo spessore e sentire il loro nome accostato a quello di Vasco Rossi, mi fa venire un pò di Nausea, tanto per restare fedeli al luogo su cui sto scrivendo. Più che altro, nel caso particolare, sentire che Vasco Rossi ha inciso una cover di Creep!, storico debut single della band di Oxford, risalente ormai al lontano 1992 o '93, non ricordo con precisione, comunque quelli erano gli anni. E io, se vi interessa saperlo, ne avevo 3 o 4 ^^. Comunque, iniziamo dal titolo, Creep vs. Ad ogni costo. No, Vasco no, non ci siamo, forse è meglio se continui a cercare un senso a questa vita, a questa voglia e a questa storia...ma perchè 'creep' è un termine che conserva una certa pregnanza di significato; to creep significa, tra le varie cose, essere alla deriva, strisciare, era un termine che agli inizi degli anni '90 aveva un certo un senso in quanto era il portavoce di quello stato di spleen che immediatamente ci viene in mente pensando a Kurt Cobain e alle sue canzoni, infatti, destino vuole: 1989, Negative Creep, presente in The Bleach. Pochi disperati versi, ma altrettanto disperatamente chiari: This is out of our range and grown, this is getting to be drone! I'm a negative creep and I'm stoned!
Significa arrivare ad un punto dove il significato di ogni cosa che ci circonda sembra sfumare in un universo parallelo verso il quale ci è negato l'accesso, significa non trovare più valore nelle cose che si fanno, ritrovarsi drone e quindi dimenticare se stessi con le droghe, autocommiserarsi, e il modo migliore per farlo sarà per Kurt Cobain come per Yorke attraverso i versi di una stramaledettissima canzone. Ma in primis bisogna porre una netta linea di separazione tra i due casi: Cobain e Yorke centrano come la zuppa con il pan bagnato direbbe la Ventura ^^, ok scusate questa breve digressione, ma la sostanza è quella: Yorke non non può essere imprigionato certo nell'archetipo della rock star maledetta, che si droga e ha mille donne, non lui, da sempre fedele alla sua Rachel e diffidente verso quel tipo di mondo e sinceramente non so neanche se a quell'altezza al giovane letterato di Oxford potessero interessare Kurt Cobain e i suoi mille problemi esistenziali che lo condussero dove tutti ben sappiamo. A proposito esiste un interessante frammento di un'intervista rilasciata da Yorke che dice: "Avevo qualche problema a essere uomo negli anni Novanta. D'altra parte, ogni uomo sensibile o cosciente del mistero della femminilità dovrebbe avere problemi, in generale. Essere virili senza sembrare un rozzo musicista hard rock è difficile...non so, è una cosa che si legge nella musica che scriviamo: non effeminata, ma tutt'altro che brutale nella sua arroganza. Ecco, è una delle cose che cerco sempre: affermarmi come una persona sensuale e negarla alla disperata, subito dopo." Certo è che i Nirvana fanno parte della storia e certi mood vengono percepiti e immaganizzati in modo a volte del tutto inconsapevole, quindi era difficile eludere quest'orizzonte di inadeguatezza verso l'esistenza, così com'era difficile, per uno studente di lettere, non curarsi di quanto Baudelaire aveva scritto nei suoi fiori del male. Solo che nella Creep firmata da Yorke tutta questa commiserazione è trasfigurata sotto forma di 'pena d'amore', tanto struggente che quasi quasi mi viene da pensare che il ragazzetto volesse un pò prenderci in giro: I don't care if it hurts, I wanna have control, I want a perfect body...You're so fuckin' special. Effettivamente più che Baudelaire, sembra Dante stilnovista che descrive la sua Beatrice, spinto da questo suo irrefrenabile amore assoluto e disinteressato, lontano da ogni forma di concretezza o contingenza, chissà che Thom non abbia pensato proprio a questo quando tra i primi versi ritroviamo You're just like an angel, your skin makes me cry. Effettivamente non è che era poi così tanto 'creep' come dice. Ma torniamo a Vasco Rossi e al suo titolo: 'Ad ogni costo', bhè più o meno l'impatto e le osservazioni da fare sono le stesse, voi cosa ne dite?! Ad ogni costo aka 'Diamo tutti i soldi che vuole all'inglese per pagargli i diritti della sua canzone'. Adesso, io no voglio stare qui a criticarlo a priori presupponendo che ogni canzone debba avere chissà quale presupposto filosofico-letterario per essere definita bella, per carità, sai che inevitabile rompimento di palle se così fosse, mai prendersi troppo sul serio, tuttavia vorrei che Vasco avendo la volontà di fare una cover di una canzone che nel bene o nel male (poi spiegherò perchè nel male) è diventata una sorta di manifesto generazionale, tenga presente di aver fatto un pò la figura se non del creep, del jerk. Dai, lui che canta "Guarda che lo so, che gli occhi cha hai non sono sinceri neanche quando ti svegli na-na-na tanto è lo stesso, soffro anche spesso", rima compresa, non ci restituisce le stesse emozioni, Creep era diventata una sorta di baluardo da urlare a squarciagola per ogni momento in cui ci sente schifosamente inadeguati, in cui sentiamo il cuore implodere, come se cantando quelle parole potessimo esserne in qualche modo confortati e con Vasco Rossi non funziona allo stesso modo, ma questo rimane sempre il mio punto di vista, ad ogni modo. E Creep del resto è rimasta così impressa nell'immaginario comune, soprattutto appena dopo la sua uscita, da rischiare di essere come una prigione da cui la band faticava ad uscire. Nel senso che inevitabilmente ha finito per intrappolare Yorke nello stereotipo del cantante depresso e frignone, quasi un portavoce di tutti gli 'sfigati' che si sentivano come lui, quando invece risulterà essere ben altro il suo canzoniere. E' proprio per questo motivo che lui e il gruppo si rifiutarono di suonarla dal vivo nell'arco di anni dal 1998 al 2006, arrivando addirittura a chiamarla in privato 'crap' cioè merda, detto in poche parole. Ora, alla luce di questo aneddoto, io arrivo a sperare che Yorke si sia accordato con il Vasco tanto amato dagli italiani perchè-è-un-grande-poeta (sì, T.S.Eliot!!!) e gli abbia permesso di farne una cover, proprio perchè si tratta di una canzone che a loro rimarrà sempre cara, in quanto li ha consacrati al successo, tuttavia che rappresenta anche, fin dagli esordi della loro carriera, una sorta di alone dal quale volevano fuggire. In realtà penso che le questioni commerciali/economiche abbiano ben più peso in questo gioco, ma cosa volete, io rimango un' eterna innamorata dell' art for art's sake!

DARLING, I'M DOWN AND LONELY

Ruzena era ancora molto agitata, il pensiero dell'incontro le dava la tremarella. Non riusciva più in alcun modo a immaginarsi Klìma. Che aspetto aveva, come sorrideva, come si comportava? Del loro unico incontro le era rimasto solo un vaghissimo ricordo. Le colleghe l'avevano riempita di domande sul conto del trombettista, volevano sapere che tipo era, cosa diceva, com'era senza niente addosso, come faceva l'amore. Ma lei non aveva saputo dir niente e aveva soltanto ripetuto che era stato come un sogno.
Non era un semplice luogo comune: l'uomo con cui aveva passato due ore a letto era sceso dai manifesti pubblicitari. La sua foto aveva acquistato per qualche minuto una realtà tridimensionale, calore e peso, per poi ridiventare un'immagine immateriale e incolore, riprodotta in migliaia di esemplari e per questo tanto più astratta e irreale.
E poichè quella volta le era così rapidamente sfuggito per ritornare al suo segno grafico, le era soltanto rimasta la sgradevole sensazione della sua Perfezione. Non riusciva a ricostruire nessun dettaglio che lo riconducesse in basso e glielo rendesse più vicino. Quando lui era lontano Ruzena era piena di un'energica combattività, ma adesso che già avvertiva la sua vicinanza, il coraggio la stava abbandonando.
"Tieni duro" disse la magra. "Io terrò le dita incrociate".

Milan Kundera
"Il valzer degli addii"

martedì 22 settembre 2009

Parlane senza paura!


