domenica 9 gennaio 2011

Caffè nero e forte senza zucchero


Allora, sono dell'opinione che bisogna sempre cercare qualche motivazione per cui vivere se ogni tanto ti ritrovi lì un pò rimbambito e non ti ricordi più perchè lo fai. Come in Manhattan.
Ma sono ancor più dell'opinione che bisogna leggere Anna Karenina in almeno tre diversi momenti della vita. Fondamentalmente per arrivare ad avere un chiaro specchio della linfa vitale che percorre i rapporti umani e che li fa cambiare, evolvere e poi forse finire.
Dico Anna Karenina perchè Anna Karenina è il massimo della concretezza che si possa raggiungere in un'opera d'arte, astratta in qualche modo per sua stessa definizione. Capite che non si tratta qui di descrivere semplicemente i sentimenti, così, in generale. No, qui si descrivono le minime intenzioni che stanno dietro i sentimenti, i piccoli invisibili scatti nervosi, i più umani gesti e sottili pensieri che accompagnano una disposizione d'animo felice così come una triste. E solo i russi lo sanno fare. Bhè forse non solo i russi, ma io non ho mai letto altro tipo di scrittore che lo sappia fare meglio. Non so cosa avevano nel sangue, cosa respiravano in quell'aria ottocentesca lassù al freddo, ma loro per me sono indiscutibilmente il paradigma dell'eccellenza.
Ah, ehmmm, bhè dev'essere ottimistico. Perchè vale la pena di vivere? Un'ottima domanda...Bhè ci sono certe cose per cui vale la pena di vivere, ehmmm, per esempio, ok, ah per me, io direi, la vecchia prosa russa per dirne una, l'amore di Anna Karenina...(poi certo le incredibili mele e pere di Cezanne).

"Ma io non voglio sapere!" quasi gridò lei. "Non voglio. Mi pento forse di quel che ho fatto? No, no e no. E se si ricominciasse daccapo sarebbe lo stesso. Per noi, per me e per voi una sola cosa è importante: se ci amiamo a vicenda. E non ci sono altre considerazioni. Perchè abitiamo qui separati e non ci vediamo? Perchè non posso andare a teatro? Io ti amo e non m'importa di niente," disse in russo dopo averlo guardato con un particolare fulgore degli occhi a lui incomprensibile, "se tu non sei cambiato. Perchè non mi guardi?"

Capite, così poi uno rimane tranquillo per un pò, prima che il pendolo torni a oscillare dalla parte sbagliata e non è costretto a sentirsi per sempre Roquentin.
Konstantin Dmitrič Levin, una pietra miliare, come sempre.
Love, Vic
Comunque, per rimanere sempre in ambito sputa-sentenze da profana quale sono, per me Manhattan è senza dubbio il miglior finale uscito dal gulliver di Woody Allen e forse non solo.


3 commenti:

  1. Intanto ti ringrazio, mi hai dato uno spunto per poter cominciare a guardare Woody Allen.
    Potrei iniziare dall'ultimo film, secondo tanti, ma sarebbe stato probabilmente come mangiare soltanto il rivolino di panna montata sopra i dolci, mentre un buon dolce va iniziato dalla guarnizione nel piatto per poter assaporare il resto.

    Concordo con te sulla tua prima frase: penso anche valga la pena vivere anche per il solo motivo di capire per cosa vale la pena vivere. Non trovi?
    Per trovare sempre più motivi.
    Il caffè e i 5 minuti di relax annessi.
    Il profumo di una persona che desideri.
    Il sole.
    Tutte cose che per me fanno stare il pendolo dalla parte giusta.

    Se avessi potuto conoscere Sartre, gli avrei regalato una X Box.
    Magari si sarebbe liberato un po' sparando a un paio di alieni...alieni, borghesi...spesso siamo lì. Dove non poteva arrivare l'arte, avrebbe potuto un fucile a positroni.
    Scusami, castronerie.
    Ma senza di queste non si possono apprezzare le belle cose, in fondo.

    RispondiElimina
  2. eh sì, è sempre tutto un gioco di contraddizioni da sempre e per sempre, Sartre con l'xbox chissà, mi sa che poi non avrebbe più combinato nulla!
    Ad ogni modo, l'ultimissimo di Woody Allen non l'ho visto, ma neanche ci tengo più di tanto, io ti consiglierei di non partire dai più recenti, non reggono proprio il confronto con la maggior parte dei precedenti!

    RispondiElimina
  3. Seguirò il consiglio, grazie :)

    Vero, forse non avrebbe combinato nulla, o forse avrebbe scritto assieme ad Asimov il "Ciclo dei Robot".
    Chissà se ho lasciato fuori dal garage la DeLorean.

    RispondiElimina