domenica 26 settembre 2010

STOP THE WORLD AND MELT WITH YOU. YES, I'D LIKE TO.






Già l'altro giorno mentre ho aspettato per ore in quella coda infinita per consegnare due fogli a uno sportello Cidis (I love burocrazia!), stavo leggendo il giornale ed ero ferma alle notizie stupide, cioè più che stupide c'è da dire che -ancora non ne capisco il motivo- ma a volte i giornalisti si sentono in dovere di pubblicare almeno un articolo al giorno in cui vengano riportati i risultati di ricerche scientifiche che vanno a confermare cose assolutamente ovvie, che tutti già sanno e che di certo non hanno bisogno di chissà quale conferma ottenuta magari sfruttando nei laboratori dei poveri topini indifesi, bhè comunque, la notiziona del giorno era che i ritmi da vita d'ufficio fanno male alla salute e vanno controllati per evitare di aumentare il già alto tasso di decessi per malattie cardiache. Una pausa dopo l'altra: caffè seguito da sigaretta = infarto. Ovvio! ma mica da scherzarci sopra. Soprattutto quando sono ben consapevole di essere una tempesta di caffeina e non so cos'altro, checcazzo. Così sono iniziate a venirmi le paranoie, già ce le avevo prima per essere la numero 144 della fila ed essere solo al 46 nel conteggio, poi la lettura del suddetto articolo mi ha sconvolto l'animo e il mio cervello ha iniziato a turbinare: oddio mi mancano ancora ventimila esami per passare l'anno, sono indietro come una lumaca particolarmente lenta, sto sprecando tempo preziosissimo in questo lurido buco, caffeina = vita, caffeina non posso dirti addio, la notte mi servi, caffeina io ti voglio bene ecc.ecc. e, Gesù, miracolo che non mi sia venuto lì per lì l'infarto, per tirarmi sù il morale poi sono dovuta andare dal mio amico barista portoricano a farmi un caffè doppio.
Insomma che tutto questo era per dire che conduco uno stile di vita poco salubre, non mi sono mica tatuata A'rebours dietro la schiena per niente! speriamo solo di arrivare sani e salvi almeno nel 2012 e assistere così all'Apocalisse che ci spazzerà via tutti. mmm. E' che oggi sono in tema di cattiva salute, non mi si leva dal gulliver. Difatti avevo iniziato a scrivere qua sopra fondamentalmente per sostenere che lo studio e la passione verso le humanae litterae è nocivo, è meraviglioso è nocivo, una luccicante arma a doppio taglio e generalmente di questo non ti avvertono mai con preavviso. E' la forma di masochismo più sottilmente mascherata che io conosca, CHE IO CONOSCA, perchè poi che ne so per te cosa diavolo possa essere. Però ci tenevo a dire questo
che per chi ama, per chi ama davvero, la letteratura è l'alfa e l'omega e dentro a questo segmento si consuma tutta la sua magia.

PS: Chiaramente, una volta arrivati al numero 144, una signora frustrata peggio di me mi dice con fare cagnesco che ho dimenticato di precisare il mio trasferimento di corso interno avvenuto nell'anno bla bla bla e sono pregata di tornare la prossima settimana.
Sìììì signora, non vedo l'ora!
vic

sabato 18 settembre 2010

PERCHE' IL MARE E' SALATO

Generalmente succede così, che i sentimenti non siano in vendita.
Così quando entri in libreria e consegni diciannove euro a una cassiera annoiata per un libro che ancora non sai se li vale, non ti aspetti poi di ritrovarti, una volta arrivata all'ultima pagina del suddetto, sotto il tuo piumone a singhiozzare reggendo ancora il libro tra le mani come un ebete.

Ne consegue che non è poi tanto vero dunque che i sentimenti non si comprano, le mie emozioni a quanto pare costano diciannove euro al chilo.