Effettivamente fa abbastanza ridere, mi immagino osservarmi dall'esterno mentre parlo in russo, Gesù...tutte quelle parole contorte, apparentemente impronunciabili: Krasnokamsk, Novokujbysevsk, Ivanovo, ah che simpatico nome di città Ivanovo! Tuttavia così sarà, domani vado a comprarmi un colbacco e una bottiglia di absolut vodka e con loro diventerò inseparabile, per sentirmi russa dentro, fuori e in ogni dove..ma basta con questi stereotipi sulla russa gente, a breve inizieranno i corsi, oggi mi sono avventurata in Sant'Alessandro perchè dicevano che ci sarebbe stata la presentazione - molto matricola!-, ma del resto questa iniziava alle 14.30 e io alle 14.00 ero ancora a casa a bere del caffè per rimettermi in sesto ( mi ero alzata tipo un quarto d'ora prima, faccio schifo...) e ovviamente a guardare Medicina 33! Quindi, quando ansimante sono arrivata là, l'aula era già piena e se per questo anche tutto lo spazio antistante alla porta, occupato da persone evidentemente puntuali e con la brama di conoscere il destino del loro prossimo anno scolastico. Così mi sono accesa una sigaretta e ho iniziato a scrutare i miei potenziali prossimi compagni di corso, niente di così confortante, sfortunatamente mi si è piombata vicina una certa A., da quanto ho potuto comprendere dai dialoghi con la sua amichetta, che sputava in faccia a tutti i presenti il fatto che lei sapesse già leggere l'alfabeto cirillico olte che, ovviamente, conoscere già qualche parola in russo. E se ne compiaceva, se ne compiaceva terribilmente, come fosse l'iniziata di una qualche religione esoterica, scommetto che ha già letto Guerra e Pace in lingua originale e adesso si appresta a L'idiota, oh A. tu a Checov fai un baffo! Santo cielo, non è che tutti quelli che fanno russo saranno come A., perchè allora tanto valeva iscrivermi a ingegneria aeronautica o spaziale...persa in questi altri e simili pensieri, mi ritrovo davanti un sorriso a 32 denti di una ragazza evidentemente piena di entusiasmo, non come la sottoscritta, che doveva fungere da help-point ambulante per le povere matricole smarrite, infatti mi dice:- Ciao!!!! Tu sei del primo anno? E io: No, bhè del secondo però sì in realtà sì, però non lo so se, perchè boh', non so...Ma la ragazza dal sorriso di perla non è neanche stata a sentirmi mentre farfugliavo e con gesto energico mi ha fatto svolazzare in faccia un foglio per gli interessati ai corsi di russo..Gesù, era veramente ideologico, era una foto di Stalin vestito tutto di rosso, cappello con la stella connesso, che ti puntava il dito contro e sopra a caratteri cubitali la scritta: TU! Ho pensato di iscrivermi ad arabo...ma no, ma no voglio fare russo, così ho ringraziato la gentile ragazza facendole notare scherzosamente e ironicamente che probabilmente a questi corsi quasi di sicuro non troverò uno che ha votato Berlusconi..ah-ah-ah battuta, ma del resto non è che era poi da molto che ero sveglia! Così se ne è andata, chissà mai che lei abbia votato Berlusconi e ho fatto una figura di merda, ma a quel punto me ne sono andata pure io, A. stava raccontando di quando quella volta nel lontano 1969 è sbarcata sulla luna con Armstrong pur essendo non ancora nata...

Oh, chissà cosa mi riserva il futuro, ho scritto per esorcizzare..anche perchè ormai ho scelto in modo definitivo e stavolta non posso più cambiare....Petrozavodsk, un giorno voglio andarci. E anche a L. -chiaramente.










Je veux que tu me comprennes, les mots ne servent qu'à faire de la peine. Ahahaahahahah. Sono dannatamente ironica, dannatamente ironica! Che mondo sarebbe senza di lei?








lunedì 21 settembre 2009

La città pt. 2


Milano sushi & coca Milano paga e scopa Milano che non ha pazienza Milano e la sua aria di sufficienza Milano con le crisi di coscienza Milano con le crisi di astinenza Milano un sospiro a San Siro e uno sparo di sera Milano! Milano! Milano con la camicia stirata e la faccia raggrinzita Milano con le cosce accavallate Milano e le sue lise banconote Milano che non ha bisogno di dietologi per dimagrire Milano che non può dormire Milano che non si fa stupire Milano com’è facile morire Milano esibizionista e introversa Milano che non sembra mai essersi persa Milano con le tette nuove Milano sei la mia puttana Milano come sei lontana Milano se ti batte il cuore soccorrimi tra due ore Milano! Milano! Milano punta e gioca Milano con i vecchi dentro le ambulanze E i bambini chiusi dentro le loro stanze Milano che si mette in posa Milano è la mia, è la mia, Milano è la mia, è la mia, è la mia sposa! Milano è un’ape impaurita vestita di seta stracciata.

Marta sui tubi - Sushi & coca

First comes first. All of a sudden, sensations. La città.

E la vita che improvviasamente diventa telefilm, ma il telefilm non diventa vita, se sai per cosa stanno i due paragoni...
Ho girato per mezza Milano a piedi, questo pomeriggio. Camminavo, col solito passo veloce -ormai mi sto adattando-. La velocità. Sottrarsi alla continuità del tempo, arrivare a non sapere più niente dei tuoi problemi e di conseguenza riuscire a non averne paura. Non pensavo ad altro se non al camminare, andare avanti, ancora, per andare dove? Non lo so. Ma l'importante è che, camminando,capisco quanto sia fondamentale mettermi in pace con l'idea che non ci sei, fare il Metterlinch della situazione con questo odioso pensiero, oh sì me lo urlava nell'orecchio anche Alberto con tutta la sua rabbia. Non stiamo percorrendo insieme mano nella mano via Meravigli. E sbucando in via Dante, in mezzo a tutta quella gente agghindata come se fosse pronta a esporsi in vetrina, non stiamo discutendo su quanto sia discutibile a volte la pretesa intellighenzia rockettara milanese. Ci divertivamo, ma ora non stiamo facendo niente di tutto questo. Io sto camminando, veloce, ammiro l'architettura " di ampio respiro" che beneamati maestri del mattone ci hanno restituito con la musica a tutto volume nelle orecchie, e tu ,non so dove sei o cosa stia facendo. Diavolo sì, dovrei pensarci di meno, come sono ripetitiva, sempre lì sull'orlo dell'inadeguatezza che mi hai lasciato in dono. Bel regalo, che lo volessi o meno non riesco a discolpartene totalmente. 'Siete lontani ormai mille miglia l'uno dall'altra, fattene una ragione perdio, certo..' Ma no! Sinceramente non mi va bene così, non è 'chi se frega', non va per niente così, ma dirlo cambierà le cose? Non a te chiaro. Creo intarsiate storie di non sullo sfondo di palazzi grigi, cieli malati e vermi roboanti, it's all the same to you.

sabato 19 settembre 2009

Woody

SCENA 9 - Hannah e le sue sorelle

"The only absolute knowledge attainable by man is that life is meaningless" Lev Tolstoij

Milioni di libri scritti su ogni concepibile argomento da tutte queste grandi menti e alla fine nessuno di loro sa niente più di me sui grandi misteri della vita. H-ho letto Socrate, sapete, ma schiappettava i ragazzini greci, che diavolo ha da insegnare a me?! E-e e Nitzsche con la tua teoria dell'eterno ritorno, diceva che la vita che noi viviamo la vivremo ancora, ancora e ancora e-esattamente nello stesso modo per l'eternità. Splendido, questo significa che io dovrò vedere ancora "Holiday on ice", non vale la pena...E Freud, un altro grande pessimista, Gesù, sono stato in analisi per anni e non è successo niente. Il mio povero analista ne fu così frustrato che alla fine trasformò il suo studio in self-service vegetariano..mmm, guardate questa gente che fa il jogging, che cerca di sottrarsi all'inevitabile decadimento fisico...ragazzi che tristezza quello che passa la gente con le cyclette, con la ginnastica, c-con...Guardate questa! Poverina, mio Dio deve portare in giro tutto quel grasso, d-dovrebbe spingerlo su un carrello. Forse hanno ragione i poeti, forse solo l'amore è la sola risposta..certo, uno innamorato di Hannah, non è che abbia funzionato troppo bene, uscì persino con sua sorella..ti ricordi?! Ricordi anni fa quando Hannah e io eravamo già divorziati e lei tentò il pateracchio tra me e Holly
[Scena in cui esce con Holly: completo disastro]
Holly: -Ohh senti, mi dispiace che non è andata bene,sì forse è colpa mia, sono un pò depressa ultimamente...
Mickey: -Sì, mi sono divertito un mondo stasera, è stato come il processo di Norimberga
Quella sì che fu una serata, Holly con la sua cocaina...tanto valeva che si portasse una carriola e una pala, era un'insensibile polimorfa credo. Peccato però, perchè avevo sempre avuto una cottarella per lei.

E comunque poi alla fine Mickey, va bhè non lo dico nel caso qualcuno non l'abbia mai visto e abbia intenzione di farlo.

venerdì 18 settembre 2009

Considerazioni pt.3. La bontà, l'utopia.

E' terrificante, mi fa quasi venire le lacrime quanto questo mondo si sia incattivito, eppure le chiese sono ancora così ben gremite! Mi hai detto di parlarne, perchè sai che parlare non porta mai a nulla, ma del resto...Mi è venuto da chiedermi perchè una persona si senta di destra o di sinistra e, sinceramente, non credo davvero di saperne molto di politica -per quanto uno si sforzi di tenersi informato- di conseguenza non posseggo certo l'autorità per parlarne dando una risposta esaustiva. Ma viene naturale domandarselo: sono di sinistra perchè è un dato di fatto, sono di sinistra perchè ho un poster di Che Guevara sopra il letto, sono di sinistra perchè mi fa sentire più intellettuale, sono di sinistra perchè quelli di destra sono dei coglioni, sono di sinistra perchè ho letto Il manifesto del partito comunista...?

