domenica 27 febbraio 2011

I've got my indignation but I'm pure (in my thoughts)



Mi toccherebbe, sapete, ricominciare la storia che avevo iniziato l'anno scorso, delle telenovele e tutto quanto, ma, si capisce, non ne ho la forza. Non so se è perchè ieri sera ero un pò sbronza e ho dovuto accudire persone molto più sbronze di me, non so se è perchè la domenica "mattina" tutto sembra in stand by, non so se perchè il panico. Panico! e senza forze. Bella accoppiata.
Vi rendete conto, ieri erano le cinque e mezza di notte e io avevo addosso degli orrendi guanti di gomma gialla e con qualche cavolo di detergente in mano pulivo la macchina ed è stato davvero un ottimo momento per pensare alla mia telenovela. Ho mandato a ripulirsi anche tutti i santi del paradiso nel caso ce ne fosse uno, tanto più se è pieno di alberi in fiore e persone felici.
Triste a volte come solo l'inferno.
Bel sogno.
Non si tratta di tristezza, di umori sballati, nè nulla. Panico proprio. Ho paura che si possa provare quella cosa solo una volta nella vita, una volta sola, non so se sia così, ma io ho paura che lo sia. Barry White, ballare nei cessi. Ho paura che si possa provare una volta sola e poi non si possa lasciarlo andare, non si può buttare nella spazzatura come i guanti di gomma gialla ormai lerci. Ma poi non è neanche proprio questo, ho paura che nella vita esistano delle cose così grandi, certe aspirazioni e queste, ecco, non servono proprio a nulla. Allora è tutto inutile, no?! Tutto inutile e anche un pò uno schifo e non so come si fa a sopravvivere. Anzi, non so come si fa a vivere senza dover sopravvivere.
Voglio dire: dov'è la magia? Signore, hey, dammi un pò di magia!
Indicami la strada dalla mia poltrona al palcoscenico.
"Screw Rocket. Screw ya'" (cit.)

boh

giovedì 17 febbraio 2011

Dostoevskij #1

I personaggi dostoevskiani non sono solo frutto del loro tempo, non vivono veramente solo nella Russia dell'800, non appartengono affatto al particolare, bensì sono universali.
Ecco perchè leggere Dostoevskij rappresenta una grande e meravigliosa possibilità: ciascuno dei suoi personaggi, specialmente se parliamo dei grandi romanzi della maturità sono categorie, azioni, scelte etiche che ci permettono di arrivare a sfiorare ed assaporare certi determinati punti di vista che altrimenti mai avremmo raggiunto. Si tratta della famosa katarsis di cui parlava Aristotele, ma forse qui si và oltre, perchè entrano a far parte del gioco situazioni così importanti e radicali per l'esistenza dell' individuo (le scelte e i pensieri di fronte a cui Raskolnikov in Delitto e castigo si viene a trovare sono forse tra i più celebri esempi), che da un punto di vista etico -come si è detto- non ci resta che immedesimarci del tutto fino al nocciolo della questione e iniziare a pensare come loro, con loro.
Del resto è molto particolare il rapporto che Dostoevskij stesso aveva coi personaggi da lui delineati. Questi ultimi erano infatti del tutto indipendenti dalla volontà autodeterminatrice dell'autore, rappresentano perciò coscienze autonome con cui l'autore instaura un rapporto squisitamente dialogico, di dibattito e scontro-confronto. E' curioso per esempio come Dostoevskij sviluppò in senso letterario molto di più le ideologie che avversava piuttosto che quelle che invece approvava, affidate solo a personaggi minori, mentre tutti quelli che abbiamo imparato ad amare, che ci hanno affascinato nella lettura fanno loro ragione di vita proprio quelle idee che allo scrittore non andavano molto a genio. I critici si sono chiesti il perchè di questo atteggiamente e forse la risposta più convincente è quella fornita da Bachtin, il quale affermò che per Dostoevskij non era veramente importante dire qual era la sua visione del mondo o l'ideologia da lui sostenuta perchè i suoi romanzi rappresentano tout court una polifonia di ideologie, la sua opera è definibile come un concerto di diverse visioni del mondo organizzate in modo romanzesco.
Infatti è subito fondamentale capire come il personaggio dostoevskiano viva di ideologie, è carne di ideologia, coscienza sul mondo e autocoscienza insieme.
Prima che Freud ci riempisse la testa con le sue teorie psicologiche, Dostoevskij, con le Memorie del sottosuolo, fu forse il primo a proporre questa novità in ambito letterario del personaggio-idea i cui tratti caratteriologici e quant'altro sono del tutto trascurabili perchè ciò che importa è che essi sono portatori di un'idea e di una visione del mondo, sono una valutazione semantica su sè stessi e sull'uomo in generale, pluralità di voci e coscienze indipendenti e disgiunte dallo scrittore stesso!
Tutta un'altra storia per chi era abituato a leggere Guerra e Pace o Anna Karenina.
(dalle lezioni del professor Rebecchini)

