sabato 19 dicembre 2009

SPIAGGE DETURPATE E INNEVATE

Quando anche le parole non ti aiutano più, puoi anche seppellirti sotto un cazzo di metro di neve bianca e sperare che almeno quella, cavolo, sappia ripulire tutto il malessere che si ha dentro. Sai, quelle scene topiche, fortemente simboliche, che mettono magari nei film d'avanguardia. un pò come nel finale della 'Dolcevita', quando viene pescato quell'orrendo mostro.tutto il marcio e il putrido. Neve che possa ghiacciare le ferite che non ho chiesto in regalo a nessuno. ma sono arrivate lo stesso, insieme a un centinaio di versi che mi illuminano d'immenso. Sarà anche il caso che mi metta a fare i propositi per l'anno nuovo: disegno un grosso teschio e poi ci scrivo accanto 'propositi per il 2010'. tra i quali figurerà anche comprarmi un chiodo vero.
Io mi trovo veramente insopportabile in tutto questo malessere che ho dentro. e trovo per lo meno positivo, per lo meno sotto qualche punto di vista, il fatto che gran parte di esso lo so ben celare all'altrui sguardo, altrimenti credo che risulterei insopportabile non solo a me stessa.
Le cose finiscono una volta sola, è inutile sperare che poi possano tornare come prima.
Parole:
"Con l'orgoglio dell'insoddisfazione, ci avvelenano i cani. Dici che siamo bravi a contenere e a tenere divisi gli scompartimenti. a guardare i fuoristrada che s'incastrano nei vicoli. E il treno dei desideri è deragliato l'altro ieri. Broken Bicycles di Tom Waits e i coprisedili sono irreversibilmente sporchi. E io credevo che morivano. e ancora delle fitte. L'ebbrezza di suonare praticamente da sobrio. Nel carcere di Volterra. per problemi finanziari non riesco a prendere il treno per Roma, parleremo al telefono, sulle ipotesi di fare i disadattati per professione. i malesseri di questa gente che ha bisogno di pubblico. Ti lascerai dietro le catastrofi, ma ci sarà sopra il copywright. E io che credevo che morivano.
Neanche se mi pagano, ma tanto non mi pagano. Il vento che ti spegne l'accendino. misuro coi pensieri i chilometri, i metri quadrati della stanza immaginaria che non ci divideremo. e le strisce pedonali con il traffico intenso. e dopo il concerto. prima era meglio. guerre giornaliere nel parcheggio dietro il petrolchimico. i miei poster non parlavano, non mi sgolavo neanche. neanche se ti pagano, ma tanto non ti pagano. Le parole si capivano meglio, senza il distorto. ero troppo stonato. Ad ottobre decidere quale città quanta tristezza, quale cancello di quale palazzo. Venderemo le nostre giornate. Ti aiuto a smantellare i sogni, a disinnescare le ansie. baciandoti sulle guance sulle lacrime sulle giostre. Le costellazioni di sperma sui tuoi vestiti neri e le nostre estti strane. alla radio ancora. quando saremo dei terremotati, dei reduci di questi sentimenti. Vomitiamo in sincrono e ti amo in un letto qualsiasi. Ti porto a bere nei bar chiusi per ferie."
Sempre e solo V.B.

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