Ecco, ribadendo il fatto che di politica non ci capisco molto, tuttavia è chiaro che ho comunque delle mie ragioni -forse più, non direi spirituali, ma comunque che fanno parte di un mio immaginario- per cui ho deciso di stare da una parte piuttosto che dall'altra e queste ragioni sono, in fondo, come dicevo prima per gran parte personali, per cui non pretendono di avere nessun fondamento gnoseologico nè tanto meno si legano in modo del tutto convincente alla realtà odierna. E forse riguardano anche l'incattivimento del mondo di cui sopra.

Sono sempre stata dalla parte di idee che, per loro natura indiscutibile, fossero il più vicino possibile a un ideale di vita che persegua la purezza, la Verità, l'uguaglianza. E questo credo che possa venire chiamato Socialismo, ma è certamente un socialismo scisso dalle sue poi concrete realizzazioni materiali, dal contingente, si tratta di entrare in una dimensione assoluta e, ricordandoci di rimanere nell'assoluto, penso di essere nel giusto dicendo che questa dimensione abbia poco a che fare con la Destra. Destra le cui idee mi hanno sempre portato automaticamente dentro dei parametri che comprendono concetti quali l'interesse privato e personale, la freddezza agghiacciante dei sentimenti, dove esiste un 'io' dalle dimensioni stratosferiche, ma Dio, dopo questo 'io' non viene più nulla, non c'è un 'noi'. Certo, puro associazionismo intuitivo della mia mente, nulla di più! Tuttavia c'è questa sensazione di fondo, quella che nessuno ormai trovi appagante sentirsi -e dico a livello umano- uguale agli altri. Forse si è sbagliato, nel corso della storia, quando si è tentato di tradurre questa uguaglianza sotto tutti gli aspetti dell'esistenza eppure, e ancora qui agiscono i miei meccanismi intuitivi, trovo più nobile questo, più degno di rispetto questo rispetto alle visioni proprie dei pensieri storici della destra i quali inevitabilmente hanno finito per intaccare anche i meccanismi sociali senza neanche rendersene conto. Corollario?! Considerare le persone come esseri burocratico-amministrativi, considerare il loro conto in banca, considerare i calciatori e le veline come i massimi rappresentanti della società, vestire una maschera, farla aderire così bene che quasi ti dimentichi di portarla! Insomma, tirando in ballo Marx, le sovrastrutture sono diventate effettivamente delle strutture.

E poi c'è il concetto di massa che credo distingua le due cose. La Destra tenta di fomentare la capacità del singolo spingendolo in qualche modo a divorare -schopenhauriamente parlando- il prossimo, portandoti a una sorta di estasi di compiacimento, ma qual è poi il risultato?! Un insieme di caproni che pensano tutti le stesse stupide cose, mentre uno ancora più stupido di loro dall'alto della sua grazia li maneggia (ogni riferimento al contestuale è puramente casuale ^_^), ma in teoria non siamo in 1984 o Farenheit 451. Al contrario, per quanto riguarda la Sinistra, l'idea di 'massa' dove tutti sono 'uguali', che può sembrare inizialmente quasi volgare, è proprio la base ideale da cui partire per creare un contesto dove siano presenti tutte le condizioni atte a contribuire alla piena realizzazione dell'individuo e delle sue specifiche peculiarità, le quali non per forza servano a spadroneggiare uno sull'altro, quanto più a cooperare, ma credo che in questi giorni la sola parola faccia arricciare il naso.
E qualunque sia il punto di partenza sembra impossibile non degenerare apertamente in un sistema capitalista dove imperano certe leggi che ben conosciamo, perchè ne siamo assuefatti, abituati. Non sono tanto stupida da pensare che ora come ora possa esistere un mondo come lo fantasticava Guido Laremi, capisco quanto sia un'utopia, ma per favore non diamo un prezzo anche ai nostri pensieri e ai nostri sogni, non arriviamo a ritenere che provare di riempire qul gap che esiste tra persone che ancora hanno voglia di cambiare sia così intrinsecamente inutile. Noi siamo anche la nostra mente, non solo i nostri soldi, la nostra macchina, i nostri vestiti firmati che piuttosto-non-mangio-per-un-mese ma devi comprarli!
Se ci si limita 'saggiamente' al possibile non si avanzerà mai di un solo passo perchè è ricercando l'impossibile che l'uomo ha raggiunto il possibile...l'ha detta Bakunin questa frase vero?! Ma fermiamo il flusso dei pensieri, non è il caso ora di mettersi a discutere anche di anarchia.

'Don't get too sentimental, it always ends up drivel'...Well, I'm trying



- I'm sorry I got you sacked.
- Oh, it would have happened sooner or later.
- Where's Jal?
- I dunno, Cass.
- That's my fault too.
- No, it's not. That was mine.
- Do you know what hurts the most about a broken heart? Not being able to remember how you felt before. Try and keep that feeling...
...because, if it goes you'll never get it back.
- What happens then?
- Then you lay waste to the world......and everything in it.
Well, I QUITE HATE BEING SENTIMENTAL, BUT...EVENTUALLY, ALL THAT SHIT IS TRUE AND...SINCE IT'S TRUE, YOU CAN'T AVOID FACING IT,CAN YOU?

giovedì 17 settembre 2009

intel centrino


You can find a certain kind of poetry into an unmade bed...She's murmuring through the crinkles of a sheet, She's been imprisonned into the scent of a pillow.

It could tell you endless stories. For these stories, word would be definitely useless...some lost identities playing a everybody else's role, not high-definition, just floundering one into another.

But they could never, ever become One, neither after midnight, fated to go on being one plus one. What a struggle. And maybe, if you're lucky, you'll find out Graham Coxon sleeping inside.

Never mind, the real matter is: remember, keep in your mind all the beds you have slept in in your whole life and, first of all, you aaalways have to bless the mattress you're going to use, saying something like: "Mattress, I bless you! Give me good sleep and of course give me good sex!"

Or you'll end up finishing your days sleepin' into a fuckin garden!

Well, I'm going to sleep too now, I mean it, I'm serious now, goodnight!

ho finito le sigarette e non mi va di uscire a prenderle, mi capita spesso

Mio caro signore, nessuno di noi può scegliere in che epoca nascere. E tutti viviamo sotto l'occhio delle telecamere. E' una cosa che ormai fa parte della condizione umana. Anche quando facciamo la guerra, la facciamo sotto l'occhio delle telecamere. E quando vogliamo protestare contro qualcosa, qualunque cosa, senza le telecamere non riusciamo a farci sentire. Siamo tutti ballerini. Anzi le dirò di più: o siamo ballerini, o siamo disertori. Lei, caro signore, sembra rammaricarsi che il tempo avanzi. Torni indietro allora! Le andrebbe bene il dodicesimo secolo? Ma una volta lì, protesterebbe contro le cattedrali giudicandolo una barbarie moderna! Torni ancora più indietro, allora! Torni in mezzo alle scimmie! Lì non si sentirà minacciato da alcuna modernità, lì si sentirà a casa sua, nell'incontaminato paradiso dei macachi!

mercoledì 16 settembre 2009

2 times is enough

Fanculo.
Mi sveglio la mattina e penso che in fin dei conti questo sia il modo migliore e più indolore per risolvere tutti i problemi. Breve, conciso e forse un pò volgare. Ma se ieri avevo la fissa del 'devo partire', oggi ho la fissa del 'fanculo'. Magari oggi me lo ripeterò da Lotto a Cadorna a'rebours.
La santissima e divina materia dell'impotenza ( e non sto parlando di quella che affligge il maschio).
Fanculo. 2 volte, 20.000 mesi.

Devo?

Devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire....Conciliazione, fermata conciliazione...devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire...Pagano, fermata Pagano....devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, devo partire, io devo, io...Buonarroti, fermata Buonarroti.....and you see I've brought you flowers, all collected from the Old Vic Stage, well I've been sitting here for hours baby just chasing these words across the page...Gipsy Lane, dove sarà poi questa Gipsy Lane...io devo partire, non dico tanto, solo qualche giorno, per riassestare i pensieri, fare una passeggiata a Brick Lane, chissà, forse così...Amendola fiera, fermata Amendola fiera... sì cazzo, devo partire, devo partire, devo partire,devo partire, devo partire,devo partire, mi sembra che ormai questa parola non abbia più senso, solo sillabe accostate una vicino all'altra.. devo far sì che venga dimenticato... Lotto, fermata Lotto...Oh, what a way I found

Il fatto è che vorrei, ma non posso...no, no, non esiste: posso, ma non voglio. Diavolo.




martedì 15 settembre 2009

Se fossi una scrittrice vorrei assomigliare a... e la sinistra, dammi tre parole:sole, cuore, amore

