lunedì 8 febbraio 2010

Michaìl Jùr'evic Lérmontov


Nella prefazione al diario di Pecòrin scrisse: "La storia di un'anima umana, anche la più insignificante, è più interessante della storia di un popolo intero". Uno dei vari motivi per cui, a buona ragione, è considerato l'iniziatore del romanzo psicologico in Russia.
Un estratto dalla sua fatica narrativa più significativa, Un eroe del nostro tempo (1840):

Passarono circa cinque minuti; il mio cuore batteva forte, ma i miei pensieri erano calmi, la testa fredda; per quanto cercassi dentro di me almeno una scintilla di amore per la dolce Mary i miei sforzi furono vani.A un tratto le porte si aprirono e lei entrò. Mio Dio, com'era cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista! Ed era passato così poco tempo!
Arrivata al centro della stanza vacillò; balzato in piedi le porsi il braccio e l'accompagnai alla poltrona.Restai in piedi davanti a lei; rimanemmo a lungo in silenzio. I suoi grandi occhi, colmi di un'inesprimibile malinconia, sembravano cercare nei miei qualcosa che assomigliasse a una speranza; le sue labbra pallide tentavano invano di sorridere; le sue tenere mani, intrecciate sulle ginocchia, erano così magre e trasparenti che provai compassione di lei.
«Principessina», dissi, «sapete che mi sono preso gioco di voi!... Dovete disprezzarmi».
Sulle sue guance apparve un rossore malato.
Proseguii: «Di conseguenza non potete amarmi...».
Ella si voltò dall'altra parte, appoggiò i gomiti sul tavolo e con la mano si coprì gli occhi in cui mi parve che brillassero delle lacrime.
«Mio Dio», profferì con voce appena percettibile.
La situazione si stava facendo insostenibile: ancora un istante e sarei caduto ai suoi piedi.
«Dunque, lo vedete da voi», ripresi con voce quanto più possibile ferma e con un riso forzato, «lo vedete da voi che non posso sposarvi; se anche adesso lo voleste, ve ne pentireste ben presto. Il mio colloquio con vostra madre mi ha costretto a spiegarmi con voi in maniera così indelicata; mi auguro che ella si sbagli: vi sarà facile dissuaderla. Come vedete io recito davanti a voi la parte più miserabile e ripugnante e sono persino pronto a riconoscerlo; ecco tutto quello che posso fare per voi. Per quanto cattiva sia l'opinione che vi siete fatta di me, a essa mi rassegno. Come vedete sono indegno di voi. Non è vero che, se pure mi avete amato, da questo istante mi disprezzate?...».
Ella si voltò verso di me pallida come il marmo. Soltanto i suoi occhi scintillavano meravigliosamente.

«Io vi odio!», disse.
Ringraziai, mi inchinai cortesemente e uscii.

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