Il fatto è che forse non leggevo un libro così pieno di esperienza, di vita da tanto tempo.. quella vita che spesso ti brucia tutti i sogni, che ti lascia i solchi sulle mani e sul viso, che ti lascia per ore in silenzio e solitudine a chiederti perchè, quella vita lì, fottuta stronza..però poi arrivi all'ultima pagina e ti senti così in debito con essa, ti senti come: 'Dio in fondo quanto è bella'. E basta, le lacrime scorrono giù tipo Victoria Falls nel centro dell'Africa, ma sono solo lacrime di felicità. Per aver ritrovato qualcosa che si era assopito da tanto tempo, soprattutto.
C'è da dire che io ultimamente, un pò in generale, non ci capisco più niente, non ci cavo un fico secco dalla mia vita, tutto mi appare come uno di quei rebus da cruciverba che io non sono mai, mai riuscita a risolvere. Anche perchè ogni giorno mi sembra di cambiare pelle come i serpenti, come se perdessi una corrazza e me ne ricucissi addosso un'altra, tentativi casuali di trovare quella giusta, e tutto questo mi è sempre sembrato assolutamente privo di senso, disorientativo al massimo. perchè è così, non fanno che ripeterti di essere te stesso, te stesso, te stesso e giuro che non ho mai capito cosa volesse dire essere me stessa, impormi di essere me stessa, non me l'ha insegnato nessuno. E ci si arriva anche a incazzare perchè probabilmente non riuscire a ottenere quello che si vuole deriva da questo, da non avere una me stessa che ancora mi si appiccichi addosso come un perfetto abito da sartoria.
Ecco, stasera per la prima volta da tanto tempo, ho abbandonato questo pensiero, stasera per la prima volta da tanto tempo sono riuscita a guardare alla mia vita come qualcosa di bello, bello e basta, tipo una danza dove i passi cambiano continuamente dettati solo dalla necessità della musica, come un fiume che per arrivare al mare ingloba avidamente tutto quello che incontra sul suo cammino e conserva come un tesoro prezioso fino al raggiungimento della sua meta. E' così, siamo dei fiumi, meravigliosi nel nostro evolversi senza fine, e ci portiamo nella nostra corrente tutte le persone che hanno lasciato pezzi di loro nella nostra vita, per quanto minimi possano essere alcuni di loro,tutte le melodie, tutte quelle righe di inchiostro su carta che ci riducono in questo stato lacrimogeno, che sono epifanie di Amore. tutte quelle righe di sangue su carta.
Va capito questo. Va capito prima di gettarsi in una qualsiasi cosa.

Mi è venuto piuttosto spontaneo raccontare tutto ciò, per vari motivi: perchè vorrebbe essere un ringraziamento implicito a tutte quelle persone che veleggiano liberamente in questo fiume anche se spesso c'è stato bisogno di fare tanta strada per raggiungerlo e hanno sopportato quella fatica, perchè la felicità dev'essere sempre condivisa, perchè nessuno si dimentichi mai di quanto sia bello quando la sincerità altrui riesce a rubarti la tua fragilità.
Vic

PS: Tanto per la cronaca il libro è "Bianca come il latte rossa come il sangue" di Alessandro D'Avenia, ma in questo caso non avevo interesse di parlare del particolare, volevo solo far notare quanto a volte i libri siano incisivi nella vita di una persona, quanto in essi siano racchiusi i principi più nobili di umanità e ognuno deve andare alla ricerca e crearsi, in questo senso, una propria biblioteca personale.

PPS: Il mare è salato perchè ora che i nostri fiumi ci arrivino, si versano tante di quelle lacrime...
Se alla fine andiamo a sboccare in un lago, vuol dire che c'è stato qualcosa di sbagliato nel percorso ;)

lunedì 13 settembre 2010

PASTA LENITIVA PROTETTIVA


Mi chiedevo, seduta sul terzo gradino a partire dal basso delle scalette in pietra, quelle che stanno in fondo al giardino, mi chiedevo, con il culo quasi assiderato da una sera di settembre un pò troppo fredda, quante diavolo di persone bisogna trovare prima di trovare la tua mielosa metà, come succede poi. I segnali sono buoni giusto per indicare la precedenza in una rotonda o il divieto di sosta nei giorni festivi. Se dico troppe volte No e non dovrei forse.
I fili elettrici, i pini e un'intera piantagione di patate mi stavano a guardare senza proferire parola.
Mi chiedevo quanti giorni-settimane-mesi occorrono per trasformare la parte formale di una decisione in qualcosa che non sia più formale e basta. Perchè pensavo di. ma è stato no. Quando perdonerai le tue viscere per quei brutti scherzi, quando le farfalle ti schiatteranno nello stomaco.
Dimmi quando, quando, quando.
I fili elettrici, i pini e un'intera piantagione di patate mi stavano a guardare senza proferire parola.
Allora ho prenotato un viaggio in Danimarca. che ho pensato che lì si pensa meglio.
Vic

mercoledì 8 settembre 2010

A RITROSO. CONTRO CORRENTE. AL CONTRARIO. AGAINST THE GRAIN, THAT'S WHERE I'LL STAY.


