TIZIANO: L'America era un paese orribile agli occhi dei giovani come me. C'era già la guerra in Vietnam. L'America era tutto il contrario di quello che sognavamo. Non devi poi dimenticare che io sono cresciuto col Che, con Che Guevara.
FOLCO: Ah, erano quei tempi lì?
TIZIANO: E col mito di quel barbone, avvocato di buona famiglia...
FOLCO: Fidel Castro?
TIZIANO: Sì, che guida una banda di scalzacani contro la superpotenza americana che appoggiava il dittatore Batista. Lo rovescia e dichiara Cuba una Repubblica socialista. Interessante, no?
E ancora più interessante era quest'altro che credeva nella rivoluzione permanente e la voleva portare in tutta l'America Latina, lui che era argentino. Finisce la rivoluzione di Castro, Castro lo fa ministro, ambasciatore, tutto quello che vuole. Invece il Che riparte con un fucile in spalla e quattro compagni a liberare l'America Latina, dove ogni paese aveva un dittatore sostenuto dagli Stati Uniti. Sai, è per questo che i ragazzi ancora oggi, senza saperlo, hanno la sua faccia sulle loro t-shirt. Quello era un eroe! Poi la sua morte è diventata una saga. Uscirono i suoi diari. Erano la cosa più commovente che tu avessi mai potuto leggere, i diari di Che Guevara. E noi siamo cresciuti con questi eroi.
Scusa, Folco, devo smettere. Vado a letto, oggi non è giornata.
FOLCO: Smetti, smetti. Dopo si ripiglia il discorso.
da LA FINE E' IL MIO INIZIO