mercoledì 17 marzo 2010

TI AMO E NON TI PENSO MAI


Scombussolarsi. Perdere l'orientamento magnetico e finire in Sudafrica anzichè a Southampton.
Scombussolata. Da diverse cose.
Per esempio sto diventando pazza. S'intende, quella pazzia da artista di fine secolo che ha perso anche lui la bussola, quella pazzia lì. E quindi così, passo da momenti di pazzia assoluta a momenti di apatia assoluta, da comunicazione totale a comunicazione zero. Tutto e Niente giocano a ping pong nelle mie viscere e sono sempre alla pari. Sembro un'idiota assente, giuro.Schlegel che sorvola i limiti di ragione contrapposta a passione. Sai che palle dovere pensare sempre a questi problemi esistenziali, prendere il caffè la mattina e pensare alla ragione contrapposta alla passione?! Ho la testa pesante, si capisce. La mia amata, dolce, dolcissima testolina che vuole fare Tutto bene e, alla fine, fa Niente e bene, certo!
Ma, mi comprenderete, come si può andare avanti a fare Niente per lungo tempo se il non far niente da tempi ormai immemorabili è diventato peste di fronte al dio movimento?! Non si può, non si può.
Chissà di che diavolo si tratta -dico- cosa ci porta ad arrivare a questo punto, me come gli artisti di fine secolo senza volere fare nessuna comparazione troppo azzardata nella quale risulterei inevitabilmente sconfitta e stracciata. Ma tuttavia, cosa ci porta a stare così, a radicalmente essere? Suvvia, che la risposta poi alla fine la si conosce benissimo, ma sembra ben poca cosa, tanto da ritenere opportuno lasciarla riposta sulle stelle più lontane, insieme alla verità.
E quei desideri di fama che si consumano in quattro mura solitarie costruite con cemento, mattoni e fantasia?! Tutto mi fa venire in mente la notte. Le notti profonde, intricate, con siepi costruite geometricamente che non ti facevano trovare il centro. Le notti con la paura di perdersi tra quei cespugli verdognoli e consumare lacrime per nulla. I miei occhi che erano blu, i miei baci che erano blu. E stavi diventando blu anche tu. No, tu preferisci non correre il rischio. Tutto mi fa venire in mente la notte. Tu a centosettantasette chilometri di distanza mi dicevi 'Ciao carissima amica mia, come stai?'. Io a centosettansette chilometri di distanza dalla parte opposta appoggiavo la testa sconsolata allo schermo sorridendo di circostanza e sperando che quei chilometri sparissero nel nulla, tutti quanti. Non volevo che ci restasse un centimetro ed ecco la risposta.
Chissà che sarà, come potrebbe essere stato, come si usa il condizionale passato. E comunque tutto è cambiato e fanculo. Anche se adesso ancora è notte e ancora ci penso.
Come non tenere conto-rifiutare-allontanare più o meno volontariamente tutti quelli che mi stanno dietro, e che mi si complimentano, e che mi dicono 'Ma che begli occhi che hai' anche se non ascoltano Dente. Come io diventare tutto a un tratto stronza perchè invece voglio chi dietro non mi sta.
Poi mi viene da chiedermi se tutte le luci spezzate come te. Se tutte le cose sbagliate come te. Se tutti poi vanno a Parigi e fanno l'amore nella camera di qualche hotel come mandrilli squamati. Se.
In fondo mi piace radicalmente essere. Devi essere come un ghepardo feroce che si appresta ad addentare una leggiadra gazzella. In Sudafrica.


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