mercoledì 29 luglio 2009

Indocti saepe superbi sunt

Persone noiose, da etichettare come triviali ne siamo circondati. I soliti discorsi , le solite usanze. Oh Gesù, ci manca solo che ci mettiamo a parlare tramite proverbi, si sta aprendo una voragine sempre più profonda mi viene da gridare S.O.S, anzi adesso vado sul balcone e lo grido. Il decoro, il buongusto, ma tenetevelo per voi. Così persi nell'ambire a qualcosa che vi siete dimenticati che cosa. La vostra concezione di Bellezza è profonda come il bisogno di una talpa di scavare buche nel terreno, non ho bisogno della vostra compagnia, non so che farmene del vostro perbenismo, usatevelo voi se davvero vi fa stare in armonia col creato! Excuse moi, adesso mi mando al diavolo da sola.

Aldo Palazzeschi

LE BEGHINE (sappiate modernizzarlo)
Frammenti di penne di struzzo,
tentennanti
polverose,intignate, su piccoli cestini
in forma di nido d'uccello;
questa è a un dipresso
la forma del loro cappello.
Roselline consumate, scolorite,
indecifrabili tinte,
stinte e ritinte;
fiorellini impossibili
a ciuffettini a mazzettini,
velettine come ragnatele,
tutte bucherellate,
su sulla fornte rialzate,
e molto tirate;
di dietro un nodino col suo ciondolino.
[...]
Ma tutte, tutte
siete un pochino studiate.
Come mi piace di guardarvi!
Vi aggirate, vi aggirate
piene di compunzione,
d'importanza e di pratica,
piene di etichetta,
per la vostra reggia prediletta. [...]
Inchini secchi
di gambe irrigidite.
Mi sembra di sognare
alle decrepite reggie
di spodestati re centenari,
che tutto crepita crepita.
V'alzate, andate, venite,
v'inchinate, v'inchinate,
vi inginocchiate.

Le vostre facce
sono pugni di rughe,
i vostri colli sbucano,
si muovono fra i cenci,
come colli di tartarughe.
I vostri occhi quilquiano
dalle infossature,
con fare di puntiglio,
di sussiego, di piccosità,
di superiorità,
per la vostra interiore
grande sicurità.
Dite, nella purità
siete così avvizzite,
o nel vizio?
Come riconoscere
dai vostri avanzi?
Eppure siete ancora civette! [...]
avete il vestito per le feste,
e le feste siete meste,
meste e cocciute;
la gente che rimepie
la chiesa di colori
vi urta, vi dà noia,
non è più la vostra casa,
dove dovete regnare,
la vostra reggia,
perchè in ognuna di voi
c'è un fondo di regalità grottesca. [...]

Cosa foste? Cosa siete? [...]
Come siete ridotte!
V'intanaste nell'ostinazione
della purità, o nessuna vi volle?
O conoscete bene l'amore?
Ecco il mistero
che m'interessa in voi.
L'amore! Voi!
Quanti anni sono ormai?
Io penso a denudarvi,
cavarvi i vecchi giacchetti sbiaditi;
i sudici panciotti
che v'ammassaste addosso
per la paura delle polmoniti,
spogliarvi, spogliarvi
di quel sudicio fasciume,
e avervi nude dinanzi:
gobbe, torte, mostruose,
farvi rinascere per un istante solo
un brivido del più orribile desiderio,
vedervi ballettare dinanzi sconciamente,
stampellare ridendo aizzate,
le più vergini vorrei, magari quella
che non fu toccata mai,
e darvi i miei vent'anni!
Sentirvi sotto cigolare,
stridere, pestarvi,
darvi la più orribile gioia,
il più feroce martirio!
(Le vostre bocche
sdentate, sinuose,
mi fanno vedere
libidini mostruose).
Contaminarvi tutte,
tutte,darvi odio amore scherno,
perdervi, gettare in un sol pugno,
al vento, tutte le vostre preghiere,
eppoi lasciarvi ridendo!
[...]

Di cosa si tratta? Si tratta di stanchezza fondamentalmente, un nodo cardine del '900 -ma anche veramente tanto del 2000, se mi è concesso-, qui declinata chiaramente contro la società, le parole chiave?! Vetusta, ossificata e obsoleta, vena distruttiva contro i borghesi. In altre parole un omaggio al titolo del mio blog!

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