Il mio instancabile nomadismo mi porta su e giù continuamente tra Eupilio e Milano e la mia instancabile pazienza riesce a farmi accettare l'odiosissimo viaggio sulle Nord, sull'odiosissima tratta Milano-Asso, che sembra non finire mai. Penso che farebbe prima Dante a scendere negli Inferi, prendersi un caffè con Farinata degli Uberti, fare una passeggiata su per la collinetta del Purgatorio con il caro Bonagiunta e disegnare gli angioletti con Bea su in Paradiso, e nel frattempo io sarei ancora lì, confinata nell'amena stazione di Inverigo a imprecare e a chiedermi perchè diavolo di un diavolaccio quel treno è fermo sulle rotaie da almeno mezz'ora. E inoltre, a ben pensarci, l'andata e il ritorno mi costano più di un volo with Ryan Air che ne so, per Londra per esempio. Tralasciamo! Tuttavia bisogna pur trovare un'occupazione durante questo simpatico viaggetto tra i paesi della Brianza e c'è da dire che compreso nel prezzo le Ferrovie Nord ti offrono un'ampia gamma di possibilità: 1. Sbirciare il libro che sta leggendo il tuo vicino di sedile, certamente uno di quei business man in carriera con cravatta, completo e qualche affare tecnologico a completargli l'outfit, e ridere sotto i baffi quando scopri che si tratta di un divertente manuale che ti insegna l'atteggiamento corretto da tenere durante gli incontri di lavoro per riuscire a portarsi a casa un buon affare: sii sicuro di te stesso, non parlare troppo velocemente e mantieni un tono di voce grave e rispettabile...grave e rispettabile! Gesù, un vero manuale di sopravvivenza insomma... 2. Se non ti piace l'uomo in carriera alla disperata ricerca di un pò di self-esteem, puoi sempre ripiegare sul gruppo di quarantenni o giù di lì che prendono il treno come luogo privilegiato per tenere le loro personali conferenze su questioni casalinghe o più in generale familiari. Devo dire che prima di prendere il treno non sapevo cucinare quasi nulla, ascoltando loro Gualtiero Marchesi potrebbe assumermi come aiuto-chef....Tesoro, ma veramente tu metti solo 200 gr. di zucchero nel salame al cioccolato??! Almeno 250, due-cento-cinqu-anta, altrimenti rischia di risultare troppo amaro stella! E tuo marito? Tuo marito non ha ancora accettato la presenza di tua madre in casa..oh, gli uomini non cambiano mai...Ma hai provato la dieta del cocomero?? Me l'ha consigliata la ****, lei dice di aver perso 4 kg ma a me sembra sempre la stessa... E' incredibile qualsiasi treno prenda, un gruppo di questa categoria di donne è sempre presente e altrettanto incredibile è come non riescano a trascorrere un minuto, e dico un minuto, senza tenere la bocca chiusa, a volte me le immagino tirarsi i capelli, mordersi il braccio mentre urlano: Stai zitta un pò adesso, anch'io voglio dire la mia ricetta! Anche ioooooo....E io che prontamente intervengo e le salvo da questo disastro imminente e dico loro che è tutto a posto, che tutte le ricette verrano esposte ai presenti 3. Tuttavia debbo ammettere che lo spettacolo più variopinto di tipi umani si presenta nelle ore scolastiche, tu sei lì, tranquillo -ma pur sempre vigile nel caso qualche scarafaggio sbucasse improvvisamente dal sedile- ed ecco che loro, audaci, quasi violenti, ti circondano, ti piombano addosso e, per non scompattarsi (esiste questo verbo? vabbè..), senza pudore a tratti ti si siedono in braccio e protestare è inutile, il giorno dopo rischi anche di trovare una loro richiesta d'amicizia su facebook, per qualche arcano mistero, cosìcche non ti resta che infilarti le cuffie nell'orecchio a tutto volume e cantare Gino Paoli, noto anti-stress: Che cosa c'èèèèè, c'è che mi sono innamorato di te, c'è che ti voglio tanto bene... E chiaramente la dedichi al tuo nuovo e inaspettato compagno di sedile!
Ma alla fine di tutto questo sproloquio inutile io cosa volevo dire?! Ah sì, il titolo dice 'se fossi una scrittrice vorrei assomigliare a...' ,perchè oggi in treno, chiaramente dopo aver imparato i giusti tempi di cottura dell'anatra arrosto, mi sono concentrata nella lettura del polacco Kundera e io trovo il suo stile semplicemente meraviglioso, con quella sua naturale capacità di mescolare intelligenza ed ironia che gli invidio tanto. Raramente mi annoio leggendo una sua pagina e questo anche se nel frattempo sta parlando dell'Essere metafisico e della sua insostenible leggerezza (cit.), per questo se-fossi-una-scrittrice-vorrei-assomigliare-a, lui sarebbe uno dei primi nomi della lista (e comunque Fedor, rimane sempre Fedor!)

La nudità. Conservo un ritaglio del "Noveau Observateur" dell'ottobre 1993; è un sondaggio: hanno inviato a 1200 persone che si dichiaravano di sinistra un elenco di 210 parole e loro dovevano sottolineare quelle di cui subivano il fascino, quelle a cui erano sensibili, che trovavano attraenti e simpatiche; qualche anno prima era stato fatto lo stesso sondaggio: a quell'epoca fra le stesse 210 parole ce n'erano 18 sulle quali le persone di sinistra si erano trovate d'accordo confermando così l'esistenza di un comune sentire. Oggi le parole amate si sono ridotte a tre. Solo tre parole su cui la sinistra può trovarsi d'accordo? Che tracollo! Che declino! E quali sono queste tre parole? Sentite qua: ribellione; rosso; nudità.
Ribellione e rosso sono un'ovvietà. Ma che al di là di queste due parole l'unica a far battere il cuore della gente di sinistra sia la nudità, che l'unico patrimonio simbolico comune sia ormai la nudità, è stupefacente. E' questo dunque il solo retaggio di 200 magnifici anni di storia, solennemete inaugurati con la Rivoluzione Francese, è questo il retaggio di Robespierre, di Danton, di Jaurès, di Rosa Luxemburg, di Lenin, di Gramsci, di Aragon, di Che Guevara? La nudità? Il ventre nudo, i coglioni nudi, le chiappe nude? E' questo l'ultimo vessillo all'ombra del quale gli estremi drappelli della sinistra simulano ancora la loro grande marcia attraverso i secoli? Ma perchè proprio la nudità? Che cosa significa per le persone di sinistra questa parola che hanno sottolineato nell'elenco inviato loro da un istituto di sondaggi? Mi ricordo un corteo di giovani estremisti di sinistra che negli anni Sessanta, in Germania, per manifestare la loro collera contro qualcosa (non so più se una centrale nucleare, o contro una guerra, o contro il potere del denaro), si spogliarono e marciarono, nudi e urlanti per le strade di una grande città tedesca. Che cosa doveva esprimere la loro nudità? Ipotesi numero uno: rappresentava ai loro occhi la più cara di tutte le libertà, il più minacciato di tutti i valori. I giovani estremisti tedeschi attraversavano la città mostrando i genitali come i cristiani perseguitati andavano al martirio portando sulle spalle la croce di legno. Ipotesi numero due: i giovani estremisti tedeschi non volevano inalberare il simbolo di un valore, ma, semplicemente, scandalizzare un pubblico che detestavano. Scandalizzarlo, spaventarlo, indignarlo. Bombardarlo di merda di elefante. Scaricargli addosso tutte le fogne dell'universo. Strano dilemma: la nudità è il simbolo del più grande di tutti i valori o è la più grande immondizia da lanciare come una bomba di escrementi sulla turba dei nemici? E che cosa rappresenta per Vincent, che ripete a Julie: "Spogliati!", e aggiunge: "Facciamo un grande happening sotto gli occhi di questi malchiavati!" ? E che cosa rappresenta per Julie, che dolcimente e persino con una certa sollecitudine dice: "Perchè no?" e si sbottona il vestito?

lunedì 14 settembre 2009

Martin Pescatore




Un commiato all'estate. Oggi mi sono svegliata e fuori dalla finestra si intravedeva una Milano ormai autunnale, un grigiore all'apparenza novembrino che sovrastava i tetti delle case e una delicata pioggia che si adagiava sulle strade della città. Anche stare seduta allo Strehler a vedere due ore di film che narrava in modo sublime, e molto in giapponese!, della sindrome di Hikikomori sembrava dannatamente autunnale. Sta tornando il tempo delle passeggiate nel parco con il trench coat e un caffè di Arnold alla mano, uno dei miei quadretti preferiti. Milano cambia volto, si riveste di giallo.


Tristezza, tu discendi oggi dal Sole.
La tua specie mutevole è la nube
del cielo, e son le spume
del mare gli orli del tuo lino lungo.

Sembri Ermione, sola come lei
che pel silenzio vienti incontro sola
traendo in guisa d'ala il bianco lembo.
Sì le somigli, ch'io mi ingannerei
se non vedessi ciocca di viola
su la tua gota umida ancor del nembo.
Ha tante rose in grembo
che la spina dell'ultima le punge
il mento e glie l'ingemma d'un granato.
Come fauno barbato
accosto accosto mòrdica le rose
il capricorno sordido e bisulco.


