lunedì 1 marzo 2010

LOW PROFILE

Mi dici che non è uno strazio anche se i palchi sono troppo alti, sono edifici antisismici in una bufera. e se ti ricordi di me perchè ti fa male la bocca. gli ombrelli sfasciati attiravano la nostra attenzione ma erano invendibili. un detergente intimo per dimeticarti di tutto. Che anche se sei diventata una donna bionica ti si arrugginiscono le guance. i rosari appesi agli specchietti retrovisori non so se funzionano. In poche parole volgari, mi capita raramente di pensarti. Chi sarà di noi la memoria dei viaggi in macchina ascoltando Vinicio Capossela. sarai un monumento nelle mie viscere. darò il tuo nome a migliaia di piazze e a milioni di vie. La materia grigia nelle betoniere e misurare col sismografo il rumore di frizione che sfrega o i nostri cuori che tossiscono, come per attirare l'attenzione. La melodia che hai composto andando via. Sorvoleremo ancora i falchi e i camion nella periferia di Siena, non andremo ad abitare a Berlino. però forse nuoteremo a rana nei canali di scolo di Venezia e poi ci faremo ricoverare nella stessa stanza. non moriremo tra le braccia di questa città. Mi hai scritto una cosa stanotte che l'ho letta quando mi sono svegliato. Ogni tanto ti piace spedirmi contro i tuoi aerei strappalacrime di carta riciclata. A volte pensi che siamo come quegli animali dei documentari che non si capisce mai se si stanno massacrando o stanno facendo l'amore.
V.B.
pagina sessantacinque

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