domenica 3 gennaio 2010

Poteva essere il 1889. E invece siamo nel 2010.




Cara Lucia,
è così triste stare qui, nell'Hampshire, quando la tua compagnia manca. Il tempo qui è più scostante dei suoi abitanti e sono rimasto così indietro con il mio lavoro che neanche ricordo più quanto sono indietro. Non mi resta che vivere la vita del poeta, dell'artista, o così mi piacerebbe. Passano i giorni e io ritaglio immagini, le colleziono, la penna è mia amica. Ancora i miei familiari a stento comprendono i miei comportamenti, i mei modi e, più di tutto, il mio gusto estetico. Non posso farne loro una colpa, ma sarei così codardo, cara Lucia, a dirti che questo non abbia alcuna ripercussione sul mio temperamento poco trasparente.
Lo sa il diavolo perchè, mi alzo la mattina inquieto, giro inquieto, aspiro tabacco e mi unisco alla banda di perditempo che abitano queste verdi terre. Ma il tempo dovrebbe essermi prezioso, dovrei sentire lo scorrere di questi battiti mortali, legarmeli all'anima. Oh sì, quanto è prezioso il tempo, lo so bene anche io, io terribile anacronista.
Tuttavia sento che questo contribuisce a rendere il tutto in parte più eccitante. E' una sfida, e io per quello che posso vado contro e questo mi fa sentire più vivo. Oggi poi sono riuscito, in questa casa, a ritagliarmi il mio angolo di felicità. La ricercavo correndo senza fiato e senza direzione in un campo di grandi passioni e invece l'ho ritrovata tra la polvere di un antro buio e dimenticato di una vecchia mansarda. Ho trafficato tutto il giorno ed ora ecco il mio rifugio: una piccola stanzetta, con piastrelle terribilmente anni '60 alle pareti, una piccola cuccia con con coperte scozzesi e un tavolo su cui studiare. La finestra dà direttamente sul cielo: non vedo altro: solo azzurro e nuvole. Spero di passare delle ore felici qui dentro. Il libro di poesie di Puskin, che per un giorno intero cercammo insieme in quella biblioteca di libri antichi a Oxford, mi guarda sorridendo e io ti penso. Ricordi?

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