giovedì 17 febbraio 2011

Dostoevskij #1

I personaggi dostoevskiani non sono solo frutto del loro tempo, non vivono veramente solo nella Russia dell'800, non appartengono affatto al particolare, bensì sono universali.
Ecco perchè leggere Dostoevskij rappresenta una grande e meravigliosa possibilità: ciascuno dei suoi personaggi, specialmente se parliamo dei grandi romanzi della maturità sono categorie, azioni, scelte etiche che ci permettono di arrivare a sfiorare ed assaporare certi determinati punti di vista che altrimenti mai avremmo raggiunto. Si tratta della famosa katarsis di cui parlava Aristotele, ma forse qui si và oltre, perchè entrano a far parte del gioco situazioni così importanti e radicali per l'esistenza dell' individuo (le scelte e i pensieri di fronte a cui Raskolnikov in Delitto e castigo si viene a trovare sono forse tra i più celebri esempi), che da un punto di vista etico -come si è detto- non ci resta che immedesimarci del tutto fino al nocciolo della questione e iniziare a pensare come loro, con loro.
Del resto è molto particolare il rapporto che Dostoevskij stesso aveva coi personaggi da lui delineati. Questi ultimi erano infatti del tutto indipendenti dalla volontà autodeterminatrice dell'autore, rappresentano perciò coscienze autonome con cui l'autore instaura un rapporto squisitamente dialogico, di dibattito e scontro-confronto. E' curioso per esempio come Dostoevskij sviluppò in senso letterario molto di più le ideologie che avversava piuttosto che quelle che invece approvava, affidate solo a personaggi minori, mentre tutti quelli che abbiamo imparato ad amare, che ci hanno affascinato nella lettura fanno loro ragione di vita proprio quelle idee che allo scrittore non andavano molto a genio. I critici si sono chiesti il perchè di questo atteggiamente e forse la risposta più convincente è quella fornita da Bachtin, il quale affermò che per Dostoevskij non era veramente importante dire qual era la sua visione del mondo o l'ideologia da lui sostenuta perchè i suoi romanzi rappresentano tout court una polifonia di ideologie, la sua opera è definibile come un concerto di diverse visioni del mondo organizzate in modo romanzesco.
Infatti è subito fondamentale capire come il personaggio dostoevskiano viva di ideologie, è carne di ideologia, coscienza sul mondo e autocoscienza insieme.
Prima che Freud ci riempisse la testa con le sue teorie psicologiche, Dostoevskij, con le Memorie del sottosuolo, fu forse il primo a proporre questa novità in ambito letterario del personaggio-idea i cui tratti caratteriologici e quant'altro sono del tutto trascurabili perchè ciò che importa è che essi sono portatori di un'idea e di una visione del mondo, sono una valutazione semantica su sè stessi e sull'uomo in generale, pluralità di voci e coscienze indipendenti e disgiunte dallo scrittore stesso!
Tutta un'altra storia per chi era abituato a leggere Guerra e Pace o Anna Karenina.
(dalle lezioni del professor Rebecchini)

1 commento:

  1. Che tu fossi fortemente attratta dalla letteratura russa dell'800 lo avevo capito una manciata di post fa. Ho avuta una diaspora, questa è una delle frange, ci tenevo a dirtelo. Enzo.

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