Sta di fatto che ci sono dei problemi.
Le angolazioni che assumevano i nostri corpi quando il gallo cantava tre volte e bisognava svegliarsi per forza, già. No aspetta ancora un attimo, e gli spazi si organizzavano. Aspetta. Ti dicevo, o lo pensavo solamente, è lo stesso.
Sta di fatto che ora mi manchi.
Mi manchi, miseria. Lo dico poco, per niente e lo penso spesso. Sembro appena tornata da un giardino di giacinti, la conosci la leggenda su questo fiore? Ho i capelli umidi, sarà il caldo. Umidi e tutto il resto. Le parole falliscono il loro compito e tutto il resto. E' il caldo.
Sto nel mio giardino che non è imparentato in alcun modo con quello dei giacinti, seduta e a prendere caldo, e indipendentemente dal caldo mi viene impossibile evitare di pensare alle seccature della vita, a Laforgue.
Già gli estivi corvi la lor salmodia han mischiato ai rintocchi delle nostre campane... boschetti degli ameni rifugi, ormai addio.
Neri corvi volano sopra la mia testa attaccata a questo mio corpo seduto qui. Ridracchiano.
Può darsi di me.
Arrivano pensieri geometrici, rivedo le angolazioni, i corvi volano paralleli e i nostri arti superiori rette che si intersecavano.
Può persino e benissimo darsi che questa strana geometria irregolare fosse una delle poche cose in grado di prendere la felicità al cappio impedendole di fare la spudorata come suo costume, quando si comporta da toccata e fuga in re minore, lasciandoti al più con dei corvi peciosi che gracchiano maleducati alla tua finestra. Io ho questa impressione.
Esiste una certa teoria di una certa sacra geometria delle unioni. La dualità è attributo femminile, il simbolo dell'uomo è l'unità. Solo in tal modo si ottiene la Trinità, senza di cui non è possibile il focolare domestico.
Mi è capitato uno in questo senso troppo ateo.
Ah! Destino banale! Tutto brilla e poi passa, ci adesco d'infinito con il Vero e l'Amore; e così andremo finché a sua volta scoppi ai cieli sparsa la terra senza che ombra sua rimanga.
VIC