mercoledì 3 febbraio 2010

I milanesi ammazzano il lunedì

Pensavo che da un certo punto di vista fosse anche abbastanza buffo dire la verità. Impegnativo e in parte buffo. Così come dover studiare le teorie del riso e del comico proprio in questi giorni, per un esame che faccio perchè devo farlo, studiare e male perchè devo pur riempire in qualche modo attimi in cui altrimenti penserei ad altro. e comunque ormai sono stanca di pensare.
Ma è proprio in Bergson, precisamente nel suo 'Saggio sul significato del comico' datato 1900, che ho trovato una pagina che ha smentito il mio pensiero iniziale. Una delle tante pagine di tanti libri che ti capitano tra le mani quando si ha per l'appunto bisogno di loro.

Che un uomo si decida a dire tutto quello che pensa, dovesse egli "avere contro tutto il genere umano" non sarà necessariamente comico, anzi obbedirà alla più alta legge della vita; che un altro, per dolcezza di carattere, per egoismo, per disprezzo, preferisca dire alla gente ciò che la lusinga, non ha nulla che possa farci ridere. Riunite però due simili uomini in uno solo, fate che il vostro personaggio esiti tra una franchezza che punge ed una cortesia che inganna; questa lotta di due contrari sentimenti non sarà ancora comica, sembrerà molto seria se i due sentimenti arrivino a fondersi nella loro stessa contrarietà, ad andare insieme, a creare uno stato d'animo complesso, infine ad adottare un modus vivendi che ci dia semplicemente l'impressione complessa della vita.
Tuttavia
Ma supponete in un uomo, e non in un personaggio, questi due sentimenti irriducibili o rigidi, fate che l'uomo oscilli tra l'uno e l'altro, fate soprattutto che questa oscillazione diventi francamente meccanica, adottando la forma conosciuta di una disposizione comune, semplice, infantile: avrete allora l'immagine che noi fin qui abbiamo trovata in tutti gli oggetti risibili, avrete del meccanico nel vivente, voi otterete il comico.

Nessun commento:

Posta un commento