Nota di inquadramento (a chi interessa, cioè nessuno credo ^_^!): Siamo subito dopo il Ditirambo IV che ha celebrato l'estrema illusione mitica. La composizione apre l'ultima sezione del libro di Alcyone, quella che canterà l'inesorabile dileguarsi della stagione estiva. Per questa ragione D'Annunzio ripiega su inevitabili toni malinconici, il presentimento dell'autunno è ormai prossimo. La tristezza è nel suo cuore, ma è come se gli sembrasse discendere dal sole, ormai non più così radioso, e sembra inoltre che abbia l'aspetto e l'eleganza di una languida figura femminile. Anzi, il vago sentimento di tristezza che anima il poeta s'incarna senz'altro in una figura femminile in cui egli ,come sempre, riconosce Ermione e il suo incedere incerto, elegante. La stessa Ermione che che se andrà insieme con l'estate, lasciandolo solo. E questa similitudine implicita prende corpo nella poesia in modo sottile, quasi nascosto finchè l'immagine astratta della tristezza non si incarna pienamente nella figura della donna amata, la quale a sua volta, essendo composta solo di quel impalpabile e malinconico sentimento, finisce per trasfigurarsi in pura immagine di mito, languida e sfuggente.

Uno dei tanti giochetti ciclici del nostro "poeta porcellone", uomo certamente dalla dubbia condotta morale, ma con doti poetiche ineccepibili.



sabato 12 settembre 2009

Ciao, mi chiamo Monica


On the day that your mentality
Decides to try to catch up with your biology
Come round ...
'Cause I want the one I can't have
And it's driving me mad It's all over, all over, all over my face
And if you ever need self-validation
Just meet me in the alley by the Railway station
It's all over my face
Oh ...





1977-2009

Whose culture is this? Not mine!


Esistono diverse celebri immagini che ritraggono Sid Vicious. Per esempio in una ha gli occhi mezzi chiusi, un'espressione parecchio rabbiosa e una gigantesca svastica stampata sulla maglia. Il punk era riuscito persino troppo bene a riesumare alcuni demoni culturali che era meglio non scomodare. Nel corso del '76 e del '77 aveva impiegato numerosi simboli del totalitarismo -la svastica in particolare- in un contesto anzitutto estetico e teatrale. E' impossibile affermare la nozione di ironia nel mercato di massa, e con l'ingresso trionfale del punk nella sfera sociale divenne evidente che c'erano alcuni problemi da affrontare. Oggi non siamo più nel 1977, forse nel '40 o giù di lì, sì perchè esistono tuttora diversi homines sapiens sapiens che elevano questo simbolo a loro personale vessillo o comunque fanno proprie varie dialettiche che sempre a questo simbolo riconducono e qual è la novità? E' che al di sotto non vi è nessuna forma di ironia, solo ignoranza, ignoranza da adorare come un dio e la voglia di portare avanti questa lotta con lo stesso fervore con cui Urbano II indisse la prima crociata. E -facili ampollosità a parte-basta parlare con la maggior parte (non tutti!) dei cosiddetti ragazzid'oggi per averne la conferma, la conferma che riguardo alle varie questioni politiche e sociali un' opinione propria non ce l'hanno affatto, perchè questi "non sono fatti loro" ed è giusto che personaggi a cui anche un battito troppo forte di mani -data l'età avanzata-potrebbe fare venire un infarto, queste persone, tengano strette nelle loro mani rese ormai tremolanti dall'artrosi incalzante le redini del paese. Vi è come l'impressione che l'essere umano non sia più tanto preso in considerazione, ciò che conta è l'essere borghese e nondimeno sembra non valere più quella semplice e fondamentale regola che ci insegnò Terenzio in una delle sue commedie più brillanti "Homo sum: humani nil a me alienum puto".


Oggi non siamo più nel '77, ma è evidente che ci sono ancora alcuni problemi da affrontare.

The Rotter's Club - Epilogue






...e non mi meraviglio che la gente ci fissi sull'autobus che ci porta in città come fossimo due pazzi perchè ogni cosa che vedevamo ogni volta che guardavamo fuori dal finestrino ci faceva scoppiare a ridere e lo stesso quando entrammo al Grapevine e la prima persona che vedemmo fu Sam Chase, il padre di Philip, io cominciai a ridere dalla gioia perchè erano anni che non lo vedevo, e sapevo che adesso era felice perchè sua moglie non aveva più quella relazione con la Fata Confetto, non so come ha fatto a farli smettere ma ce l'ha fatta, me l'ha detto Philip, e stava seduto al pub da solo a leggere un romanzo, nientemeno che l' Ulisse, chi l'avrebbe detto mai, e sembrava così contento di vederci, e ci offrì da bere, e ci guardò e quando Cicely andò a telefonare disse: quella ragazza è la più bella che abbia visto in tutta la mia vita, e io risposi: sì lo so, e mi fece ridere, e quando Cicely tornò al tavolo Sam ci disse: voi due siete le due persone più felici che abbia mai incontrato, e ci fece ridere tutti e due, e dopo che Cicely si fu avviata verso casa per leggere la lettera di Helen lui mi disse ancora: Benjamin, disse, non sono bravo a fare pronostici, e quello già mi fece ridere, perchè l'abbiamo notato tutti, tutti quelli che conoscono Sam si sono accorti che ogni volta che dice che non è bravo a fare pronostici significa sempre che sta per fare un pronostico, e oggi ha detto: Benjamin, non sono bravo a fare pronostici, ma questo è un giorno speciale e oggi ne faccio due, e allora ho detto: ah sì?, e lui avanti: Numero Uno, e ha alzato un dito, Numero Uno, tu e Cicely vivrete una vita lunga e felice insieme, e naturalmente mi sono messo a ridere perchè lo so che è vero, e poi ha alzato un altro dito e ha detto: Numero Due, e poi ha indicato il giornale che qualcuno aveva lasciato sul tavolo accanto, era una copia del "Sun" con una grossa fotografia di Mrs Thatcher in prima pagina, Numero Due, ha detto: quella donna non diventerà mai primo ministro, e allora tutti e due scoppiammo a ridere sguaiatamente e brindammo toccando i bicchieri e lui disse: forza, ragazzo, te ne offro un'altra, e allora mi sembrò non soltanto che Dio esistesse ma che dovesse essere anche un genio, un genio della commedia, perchè al mondo tutto è tanto divertente, tutto a partire da Sam e i suoi folli pronostici giù fino al cerchio di birra che il mio bicchiere ha appena lasciato su questo sottobicchiere verde.
Risate e paratassi.
Poche cose sono per sempre.

Patrizio Lupo pt.2



Ora ho veramente capito i perchè di tutti quei complimenti da parte delle più autorevoli riviste musicali! Patrick Wolf è strabiliante dal vivo, magnetico. Sale sul palco e non riesci a staccargli gli occhi di dosso: per il suo abbigliamento così eccentrico, per i suoi capelli biondi che continuamente si spettina, per i suoi gesti teatrali che accompagnano una delle voci più belle che mi sia mai capitato di sentire, per il modo così coinvolgente in cui suona piano, violino, chitarra e ukulele. Lui è dentro la musica, dentro quello che scrive e suona, e trasporta automaticamente anche chi lo sta ad ascoltare, in una dimensione onirica che a tratti assume le fattezze del reale, dramma e verità, cosicchè alla fine di ogni esecuzione non puoi che applaudirlo in modo sincero e spontaneo con un sorriso sulle labbra!




mercoledì 9 settembre 2009

Considerazioni pt.2




IO: - Ma perchè non rilegano più i libri come facevano una volta, con le copertine rigide e tutto il resto?! Erano più belli, decisamente.

SORELLA: - Bhè, è ovvio che adesso così costano molto meno!

IO: - Vedi! Alla fine ogni cosa porta alle stupide leggi di mercato e ogni cosa esiste solo in funzione di quelle...odioso capitalismo che ci intacca fin nel midollo!

S.: - Ahahahah!

IO: - C'è poco da ridere. Siamo alla deriva del sentimento!

S.: - Pallina, parli come un libro!

IO: - Per Dio!

Con tutto ciò, ho ritrovato in soffitta un libro di mio padre risalente all'anno, bhè veramente non lo so perchè le prime pagine di copertina non esistono più, comunque costava nove lire quindi bisogna andare un pò indietro nel tempo, è sicuramente vintage ^_^. Ma ciò che importa è che mi insegnerà la fonetica e la morfologia del francese, sento che posso farcela a combattere e vincere la mia lotta con la lingua d'oil grazie a questo prezioso e antico manuale appartenuto all'insigne Pietro Primo! Seguendo i miei buoni principi ho cercato anche di rimetterlo insieme e rilegarlo all'antica maniera, ma diciamo che l'estetica non è delle migliori...chiamerò in mio soccorso 'La rilegatrice dei libri proibiti'!

martedì 8 settembre 2009

CHI C**** SONO GLI ARCTIC MONKEYS?


