domenica 31 gennaio 2010

Come diventare anarcodipendenti dalle scelte




Le scelte necessarissime della vita. Perdonatemi il neologismo.
Necessarie come la morte o le tasse, come Achille che non può fare a meno di andare in guerra anche se sa che il suo tallone è maledettamente sfigato. Quante storie sul potere della scelta negli antichi greci, con sincerità è un peccato per chi non ha studiato greco e queste cose le ignora. Ma va da sè che si sopravvive lo stesso. Non si può non scegliere, certo, a meno che non si sia il re delle emozioni deboli o delle non-emozioni addirittura e allora sì, ci si può permettere di non scegliere e rimanere in limbo ovattati da schiere di termiti che scavano e lentamente erodono lo spirito vitale presente in noi. Ma questo è un pensiero troppo deprimente, perciò è meglio decidere di scegliere. Scegliere la vita, come Mark Renton, che alla fine si pente di aver scelto l'eroina all'inizio. che in fondo l'eroina non era l'inizio di niente, tanto meno una soluzione a qualcosa. Penso che a volte, a volte ( lo dico due volte perchè davvero capita solo a volte, e siamo a tre) anche l'amicizia sia una non-scelta e siamo troppo codardi sia per provare odio che per provare amore e allora si approda in quel porto franco. e lo trovo poco salutare, ma adesso non mi va di parlarne. Adesso invece vorrei dire che ho vent'anni suonati e ho fatto poco e niente nella vita. Mi fanno incazzare quelli che dicono che a vent'anni si è ancora giovani e c'è ancora tempo e vattelapesca, parlate per voi, che a furia di biascicarmi queste frasi perverse nella testa ho finito per crederci e ripeto: mi ritrovo a vent'anni suonati avendo fatto poco o nulla, con tutto quello che ne segue. No, a vent'anni non sono così giovane, anche se la penserò diversamente quando ne avrò 50 o giù di lì. E' stata tutta colpa dell'illuminazione fornitami da un ragazzino stecchino e impertinente di due anni più piccolo di me che mi ha detto che se voglio lavorare nel campo del giornalismo o dell'editoria è anche ora che mi svegli. Bhè non mi ha proprio detto 'E' ora che ti svegli', ma il concetto era quello e, sapete, il piccolo stronzetto strafottente aveva perfettamente ragione. Mi rimbambisco tanto a leggere di inetti e impotenti alla Svevo che poi penso di esserlo anch'io e ci divento. Quella particolare forma di non-essere di cui parlavo è sempre stato il mio schermo, ma per fortuna il piccolo strafottente l'ha fatto cadere e mi ha fatto pensare che quel buontempone di Amleto aveva proprio ragione quando si dilaniava il cervello, col suo bel teschio in mano, con il quesito massimo 'Essere o non essere, questo è il problema?'. Ma adesso è necessario scegliere la prima opzione. Anzi necessarissimo. Perdonatemi il neologismo.
Ecco, in realtà avrei voluto concludere citando una di quelle frasi. una di quelle frasi da 'uomo medio', in cui l' uomo medio si rispecchia, quelle che si trovano su facebook spesso e nonvolentieri, con le parole chiave 'senonprovinonsapraimai', 'tentare', 'fallire', 'rialzarsi', 'lottare' farsi-stantuffare. ma no, non me ne viene in mente proprio nessuna al momento, sarà per la prossima.
Solo, odio Fabio Volo. E non fa altro che aumentarmi l'ansia perchè lo odio, ma per lo meno lui qualcosa nella vita l'ha fatto, ha pubblicato i suoi cazzutissimi libri con titoli improbabili tipo 'E' una vita che ti aspetto' o 'Un posto nel mondo' di cui io ne ho anche letti un paio, le persone pubblicano persino le sue frasi su facebook pensando che sia una cosa fica, che sia almeno uno scalino sopra Federico Moccia, e forse è anche vero, ma non è questo il punto. Tuttavia come lui, tanti altri, maledetti. Ho l'ansia.

Nessun commento:

Posta un commento