giovedì 10 febbraio 2011

GINO PAOLI


Amare inutilmente
senza mai chiedere una parola
un gesto che voglia dire
un pò d'amore per te, anche per te

Amore no,
così non si può andare avanti,
amore no
la vita non si butta via per niente.

Amore no,
un giorno dopo l'altro senza che
non cambi niente.

Le meraviglie della canzone italiana!

We're going to be friends (dei White Stripes che si sono sciolti)


Comunque,
ho letto quest'intervista del tale Luca Bianchini, scrittore che ha anche questo blog, prima non ne avevo mai sentito parlare.
Ad ogni modo, a quanto pare Luca Bianchini ha appena scritto un nuovo libro che si chiama "Siamo solo amici" > Mondadori, pagg.290 euro 19, per essere completi. Io sono un pò masochista e mi interessano sempre terribilmente questi argomenti futili. Infatti mi è piaciuta quest'intervista e ne riporterò degli stralci:

"Siamo solo amici è un'affermazione terribile"
E' una frase subdola e violenta, finta amichevole, che dietro ha un mondo. Di un amico non lo dici mai. Dirlo è già un'ammissione di colpevolezza. Questo titolo mi è venuto in mente un sabato pomeriggio nella mia casa romana, che chiamavo "la roulotte" perchè ne aveva la metratura. L'ho scritto su un Post it e ogni tanto me lo guardavo e pensavo: Madonna, che bello.

" E' una frase che cerca di chiarire delle ambiguità e nella storia ce ne sono"
Le amicizie sono spesso degli amori mancati. Per esempio si racconta poco della gelosia in amicizia, e invece è una componente fortissima. L'ambiguità mi piace, mi piace quello che esiste, ma non si può dire, le complicità che fanno sì che tu sai che quella persona ci sarà sempre in modo speciale."

"Nel libro qualcuno dice: Non importa come hai vissuto, ma come va a finire la tua storia."
Io ci credo davvero. In questo libro volevo raccontare di come c'è sempre tempo, che del tempo non bisogna avere paura, così come non bisogna averne delle cose che pensi siano troppo lontane da te: vale sempre la pena di andarle a vedere: la verità è sempre sorprendente. Forse questa curiosità mi viene dall'essere nato a Nichelino, nell'hinterland. Di giorno andavo all'università e stavo con gente che mi assomigliava, ma la sera, nella palestra del mio paesone, c'erano tipi assurdi, ma io stavo bene anche con loro. Mi sento fortunatissimo ad essere cresciuto così. A prendere l'interregionale di seconda classe per andare a Milano e poi, la settimana dopo, magari essere per lavoro in un albergo a cinque stelle, e fare le foto col cellulare, rubare i campioncini."

etc.

ciao.

mercoledì 9 febbraio 2011

Io ho certe mie idee sui segni zodiacali che in qualche modo dovrò sviluppare



- Senti, sai cosa stavo pensando Mirco? Io sono triste, tristissimo, però sono teatrale, vitale.
Tu sei triste... triste squallido.

