venerdì 9 dicembre 2011

Se non mi sveli subito i tuoi lineamenti celestiali, io ti strapperò la tua perfida maschera!

"A noi due".
Ma, appunto, lui e Andrée erano due solo al letto, solo in quella camera azzurra che con una sorta di sfrenatezza - per usare le parole del giornalista - impregnavano del loro odore.
Non erano mai stati due in nessun altro posto, se non quando avevano fatto l'amore la prima volta, fra l'erba alta e le ortiche al margine del bosco di Sarelle.
"Se lei non l'amava, come spiega...".



Che cosa intendevano per "amare"? Il professor Bigot - lui che intendeva restare su un piano scientifico - avrebbe saputo dare una definizione di quella parola? Avrebbe potuto dire in che modo sua figlia, che si era sposata da poco, amava il marito?
E il piccolo giudice Diem, con la sua aureola di capelli scarmigliati? La moglie gli aveva appena dato il primo figlio, e di certo gli capitava - come a tutti i giovani padri, e come era capitato anche a Tony - di doversi alzare la notte per dargli il biberon. Come l'amava, lui, sua moglie?
Per rispondere, bisognava poter raccontare momenti che non si raccontano, momenti come quelli che Tony aveva vissuto alle Sables.
George Simenon
La camera azzurra

Dicano pure, a noi che importa?
Sotto la maschera tutte le condizioni sono uguali!
La maschera non ha né anima, né titoli;
c'è il corpo:
e se la maschera cela i lineamenti
toglie arditamente la maschera ai sentimenti.

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