domenica 18 ottobre 2009

IL PIANO DI BERLUSCONI E QUELLO DI BOSSI E FINI

di Gad Lerner

Berlusconi è tutto tranne che uno sciocco. Faremmo dunque un torto alla sua intelligenza liquidando alla voce "delirio narcisistico" alcune sue recenti boutades inverosimili, del tipo: "Io sono il miglior presidente del Consiglio in centocinquanta anni di storia"; "Sono in assoluto il maggior perseguitato della magistratura della storia di tutte le epoche del mondo"; "Peccato che in questa mostra non si trovi un ritratto di San Silvio d'Arcore". Fino al culmine, la sera della bocciatura del Lodo Alfano, di gridarsi da solo nel microfono: "Viva gli italiani, viva Berlusconi".
Macchiettistico? In effetti neppure Mussolini ha mai gridato "Viva il Duce", nè il Fuhrer usava il saluto "Heil Hitler". Ma se Berlusconi sfida il ridicolo, esasperando il ricorso alle iperboli, è per un calcolo razionale preciso: sente il bisogno di misurare il grado di potere suggestivo che gli resta. Reclama l'applauso dei sostenitori, nel momento difficile, adoperando l'inverosomiglianza come metro dell'amore, della fedeltà e dell'obbedienza.
E' un capo che si rivolge al suo popolo comunicandogli: senza di me non vai da nessuna parte, dunque se io ti dico che il bianco è nero, tu assentirai, perchè siamo riuniti nello spirito, abbiamo un destino comune.
Non sono sicuro che Berlusconi potrà tirare la corda così fino alla fine della legislatura. Mercoledì 7 ottobre, poche ore prima che la Corte Costituzionale lo privasse del salvacondotto giudiziario rappresentato dal Lodo Alfano, si erano incontrati a pranzo coloro che in teoria dovrebbero essere i suoi più stretti alleati, Gianfranco Fini e Umberto Bossi. Pur diversissimi fra loro, hanno reso noto un accordo che sabota la principale arma politica di Berlusconi: niente elezioni anticipate, hanno detto. E tanto basta. Fini e Bossi sanno meglio di noi che la leadership di Berlusconi è potente ma logorata. Se hanno deciso di opporsi pubblicamente a una reinvestitura elettorale nella primavera 2010 è perchè ciascuno di loro ha interesse a lasciare che tale leadership si consumi. Fini punta a costruire una destra istituzionale d'impronta più "europea". Bossi, abilissimo, intuisce che il suo sostegno al Berlusconi barricadero potrà valergli la strada facendo l'eredità di grosse quote di potere nelle Regioni, nei capoluoghi e nelle Fondazioni bancarie del Nord.
Scommetterei che la Lega Nord, con grande perizia tattica, riuscirà a spolpare e ingoiare Berlusconi fino all'ultimo ossetto, dopo averlo sostenuto e incoraggiato sulla via senza ritorno dello scontro istituzionale con il Quirinale, la Corte Costituzionale, la magistrastura, la diplomazia internazionale. Berlusconi, "miglior statista degli ultimi centocinquanta anni", non è molto diverso dal "Dio Po", dall'invenzione della Padania, dal kolossal Barbarossa nel cui fotomontaggio Bossi appare tra i cavalieri medievali della Lega Lombarda. La politica trasformata in emozione, il culto di una sovranità assoluta - il popolo lo vuole! - a prescindere dall' equilibrio democratico dei poteri, la riduzione della dialettica istuzionale a scontro fra destra legittima e sinistra illegittima, preconizzano una fase avventuruosa della storia italiana. Non a caso risuonano, come negli anni Trenta del Novecento, le denunce "patriottiche" di presunte cospirazioni anti-nazionali, con tanto di allarme per il "golpe" e il "complotto di poteri forti".
Non è paranoia. E' manipolazione delle coscienze: ormai veniamo chiamati a difendere come patrimonio nazionale perfino il patrimonio personale del leader.

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