Ci sono libri che sanno durare l' èspace du matin, ce ne sono altri destinati a far risuonare il loro eco per secoli, indipendentemente dal favore del pubblico di lettori. Così come esiste un dibattito mai finito intorno al concetto di letterarietà e più precisamente riguardo ai lavori che debbano o meno essere considerati letterari in senso pieno, in grado di entrare nell'Olimpo e resistere al turbinio rovinoso del tempo e di ciò che esso si lascia alle spalle.
Non sono poi in molti a conoscere il nome di Joris-Karl Huysmans, tuttavia egli ha saputo scoccare la freccia nel modo giusto, è riuscito a raggiungere quell'Olimpo e con un'unica opera veramente degna di ammirazione, ma che, sola, ha formato un gusto e, sola, si è posta all'origine di tante cose illustri che negli anni l'hanno seguita.
Si tratta di A'rebours, un romanzo sì, ma non solo. A'rebours è tante cose insieme: è la storia tuttora affascinante del suo protagonista, Des Esseintes, poi una sorta di trattato, forse una guida, una pietra miliare del concetto di estetismo.
In realtà quando Huysmans decide di approdare a questo porto, scrivendo queste pagine, aveva già intrapreso un altro percorso in precedenza: quello del naturalismo, sulla scia di Zola e compagni, il quale segna il naturale e logico antefatto di quello che sarà poi A'rebours. In questa sua prima stagione di scrittore egli aveva deciso di narrare la disperazione e la desolazione della vita francese subito dopo la sconfitta subita da Napoleone III e l'immediato disfacimento del Secondo Impero tramite personaggi che incarnavano precisamente lo stereotipo della piccola borghesia parigina: eroi minuscoli, quasi antieroi, destinati a scontare le loro esistenze in grigi uffici e a spegnere le poche ambizioni e i pochi sogni che erano loro rimasti. Una situazione, insomma, in cui a dominare erano quelle storie che ponevano in primo piano un tipo di filosofia basata sull'inutilità delle reazioni e sullo spirito di acquiescenza di fronte a una nazione che aveva appena subito un'umiliante sconfitta e di un mondo del lavoro che non lasciava spazio ai sogni di gloria.
Ed ecco che Huysmans, se prima era stato sopraffatto dallo squallore della realtà, a un certo punto decide di rovesciare completamente personaggi e situazioni e di proporre un salto al di fuori della realtà. Anzi, l'annullamento della realtà stessa e l'instaurazione di un sogno che sostituisse l'ingranaggio delle umiliazioni e delle sconfitte.
Abbandonata la tribù dei naturalisti, lo scrittore passa da un modo semplice e lineare di rappresentare il mondo a un'invenzione completamente svincolata dalla morale, dalla religione, dalla filosofia. Huysmans non voleva più fare della scienza o della storia, voleva la Poesia, vale a dire la vita depurata e alla fine trasformata. Tuttavia tutto quel disgusto e quel senso di vergogna intima che lo scrittore aveva accumulato negli anni e riposto nei suoi precedenti personaggi 'naturalisti' furono fondamentali alla sua esperienza: senza di essi non sarebbe mai nato Des Esseintes. Dinfatti, a ben guardare, lo schema non muta radicalmente: Des Esseintes, con la sua smania di travolgere e deformare il ritmo e le ragioni del quotidiano, risulta essere una vittima nè più nè meno dei suoi predecessori naturalisti; ciò che cambia è il quadro d'interrogazioni, gli strumenti, che diventano tutti ricercati, eccezionali, rari, fuori dal comune. E naturalmente lo status del personaggio. Se i primi caratteri huysmansiani dovevano combattere con stipendi e paghe insufficienti, Des Esseintes non ha di questi problemi: è un aristocratico, dotato di tutti i mezzi necessari per trasformare la vita in un sogno, costruire la propria prigione dorata e isolarvici dentro a guisa di un nuovo Faust dell'extra-ordinario. La vita umana, per lui, diventa un trampolino di lancio per una serie di trasformazioni che avevano come scopo quello di individuare una via d'uscita , la salvezza oltre i campi della desolazione. E, se vogliamo, qui sta tutta l'ingenuità dello scrittore: pensare che tristezza e disperazione siano frutto di una determinata situazione sociale, di uno specifico modus vivendi e non già della condizione stessa dell'uomo. Forse Huysmans stava solo cercando conferme a questa teoria e Des Esseintes fu la pedina che lo portò a risolvere che mutando le situazioni, il risultato non cambia. Che depurando l'esistenza con filtri e alambicchi, non si riesce comunque a giungere a una verità assoluta.
Ma con questo discorso parliamo di vita vissuta, di qualcosa che va al di fuori di quello che significherà A'rebours per le generazioni a venire. Poco importa che tanto Huysmans quanto Des Esseintes escano ancora una volta sconfitti, il romanzo risultò essere una sorta di nuova Bibbia e accese l'immaginazioni di giovani i cui nomi diventeranno illustri, tra di essi non da ultimo D'Annunzio. In loro rivivrà l'aspirazione ad assegnare alla miserabilità interiore e al suo canto sommesso un registro alto e solenne, il proposito diabolico di ridurre l'uomo "normale" a una sorta di superuomo in grado di vincere il dolore e la miseria.
Quante generazioni non si sono direttamente o indirettamente ispirate alle lezioni di Des Esseintes, quante generazioni di poeti non hanno imparato da lui a rifiutare la vita con i suoi doveri, le sue leggi, le sue ragioni per abbozzare altri tentativi d'evasione, di globali riduzioni all'eccentrico. Ecco perchè è lecito andare al di là dell'ambito delle vicende personali dello scrittore e della sua implicita lezione umana, A'rebours aveva nei suoi geni qualcosa di profetico, nel senso che, riassumendo le grandi delusioni, le stanchezze e la fragilità di un momento storico (che diventa poi universale, cioè applicabile a ogni tempo e luogo), ha avanzato una proposta forse paradossale, ma che comunque è apparsa accettabile: modificare la vita fino quasi ad annullarla, sostituendo un ideale di poesia alla squallida prosa del quotidiano. Da allora questo messaggio non ha cessato di raggiungere e colpire le immaginazioni letterarie di molti paesi d'Europa e ha contribuito in modo notevole alla vittoria del simbolismo sul naturalismo, della creazione sulla ripetizione catalogata e codificata e, ancora, ha aiutato le ragioni della letteratura a uscire dalle secche del sociologismo e del fanatismo scientifico. Il nostro Faust parigino ha ritrovato un posto per l'anima e ha restituito all'uomo una dignità maggiore, che non è solo quella politica, economica o sociale: il naturalismo si era illuso di poter ridurre l'uomo a un congegno, il cui segreto stava nei principi dell'ereditarietà e dell'ambiente; Huysmans con la sua favola abnorme ha ricordato che nella sua composizione c'è qualcos'altro e dietro al teatro c'è qualcuno che ci aspetta.
VIC