Vi ricordate quell’ EP uscito nel 2006, giusto dopo il celebre Whatever people say I am, that’s what I’m not ? Conteneva 5 tracce e l’ultima era proprio quella eponima: Who the fuck are Arctic Monkeys? Già chi diavolo sono queste Scimmie Artiche, ma, domande esistenziali a parte, è curiosa perché è un tipico esempio della..non saprei, cinicità?! presente in alcuni testi del nostro Alex. Qualcuno di non ben definito “ha spinto la sua fede ai limiti, fin quasi a farlo perdere, but they’re stick to the guns, don’t care if it’s marketing suicide…”,pronunciato in modo ben scandito, vorrei aggiungere. Ecco, era questo il pezzo che mi interessava. Chissà se ciò che Alex stesso scrisse ormai tre anni fa si rivelerà una premonizione nefasta o se questo coraggioso terzo album, Humbug uscito da poco, vincerà la sfida! Io devo ammettere che sono estremamente di parte! e spero possa simboleggiare un successo nella carriera delle nostre scimmiette, dopo i già pluripremiati album precedenti verso cui non posso che nutrire un particolare legame affettivo, perché basta sentire qualcosa come He used to get in your fishnets, now you only get in your nightdress che la mia mente ritorna nostalgicamente allo scantinato situato tra Oxford Street e Tottenham Court Road, ma –come dico spesso- that’s another story!
E’ probabile che Humbug abbia ridotto drasticamente la cosiddetta fanbase dei nostri bardi ed è altrettanto probabile che a questi ultimi non gliene importi più di tanto, poiché più volte hanno dimostrato di non essere un gruppo desideroso di avere ragazzine urlanti, deliranti e quant’altro in prima fila ai loro concerti (quindi anche la sottoscritta si dovrà saggiamente limitare ^_^): più piccola e più selezionata.

Gavin Haynes –NME- dice qualcosa tipo che Humbug è simile a un viaggio allucinogeno (non saprei come altro tradurre peyote-trip) e, come ogni altro viaggio allucinogeno, può risultare a tratti rigido (sticky), claustrofobico, come se il tuo cuore fosse sul punto di esplodere.E’ un album (e qui continuo a tradurre quello che dice Mr. Haynes) che estende il trend di Favourite Worst Nightmare riuscendo a essere compatto, tozzo sino al limite della brutalità. Gli Arctic del resto hanno sempre avuto un loro modo intelligente di rivoltare i clichè del rock – le loro canzoni raramente iniziano o finiscono dove in teoria dovrebbero. In Humbug, generalmente, quando le parole finiscono, la canzone finisce. Le strutture sono capovolte, spesso in modo intrigante. C’è bisogno di un po’ di ascolti solo per capire come mai Secret Door appaia così disordinata, instabile, prima di notare che la sequenza è: ritornello, strofa, intermezzo, strofa, intermezzo, ritornello, ritornello.
A causa di tutta la sua onesta furia, ci sono dei momenti in cui non riescono a trovare quella marcia in più, e il rapporto tra la texture della canzone e il cantato si sbilancia nella loro impazienza di cambiare direzione, verso il futuro. Potrebbe essere considerato un ‘band album’, tuttavia è la cifra stizzosa di Alex Turner che fa da vera protagonista in questo show. Il verso che apre My propeller cade leggero come una piuma: “If you can summon the strength”, poi una pausa –un’elegante, teatrale pausa, “tell me”. Se Miles Davis era tutto preso dagli ‘spaces in between the notes’, Turner si sta adesso specializzando negli spazi tra le parole. Il suo modo di esprimersi è diventato davvero sensibile; the twists and turns of his lips are immacolate (ahahahah!)
Il ritornello intricato di Crying Lightning lascia piuttosto freddi al primo ascolto, ma la ripetizione gli permette infine di fissarsi in testa. Potion approaching, pesantissima, apre la strada alla faticata di Fire and the thud e Dance little liar, un senso di torpore sudato che ci abbandona solo in Cornerstone, prima che il calore del suono trovi il suo apice nella poesia-nonsenso con intento di rimprovero/attacco di Pretty visitors.
E qui ci troviamo di fronte alla ‘wake-up call’ per tutti quelli che nel 2006 avevano affermato che Alex Turner fosse una sorta di poeta della gente. E’ un poeta, ok, ma anziché immergere se stesso nella sua arte –come sta facendo il Morrissey dell’ultimo periodo- sembra abbia speso gli anni trascorsi cercando di fuggire la sua persona. [Pezzo intraducibile, ho troppo sonno per concentrarmi!].
Humbug conferma il suo genio, ma in un modo più astratto piuttosto che dinamico, in movimento. Dicendola con le solite sentenze critiche, è cresciuto o comunque sta crescendo. Uno per i fans. Coraggioso. Amante delle sfide. E vari altri clichés che suggeriscono che gli Arctic hanno raggiunto il punto in cui le persone che li amano molto se li terranno ancora più stretti al cuore e invece le persone a cui piacevano solo così si chiederanno ‘who the fuck they are in five years’ time’.
Se My propeller è l’overture di apertura, come un presagio, Jeweller’s hand è la sua compagna che chiude il racconto. Il viaggio è finito. Ma quella vena di follia, anziché lasciarci, sembra volerci invitare a seguire il motivetto del pifferaio lungo le colline di una Mad Land. “A procession of pioneers…all drowned” proferisce Turner. Certo che sono affogati, cinici bastardi! Nessuno esce vivo from the Arctic’s world. Sono fatalistici, scettici leziosi che non assumeranno mai e poi mai l’opinione più leggera. Sono esattamente il tipo di rock’n’roll band in cui non dovresti mettere la tua vita tra le mani. Ed è esattamente il motivo per cui dovresti amarli anche di più!

I miei ringraziamenti a Gavin Haynes e alla sua recensione che appoggio in pieno a parte quando dice che Alex è un poeta, concetto su cui, grazie a Dio, ho delle idee piuttosto intransigenti, ma va bhè…négligons!

1977


UN MATTINO TI SVEGLIERAI E CAPIRAI DA CHE PARTE DEL LETTO SEI STATO SDRAIATO

AMORI RIDICOLI, correva l'anno 1968

Leggermente alta, "alta come il sole", e senz'altro sdraiata sul suo divano verde-fondo-di-bottiglia consunto leggermente. Aveva appena finito di guardare "Divorzio all'italiana" e forse il bianco e nero e Mastroianni le avevano messo un pò di malinconia, come al solito. Mastroianni soprattutto, la voglia di trasformare in una pellicola all'italiana, all'americana -che poi fa lo stesso- la vita o quel che ne rimaneva lì sul divano verde bottiglia. C'est possible, oui!... Non aveva idea di dove abitasse, che colore avesse la sua casa, chissà poi se abitava in una villetta a schiera in mezzo a tante villette a schiera o in uno sputo di bilocale, chissà se divideva la sua stanza con qualcuno e se sulle pareti del suo letto erano rimasti appiccicati reperti della sua adolescenza dissolta ormai da tempo...chissà se dormiva con qualcuno quella notte o se magari stava ascoltando una canzone di Billy Holiday.
Lei amava Billy Holiday, soprattutto amava ascoltare I'm a fool to want you pensando che you fosse proprio quello sconosciuto conosciuto distrattamente dietro il bancone del bar di via A. e amava pensare che ogni volta le capitasse di ascoltare I'm a fool to want you qualcosa glielo facesse capire, che lei stava pensando a lui. Una scossa di terremoto, una foglia caduta in testa, che si rompesse un bicchiere o che gli venisse voglia di preparare una torta al cioccolato, qualsiasi cosa. L'essenziale è che quando ci si innamora si diventa simbolisti. Simbolisti.
E non era quella cosa del crescere insieme, condividere i più intimi segreti. No no, via, lei lo amava perchè non lo conosceva affatto, niente di lui era corruttibile, meglio di carne di pavone. Certo, amava, non è proprio la parola esatta, ma con Billy Holiday in sottofondo non le restava che pensare all'amore. "I can't get along without you, bisogna che glielo dica prima o poi". In fondo era proprio così, l'ignoto ancora da esplorare, minuziosamente, capillarmente, la sua America nel settembre-che-precede-ottobre 1492.
Allora si ricordò di Mastroianni e tutto il resto, chiuse gli occhi e iniziò a immaginare questa scena. Com'era tutto perfetto, la colonna sonora in particolar modo.
E' in macchina e viaggia troppo veloce, come al solito, pensa al verso di una poesia di Neruda letto indefiniti anni prima "...sentire la notte immensa, ancora più immensa senza di lei (lui, dovrei dire!)/E il verso scende sull'anima come rugiada sul prato..." "Baci Perugina" pensa, e poi ride. Parcheggia sul ciglio della strada, è finalmente arrivata a quella casa sconosciuta, sotto quella finestra altrettanto sconosciuta e si sente una Giulietta trasformata in Romeo pronta a cadere nell'oblio. E' lì ormai, è lì, e non sarebbe per niente giusto riaccendere il motore e tornare a casa, non prima di aver afferrato una manciata di leggeri sassolini e averli tirati contro la sua sconosciuta finestra e aver gridato con lingua sconosciuta: Wait! They don't love you like I love you!!!!!!