- Secondo me viene fuori dai nostri discorsi tutto il vissuto dei personaggi piccolo - borghesi. Potremmo farli pubblicare dalla casa editrice Savelli. Fa spesso questo tipo di cose.

martedì 8 febbraio 2011

Sorriso controvento



Ma che palle davvero non riuscire a dormire.
Ho praticamente preso ad avere paura del cuscino, quel maledetto, perchè so che se non mi addormento nel momento stesso in cui vi appoggio la testa - cosa del resto impossibile - è finita. Inizio a pensare fino a farmi venire la tachicardia, finchè non c'è tanto poi da scherzare sull'essere border-line e andare a Hogwarts. Per esempio prima mi è venuta una rabbia tale che mi sono dovuta alzare e accendere il cazzo di computer per trovare qualcosa che mi distraesse. Pensare a dei discorsi perfetti che quando era il momento perfetto di fare non si sono fatti è assolutamente insopportabile, sono seriamente alterata al momento. Alterata e con una tazza di camomilla in mano.
E' questa canzone che mi ha messo noia. Perchè inizialmente ho pensato: "Oh, che cosa carina, ci metto un cuoricino". Invece essendo la situazione quella che è (non so se qui... ), non è una cosa carina che ci metto il cuoricino, è piuttosto un "che cazzo vuol dire?". Io giuro che sono idiota a pensarci ancora, ma non posso farne a meno e vorrei chiedere davvero che cazzo vuol dire, ma mi sembra stupido adesso, inutile, mi sembra sempre di tornare a un punto morto. E' come, come se fosse un periodo lunghissimo e complicatissimo costruito con tanta abilità retorica e alla principale segue una lunga sfilza di oppositive e va avanti e avanti e io, presa da un' iniziale euforia, entro in ansia completa perchè non so più come finirlo, perchè ho in mente Matt Berninger che mentre io cerco di dormire dice: Hey, are you awake? I'm right here...how close am I to losin' you? Oh Dio. O si va da uno psicanalista o si scrive su un blog.
Comunque cioè, se volete dire a un amico quanto vi manca, About Today non è proprio la canzone esatta!
Buonanotte a tutti quelli che sono felici e sereni.

If you ever left with any doubt, I'm only sorry it...

lunedì 7 febbraio 2011

THE BITTERNESS OF DEFEAT

Sognavo che tornasse implorante.
nonperchèpoichissà
così
solo per uno spirito meschino
di rivincita
meschino!

