giovedì 19 novembre 2009

Con 900 euro al mese sarei sempre sugli eurostar e sulle frecce rosse a sfogliare riviste, per venirti incontro.

I.
A Dublino mi dici che dormi con venti persone nella stessa stanza, affamata e relativamente in allerta. io ti aspetterei alla finestra, ma dà sul cortile interno del condominio, non servirebbe a niente. E intanto il distributore di sigarette ci ha mangiato cinque euro. e non ci resta che scoppiare a ridere a dirotto. come back september. come quando ci svegliavamo in tre nel letto con le braccia informicolate, in piena pianura padana, ma col fuso orario del Giappone. Finalmente è domenica, ma un portapizza non santifica niente. e io dormivo in mezzo, era stupendo, era come avere due guardie del corpo al contrario, che sorvegliavano se ti eri massacrato abbastanza. Per ammazzare il tempo qualcuno è quasi morto, e comunque ci siamo sconvolti tutti, per ammazzare il tempo. Mi svegliavo di nascosto, paradossalmente allegro, e andavo in bagno a leggere le scritte sulle pareti. Ero un cameriere vestito bene, e quella casa adesso è un cantiere. E non ci resta che scoppiare a ridere a dirotto. e quando ci incontriamo fare finta di non vedersi e poi spararsi alle spalle. ma con l'amore necessario a fare passare la pallottola da una parte all'altra senza sfiorare nessun organo vitale. continuiamo a camminare coi nostri giubbotti antiproiettili e in tutte e due le mani quegli arnesi elettrificati che servono per scacciare i cani, per tenere a debita distanza i nuovi rapporti umani.

II.
Per combattere l'acne la tua frangetta è diventata una zona militare. con un cartello con su scritto Limite invalicabile. Ti ho promesso che abiteremo in un centro sociale affacciato sulle discariche e sul mare, ma non credo che tra tre anni avremo ancora voglia di andarci. Scaricare gli strumenti dalla macchina e fare tre rampe di scale, settanta euro per suonare. E perdere tutti i plettri che mi sono rimasti. Scavarsi delle miniere nelle tasche. Fare passeggiate su spiagge deturpate, e l'anello resterà per poco sulla spiaggia. E dopo una lungia meditazione mi dici che preferisci andare a dormire e che magari potremmo vederci un altro giorno. magari di giorno, magari mentre dormo. Quella notte che ti propinavo un film di Monicelli ma tu non ridevi. eri appena tornata frastornata da Parigi. eravamo seduti scomodi e non mi ero pettinato abbastanza per vederti. Le tue sigarette mi abbassavano pericolosamente la pressione. e tu avevi scritto qualcosa di sicuramente contorto da darmi ma poi ci hai ripensato. avrai fatto degli aerei di carta da dirottare sulla Casa Bianca, sulla Città del Vaticano o sul Cremlino.

III.
Vagare nei corridoi delle case dei nostri genitori. imparati a memoria. Davverò farò rifare l'asfalto per quando tornerai. dopo una canzone vagamente allegra me ne viene sempre fuori una lacrimogena. E mi vergognavo facendogliele sentire, tenevo lo sguardo sulle mie scarpe bruciate. Farsi sostituire a lavorare per andare a suonare. hai provato a telefonarmi stamattina ma stavo inequivocabilmente dormendo come quando succedono delle cose importanti. Tipo quando abbattono le torri gemelle o si accoltellano i tunisini sotto la nostra finestra. Ti sono passato davanti per andare a farmi derubare nel minimarket in centro, se vuoi ci rivediamo tre volte che tanto poi parti per tremila settimane per Palermo. In macchina cantavamo andando al lago. Ti facevo leggere i miei racconti, te li facevo buttare nella raccolta differenziata della carta. Quando dormo guido piano, non ti preoccupare. In macchina cantavamo. nonostante i commercianti di reni di bambini messicani, nonostante le canzoni alla radio, nonostante il confine fascista di Ventotene diretto da Marcello Guida che poi è diventato questo re di Milano negli anni della strage di piazza Fontana, nonostante me.

Vasco Brondi

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