mercoledì 20 gennaio 2010

Des Esseintes è mio padre

- Cerco profumi nuovi, fiori più grandi, piaceri non mai provati.
Ah! Proprio a lui parlava quella voce misteriosa come un incanto; a lui raccontava la sua febbre di ignoto, il suo ideale non mai sazio, il suo bisogno di sfuggire all'orribile realtà dell'esistenza, di varcare i confini del pensiero, di andare a tastoni senza mai giungere a una certezza nelle brume dell'al di là dell'arte! Tutta la miseria dei suoi sforzi gli traboccò dal cuore. Dolcemente strinse la donna silenziosa al suo fianco, rifugiandosi, come un fanciullo sconsolato, presso di lei, senza neppure vedere l'aria annoiata della commediante costretta a recitare una scena, a esercitare il suo mestiere a casa propria, nei momenti di riposo, lungi dalla ribalta.
Il loro legame continuò, ma presto i mancamenti di Des Esseintes si aggravarono; l'effervescenza del suo cervello non fondeva più i ghiacci del suo corpo, i nervi non obbedivano più alla volontà; le follie passionali dei vecchi lo dominarono. Sentendosi divenire sempre più indeciso presso la sua amante, ricorse al più efficace stimolatore dei vecchi e incostanti pruriti, la paura. Mentre teneva la donna fra le braccia, una voce bruciata dall'acquavite urlava dietro la porta: "Apri! Lo so che sei con un merlo; aspetta un pò sgualdrina!". Subito, come quei libertini eccitati dal terrore di essere scoperti in flagrante delitto, all'aria aperta, sui prati, nei giardini delle Tuileries, in un vespasiano o su una panchina, ritrovava provisoriamente le sue forze, si precipitava sulla ventriloqua la cui voce continuava a far fracasso dietro la porta, e provava inaudite allegrezze in quegli scompigli, in quel panico di uomo in pericolo, interrotto, incalzato dalla sua foia.

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