Vai a capire perchè proprio quella di frase. Ad ogni modo, speriamo che abbia almeno il doppio vetro.

lunedì 7 settembre 2009

Patrizio Lupo

Qual è il look di Patrick Wolf che maggiormente preferite, un biondo selvaggio alla Lycanthropy (2004), un nero intrigante -speriamo non ideologico- alla Wind in the wires (2005), o infine il rosso esplosivo -chissà mai se ideologico- di The magic position (2007)? Oppure si può sempre proporre a Mr. Wolf qualche nuovo cambio di immagine in cui ancora non si sia cimentato, già, perchè ultimamente ci ha un pò deluso tornando, in concomitanza con l'uscita di The Bachelor (2009), a una ormai già vista chioma dorata. Io personalmente mi aspettavo un viola, un verde, new record new-color. E invece no. Tuttavia devo ammettere che questo "bachelor"ancora non l'ho ascoltato, mi ero ripromessa di andarne alla ricerca nei cunicoli della Feltrinelli o in qualsiasi altro posto, ma ancora non l'ho fatto... Ebbene sì, provo ancora piacere nel comprare i cd originali e faccio soprattutto provare tanto piacere al mio smilzo portafoglio. Ma tornando a noi, non l'ho ascoltato e di conseguenza non posso dare personali giudizi a riguardo, mi limito a citare alcune brevi e sintetiche recensioni certamente più autorevoli delle mie: "...Patrick Wolf is unlike any singer-songwriter around. More radical, more talented, more confouding" Observer; "14 shape shifting tracks coalescing into one epic psychodrama...the ballads swoop and soar like vintage Kate Bush...complex and beautiful" Q; "a whispered breath away from sheer perfection" Clash; "an album that rushes over you like a waterfall, demanding awe" NME.
Devo proseguire?! Abbiamo capito che a questi tizi The bachelor è piaciuto e forse non saranno 19 euro, o quello che è, buttati via. Sono convinta che, avendo lo scopo di impressionare, queste pitiche sentenze tendano sempre all'esagerazione, tuttavia sono anche convinta del fatto che Patrick Wolf, eccentricità a parte, sia davvero un artista degno di considerazione, che ha vissuto delle esperienze particolari -come vivere i primi anni della sua giovinezza facendo soldi suonando per strada con un gruppo chiamato Maisons Criminaux, conducendo un' esistenza in perfetto stile bohèmien - e che questo sia a volte chiaramente percepibile nelle sue lyrics. Ed è questo che affascina, come possa passare da testi di crudo realismo come The childcatcher, a pezzi più prettamente elettronici -vedi Bloodbeat-, fare il giocherellone in The magic position per poi trasformarsi in un tearjerker in Wind in the wires o Augustine. Quella di reinventarsi penso sia una delle doti più apprezzabili in un musicista e personalmente detesto chi prosegue nella sua carriera rimaendo sempre uguale a se stesso (tipico esempio: Oasis! se esiste un aggettivo per definirli per me è monolitici...ma è un'osservazione prettamente soggettiva!!)
Venendo al presente, non conosco l'abum ma, dovendo andare a vederlo questo venerdì, ho compiuto almeno l'erculea fatica di ascoltare il suo singolo, dal titolo quanto mai dickensiano, Hard Times, sul tubo catodico. Prima impressione: mi sembra di essere in una scena di Velvet Goldmine e lui mi sembra che voglia imitare un pò troppo the white duke. Seconda impressione: il pezzo è indubbiamente orecchiabile, soprattutto trattandosi di lui. Terza impressione: ho paura che questa sua ricerca infinita dello sfarzo, questo suo tentativo impagabile di colpire (e ritorniamo appunto in un immaginario alla Bowie dei tempi d'oro) finirà col prevalere sul suo talento. E difatti c'è già chi si lamenta affermando: I used to love Patrick, I USED TO, oppure Do we really need more of this bland fashion nonsense? . Per chi ha visto Velvet Goldmine, sa come va a finire la storia, per chi non l'ha visto glielo consiglio!
Tuttavia il testo mi sembra azzeccato, sì -se vogliamo essere puntigliosi-, è abbastanza intriso di luoghi comuni,i quali però restano pur sempre concetti che ben descrivono the real hard times we're going through, su questo non penso si possa contraddirlo... E poi ho una certa fissa per la parola "revolution" nelle canzoni, mi piace l'immaginario che si forma nella mia testa quando penso alla parola rivoluzione, tanto più se è in musica, quindi un punto in più to the line: I'll work harder, harder for resolution, show me some revolution. The battle will be won!
Finirei con questa punta di ottimismo, chissà se sarcastica o meno e nel frattempo attendo di vederlo dal vivo.

domenica 6 settembre 2009

Siamo al crepuscolo della poesia


LE COSE CHE FANNO LA DOMENICA


L’odore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.

Il canto del gallo nel pollaio.

Il gorgheggio dei canarini alle finestre.

L’urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.

La biancheria distesa nel prato.

Il sole sulle soglie.

La tovaglia nuova nella tavola.

Gli specchi nelle camere.

I fiori nei bicchieri.

Il girovago che fa piangere la sua armonica.

Il grido dello spazzacamino.

L’elemosina.

La neve.

Il canale gelato.

Il suono delle campane.

Le donne vestite di nero.

Le comunicanti.

Il suono bianco e nero del pianoforte.

Le suore bianche bendate come ferite.

I preti neri.

I ricoverati grigi.

L’azzurro del cielo sereno.

Le passeggiate degli amanti.

Le passeggiate dei malati.

Lo stormire degli alberi.

I gatti bianchi contro i vetri.

Il prillare delle rosse ventarole.

Lo sbattere delle finestre e delle porte.

Le bucce d’oro degli aranci sul selciato.

I bambini che giuocano nei viali al cerchio.

Le fontane aperte nei giardini.

Gli aquiloni librati sulle case.

I soldati che fanno la manovra azzurra.

I cavalli che scalpitano sulle pietre.

Le fanciulle che vendono le viole.

Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.

Le colombe che tubano sul tetto.

I mandorli fioriti nel convento.

Gli oleandri rosei nei vestibuli.

Le tendine bianche che si muovono al vento.

Corrado Govoni

Poesie (1903)


Everyday is like Sunday...



sabato 5 settembre 2009

Pensieri simpaticòs

A volte mi sovviene, guardando Skins -sì, tipico telefilm britannico, con adolescenti complessati che vivono esperienze al limite della veridicità, tronfi del loro universo fatto di sesso,droga e rapporti complicati-, di riflettere sull'esistenza. Oh, certo, che pensiero profondo riflettere sull'esistenza umana, andare alla ricerca di una risposta al quesito ancestrale:- Esiste un Dio e se esiste si cura di quello che faccio o è impegnato a giocare a scacchi con il suo coro di angioletti tutt'intorno?! Socrate sarebbe certamente fiero di me. Tuttavia è così. Non che eserciti e metta in moto la facoltà che mi rende diversa dagli altri animali solo quando guardo Skins, solo che oggi, per qualche strana ragione, vedere la puntata in cui muore il padre di Sid, quando lui entra in casa e vede il corpo di suo padre immobile, freddo, seduto sulla sua poltrona nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato la sera prima, una mano che impugna ancora il bicchiere e l'altra che regge ciò che è rimasto del mozzicone di una sigaretta, bhè mi ha messo una tristezza enorme. Per come a volte la vita possa essere insulsa, per come sia profondamente insulso morire su una stupida poltrona in completa solitudine dopo aver combattuto nell'anonimato le tue piccole battaglie quotidiane a cui inevitabilmente finisci per attribuire una grande importanza! E chissà se poi Dio smetterà di giocare con i suoi angioletti per accoglierti e aprirti le porte del Settimo Cielo, dell'agognato Empireo??! Ma non vorrei finire, dato il mio materialismo in via di formazione a proposito di questo argomento, con l'essere troppo blasfema. Tuttavia mi resta inevitabile pensare se oltre al concetto racchiuso in quella spledida poesiola di Orazio, quella del Carpe Diem, per intenderci, resti qualcos'altro degno di considerazione..voglio dire, pensandoci, quei versi restano alcune tra le cose più intelligenti che siano mai state composte e tanto precocemente! E sinceramente non lo so, sono convinta di essere troppo giovane e troppo ignorante per trovare una risposta. L'unica soluzione è non interrogarsi affatto però, no, non è così che funziona e personalmente sono troppo ossessionata da questo pensiero che per andare avanti sia necessario essere ottimisti, mentre invece, ricordi ormai passati di liceo, mi si illuminavano gli occhi quando il mio buon vecchio professore di filosofia mi diceva: - Signorì, mi parli unppò di Schopenhauer (con inevitabile storpiatura salernitana della pronuncia!). Il mio poco salutare maestro di vita.
Ma non prestate troppa fede alle mie parole, se vi capita di vedere Skins, seguite il loro esempio: fate sesso, drogatevi e abbiate rapporti complicati! Oddio, non è che mi censurano? Scherzavo! Elogio alla moderazione.