giovedì 2 settembre 2010

VICtoria


Registrazione #5

Life is all about learnig lessons.

If you're happy
I'll stay happy too.

The way this is gonna happen doesn't really matter.

mercoledì 1 settembre 2010

HERPES


"Dentro, da qualche parte nel basso ventre, covava una roba che lo faceva stare di merda. Una di quelle robe che ti consumano piano piano, che ti ammalano come un morbo dalla lenta incubazione, e di cui non puoi parlare a nessuno perché se per caso sputi il rospo ti crolla in testa tutto il teatrino del cazzo."
Ti prendo e ti porto via
Niccolò Ammaniti


Giornata di merda, in effetti.
In effetti, però, poi tutto passa.
Lo trovi scritto da tutte le parti.
Romperti una gamba, l'estate, il dolore dopo un tatuaggio, le crisi finanziarie, la notte, romperti il cuore, il mal di pancia, gli esami, l'eccitazione pre-partenza, le puntate di south park, i brufoli sottocutanei, la bellezza.
Ci si può fare un elenco infinito, ci si può fare una letteratura degli elenchi di cose che passano.
A che cazzo servono allora, mi chiedo.
Ascolto una vecchia canzone degli Strokes "Aspetto e dico a me stesso: la vita non è un cesso (=una partita a scacchi, qualcosa del genere)". Non è vero.
Non è vero, sbagli una mossa e il basso ventre già è pronto a farsi sentire, esattamente in quel punto, che poi a pensarci è veramente strano. Ma d'altra parte è così, ci sarà una qualche precisissima spiegazione biologica del motivo per cui gli avversari decidono di fare il culo al re proprio in quel punto.
Per oggi sono quasi convinta che la vita assomiglia sia a un cesso sia a una partita a scacchi.