domenica 6 febbraio 2011

Harrison Fotter


Senatus populusque romanus dicunt quem:
io sono un pò sulla border-line.
Mancherà poco che mi alzerò un giorno e andrò ad annunziare a tutti con estrema serietà che ho abbandonato tutto e mi sono iscritta a Hogwarts. Che ho fatto la selezione col cappello e il cappello mi ha mandato tra i Serpeverdi che in fin dei conti si rivelano tutti dei loserz, perchè come sempre è quel gran culo di Harry Potter che la vince su tutti. Non è giusto. Parliamo di giustizia, tiriamo in ballo la retorica ellenistica. Tiriamo fuori dallo sgabuzzino una vecchia scopa e proviamo a buttarci dal balcone convinti di avere poteri magici diversamente dai comuni babbani.
Come è chiaro che tutto generi un pò Nausea ultimamente. Dico, ci sono certe cose che ami, quelle poche cose che ami veramente, metti la musica, per fare un esempio. E anche lì inizia sempre ad insinuarsi qualche testa di cazzo che poi rovina tutto e inizia a farti disprezzare anche quella tua nicchia prediletta, poi si sa che il germe della testcazzutaggine si espande vertiginosamente e da una ne diventano tre, quattro, dieci, cento, mille, sù le mani! Sapete, c'è un dramma teatrale di Cechov, Le tre sorelle, e uno dei protagonisti è Versinin, comandante di batteria. Questo Versinin è un tipo che ama filosofeggiare, probabilmente così inappagato della sua vita presente che continuamente inneggia a un potenziale futuro migliore, brillante. Dice: "La vita è dura. A molti di noi si rivela ottusa e disperata, ma bisogna pur riconoscere che si va facendo sempre più luminosa e leggera e non deve essere lontano il tempo in cui sarà splendente". E lo dice mentre sta abbandonando la donna di cui si è innamorato. Probabilmente sa che non è così, così come quando diceva a questa stessa donna, qualche atto prima, che ella non deve disperare se lei e pochi altri appaiono come gli unici esseri dotati di una certa intelligenza in mezzo quella piccola realtà provinciale così gretta e meschina, perchè nel momento della loro scomparsa, loro, questi rari lumi, non scompariranno davvero del tutto, lasceranno come un seme, un'influenza che a poco a poco si spargerà anche tra gli altri abitanti. Non si capisce quanto Versinin in prima persona creda alle sue stesse parole, ma si capisce fin troppo bene come Cechov non lo faccia, come sia profondamente convinto del contrario: che la meschinità contamini la purezza, come stando in mezzo ai balordi piano piano lo diventi anche tu, ma mai il contrario. Mai che un essere al di sopra della norma riesca a prevalere sugli altri. Tutti loro in qualche modo finiscono per raggrinzire, dimagrire nel fisico e nello spirito senza possibilità di riscatto.
Ed è quello che accade, la Nausea, una continua Nausea per ogni cosa, poi poco importa che quelle opere siano datate 1900 o giù di lì e ora siamo nel 2011, in questo la vita rimane sempre identica a se stessa e l'esistenza si porta nel suo intrinseco questo fardello. Cechov scrive a noi, scrive la vita per quella che è perchè osservarla, rendersene consapevoli è l'unico modo per provare a sgravarsi di quel peso. Scrive a noi, per noi.
La giustizia no, è chiaro che esista solo casualmente, ma bisogna sapersela creare.

Poi non so se magari un giorno riceverò davvero la mia lettera da Hogwarts, ma per portarmi avanti nel frattempo mi sono fidanzata con Harrison Potter. Fotter.

mercoledì 2 febbraio 2011

Non so cantare, devo cantare da idiota.


E' il momento di bere il tè e mangiare la mia fetta biscottata ai cereali.
E' l'alba di un nuovo giorno e di una nuova armonia ai cereali perchè sì, oggi ho varcato la soglia delle mie adorate quattro mura. Non soffro di nessuna sindrome compulsiva antisociale o misantropica, bhè non patologicamente parlando insomma, ma non mi andava di uscire nell'ultima settimana, neanche a procacciare cibo e selvaggina. C'era la "scusa" dello studio, che poi non era una scusa, ma stando in casa e bevendo caffè e tè e mangiando fette biscottare va da sè che non ho studiato comunque. Chiamasi iperattivismo anti-studio. Detto questo, ho vagato e vagato alla ricerca della mia giacca di pelle- stile chiodo- stile ribelle invano...io l'avevo, era bella, mi dava quel quid in più da "Hey, I fought the law and the law didn't win", ma, ahimè, quest'estate qualche stupido inglese (o almeno penso che lo fosse) in uno stupido locale di Londra dove fanno la musica indie che adesso ha fatto il boom me l'ha rubata. Me l'ha rubata lo stronza/stronza senza lasciarne traccia, senza lasciarmi neanche oyster card e cellulare.
Il 21 torno in quella maledetta città, maledetta. E ho già preso accordi con Scotland Yard.

Nel mulino che vorrei...ci sarebbe la mia giacca!