Non chiederti -non è dato saperlo- quale fine a me e a te
abbiano gli Dei assegnato, Leucònoe, e non interrogare le cabale
di Babilonia. Meglio, qualsiasi cosa accadrà, sopportarla!
Molti inverni ci abbia Giove concesso, o ultimo questo
che ora contro opposte scogliere affatica il mare Tirreno,
filtra, saggia, i vini e per un breve spazio una speranza
lunga recidi. Noi parliamo, e già è fuggita l'invidiosa
età. Afferra l'oggi, meno che puoi credendo nel domani.
(Orazio - Carmina, I, 11)

(traduzione italiana -con la quale viene a mancare tutto il fascino e il ritmo dell'esametro!- a cura di P. Bufalini)

venerdì 4 settembre 2009

20 ANNI

Trasferirsi da un piccolo paesino di provincia, sperso tra i monti, in una grande città. Topos.


Mi mancheranno i parcogiochi, gli animali, scovare i vermi nel terreno.

Mi mancherà il confort di mia madre e il peso del mondo; mi mancherà mia sorella, mio padre, il mio cane, la mia casa.

Sì, mi mancherà la noia, la libertà e il tempo trascorso sola.

Ma non c'è nulla, veramente nulla che possa fare.

L'amore va dimenticato! La vita può sempre ricominciare da capo, nuova.

Ogni cosa deve seguire il suo corso.

Soffocheremo nel nostro vomito e quella sarà la fine.

Siamo destinati a fingere.


mercoledì 2 settembre 2009

Pt. 2

...Io sono dentro la musica. Negli specchi roteano globi di fuoco; anelli di fumo li circondano velando e svelando il duro sorriso della luce. Il mio bicchiere di birra s'è rimpicciolito, si accoscia sulla tavola: ha aspetto denso, indispensabile. Voglio prenderlo e soppesarlo, stendo la mano...Mio Dio! E' questo, soprattutto, che è cambiato, sono i miei gesti. Questo movimento del mio braccio si è sviluppato come un tema maestoso, è scivolato lungo il canto della negra; m'è parso come se danzassi. Il viso di Adolfo è là, posato contro il muro color cioccolato; sembra vicinissimo. Nel momento in cui la mano si richiudeva, ho visto la sua testa; aveva l'evidenza, la necessità d'una conclusione. Premo le mie dita contro il bicchiere, guardo Adolfo: sono felice.
-Ecco!
Una voce si slancia su un fondo di rumore. E' il mio vicino che parla, il vecchio cotto. Le sue guance fanno una macchia viola sul cotto marrone del sedile. Fa schioccare una carta contro il tavolo. La maniglia di quadri.
Ma il giovanotto dalla testa di cane sorride. Il giocatore rubicondo, chino sulla tavola, lo spia di sotto in su, pronto a scattare.
-Ed ecco!
La mano del giovanotto esce dall'ombra, si libra un istante, bianca, indolente, poi si precipita come un nibbio e schiaccia una carta contro il tappeto. Il grosso rubicondo dà un sobbalzo.
- Merda! Lui taglia.
La sagoma del re di cuori appare tra le dita raggrinzite, poi lo si rovescia, e il giuoco continua.
Bel re, venuto così di lontano, preparato da tante combinazioni, da tanti gesti scomparsi.
Eccolo che scompare a sua volta, affinchè nascano altre combinazioni e altri gesti, attacchi e repliche, cambiamenti di fortuna, una folla di piccole avventure.
Sono emozionato, sento il mio corpo come una macchina di precisione in riposo. Io sì che ho avuto delle vere avventure. Non ne ritrovo alcun particolare, ma scorgo la rigorosa concatenazione delle circostanze. Ho traversato i mari, mi sono lasciato dietro città, ho risalito i fiumi, oppure mi sono addentrato in foreste, e sempre andavo verso altre città. Ho avuto delle donne, mi sono battuto con dei tipi, e mai sono potuto tornare indietro, così come un disco non si può girare a rovescio. E dove mi conduceva tutto questo? A questo minuto, a questo sedile, in quella bolla di luce tutta ronzante di musica.
And when you leave me
Già, io che provavo tanto piacere, a Roma a sedermi in riva al Tevere, a Barcellona, la sera, a scendere e riscendere cento volte i Ramblas, io che vicino ad Angkor, nell'isolotto del Baray di Prah-Kan, vidi un baniano intrecciare le sue radici intorno alla cappella dei Nagas, sono qui, vivo nello secondo di questi giocatori d'ombra; ascolto una negra che canta, mentre di fuori vaga la debole notte.
Il disco s'è fermato.
La notte è antrata, dolciastra ed esitante. Non la si vede, ma è qui, vela le lampade; nell'aria si respira qualcosa di denso: è lei. Fa freddo. Un giocatore spinge le carte in disordine verso un altro che le ammucchia. Una è rimasta indietro. Che non la vedano? E il nove di cuori. Infine qualcuno la prende e la dà al giovanotto dalla testa di cane.
-Ah, è il nove di cuori!
Bene, ora me ne vado. Il vecchio paonazzo si china su un foglio succhiando la punta d'un lapis. Maddalena lo guarda con occhio chiaro e vacuo. Il giovanotto gira e rigira il nove di cuori tra le dita. Mio Dio!...
Mi alzo a fatica: nello specchio, sopra il cranio del veterinario vedo scivolare un viso inumano.
Tra poco me ne andrò al cinema.

martedì 1 settembre 2009

Cadeau

" [...] Maddalena gira la manovella del fonografo. Purchè non si sia sbagliata, purchè non abbia messo come l'altro giorno la romanza della Cavalleria Rusticana. No, è prorpio questa, riconosco il motivo delle prime battute. E' un vecchio ragtime con ritornello cantato. L'ho sentito fischiettare nel 1917 da soldati americani per le strade di La Rochelle. Dev'essere di prima della guerra. Ma l'incisione è molto più recente. Con tutto è il più vecchio disco della collezione, un disco Pathè per puntina di zaffiro.
Tra un momento ci sarà il ritornello: è soprattutto questo che mi piace e la maniera improvvisa con cui si getta avanti come una scogliera contro il mare. Per ora suona solo il jazz, non v'è melodia, solo note, una miriade di piccole scosse. Non hanno sosta, un ordine inflessibile le fa nascere e le distrugge, senza mai lasciare loro l'agio di riprendersi, di esistere per se stesse. Corrono, s'inseguono, passando mi colpiscono con un urto secco, e s'annullano.
Mi piacerebbe trattenerle, ma so che se arrivassi ad afferrarne una, tra le dita non mi resterebbe che un suono volgare e languido. Devo accettare la loro morte; devo perfino volerla: conosco poche impressioni più aspre e più forti.
Comincio a riscaldarmi, a sentirmi felice. Non è ancora nulla di straordinario, è una piccola felicità di Nausea: si estende sul fondo della pozza vischiosa, sul fondo del nostro tempo - il tempo delle bretelle color malva e dele panche sfondate - è fatto di'istanti larghi e molli che ai margini si allargano in una macchia oleosa. Appena nato è già vecchio, mi par di conoscerlo da vent'anni. C'è un'altra felicità: esternamente, v'è questa striscia d'acciaio, l'esigua durata della musica che traversa il nostro tempo da parte a parte, e lo respinge, e lo lacera con le sue secche, piccole punte; c'è un altro tempo.
- Il signor Rndu gioca cuori, e tu passi la maniglia.
La voce scivola e sparisce. Non v'è nulla che morda sul nastro d'acciaio, nè porta che si apre, nè la zaffata d'aria fredda che scorre sulle mie ginocchia, nè l'arrivo del veterinario con la sua nipotina: la musica buca queste forme vaghe e passa attraverso. Appena seduta, la bambina è stata afferrata: si tiene rigida, i grandi occhi aperti, ascolta strofinando il pugno sulla tavola.
Ancora qualche secondo e la negra comincerà a cantare.
Ciò sembra inevitabile, tanto forte è la necessità di questa musica: nulla può interromperla, nulla che provenga da questo tempo ove il mondo s'è arenato; cesserà da sè, più tardi.
Questa bella voce mi piace non per la sua pienezza o per la sua tristezza, ma specialmente perchè è l'avvenimento che tante note hanno preparato, tanto in anticipo, morendo per farla nascere. E tuttavia sono inquieto; basterebbe così poco perchè il disco s'arrestasse: che si spezzasse una molla, che il cugino Adolfo avesse un capriccio.
Com'è strano, com'è emozionante che questa durezza sia così fragile. Nulla può interromperla, tutto può spezzarla.
L'ultimo accordo s'è annullato. Nel breve silenzio che segue sento acutamente che ci siamo, che è accaduto qualcosa.
Silenzio.
Some of these days
You'll miss me honey
Quello chè è accaduto è che la Nausea è scomparsa.
Quando la voce s'è levata, nel silenzio, ho sentito il mio corpo indurirsi e la Nausea è scomparsa.
Di colpo: è stato quasi doloroso diventare così duro, tutto rutilante. Nel tempo stesso la durata della musica si dilatava, si gonfiava come una tromba d'aria. Colmava la stanza con la sua trasparenza metallica, schiacciando contro i muri il nostro tempo miserabile. [...]"
Jean-Paul Sartre
La Nausea
1938