Io amo i Radiohead checcazzo. E non perchè conosco due canzoni estrapolate dagli album più orecchiabili che hanno inciso, ma perchè quasi ogni singola parola presente nei testi scritti da Thom Yorke nasconde tutto un dedalo di significati con innumerevoli rimandi ad autori della letteratura di classe A come George Orwell o Douglas Adams, senza citare tutto il suo impegno profuso verso temi strettamente attuali quali la politica, la questione ambientale e vattelapesca (molto Catcher in the rye ^^), ma adesso non voglio sembrare dannatamente retorica facendolo passare per il paladino delle balene, dicevo questo solo per tenere presente che quando si parla di Radiohead (cito più che altro Thom perchè fondamentalmente è lui il solo parolaio magico, a parte qualche eccezione) si parla di un gruppo con un certo spessore e sentire il loro nome accostato a quello di Vasco Rossi, mi fa venire un pò di Nausea, tanto per restare fedeli al luogo su cui sto scrivendo. Più che altro, nel caso particolare, sentire che Vasco Rossi ha inciso una cover di Creep!, storico debut single della band di Oxford, risalente ormai al lontano 1992 o '93, non ricordo con precisione, comunque quelli erano gli anni. E io, se vi interessa saperlo, ne avevo 3 o 4 ^^. Comunque, iniziamo dal titolo, Creep vs. Ad ogni costo. No, Vasco no, non ci siamo, forse è meglio se continui a cercare un senso a questa vita, a questa voglia e a questa storia...ma perchè 'creep' è un termine che conserva una certa pregnanza di significato; to creep significa, tra le varie cose, essere alla deriva, strisciare, era un termine che agli inizi degli anni '90 aveva un certo un senso in quanto era il portavoce di quello stato di spleen che immediatamente ci viene in mente pensando a Kurt Cobain e alle sue canzoni, infatti, destino vuole: 1989, Negative Creep, presente in The Bleach. Pochi disperati versi, ma altrettanto disperatamente chiari: This is out of our range and grown, this is getting to be drone! I'm a negative creep and I'm stoned!
Significa arrivare ad un punto dove il significato di ogni cosa che ci circonda sembra sfumare in un universo parallelo verso il quale ci è negato l'accesso, significa non trovare più valore nelle cose che si fanno, ritrovarsi drone e quindi dimenticare se stessi con le droghe, autocommiserarsi, e il modo migliore per farlo sarà per Kurt Cobain come per Yorke attraverso i versi di una stramaledettissima canzone. Ma in primis bisogna porre una netta linea di separazione tra i due casi: Cobain e Yorke centrano come la zuppa con il pan bagnato direbbe la Ventura ^^, ok scusate questa breve digressione, ma la sostanza è quella: Yorke non non può essere imprigionato certo nell'archetipo della rock star maledetta, che si droga e ha mille donne, non lui, da sempre fedele alla sua Rachel e diffidente verso quel tipo di mondo e sinceramente non so neanche se a quell'altezza al giovane letterato di Oxford potessero interessare Kurt Cobain e i suoi mille problemi esistenziali che lo condussero dove tutti ben sappiamo. A proposito esiste un interessante frammento di un'intervista rilasciata da Yorke che dice: "Avevo qualche problema a essere uomo negli anni Novanta. D'altra parte, ogni uomo sensibile o cosciente del mistero della femminilità dovrebbe avere problemi, in generale. Essere virili senza sembrare un rozzo musicista hard rock è difficile...non so, è una cosa che si legge nella musica che scriviamo: non effeminata, ma tutt'altro che brutale nella sua arroganza. Ecco, è una delle cose che cerco sempre: affermarmi come una persona sensuale e negarla alla disperata, subito dopo." Certo è che i Nirvana fanno parte della storia e certi mood vengono percepiti e immaganizzati in modo a volte del tutto inconsapevole, quindi era difficile eludere quest'orizzonte di inadeguatezza verso l'esistenza, così com'era difficile, per uno studente di lettere, non curarsi di quanto Baudelaire aveva scritto nei suoi fiori del male. Solo che nella Creep firmata da Yorke tutta questa commiserazione è trasfigurata sotto forma di 'pena d'amore', tanto struggente che quasi quasi mi viene da pensare che il ragazzetto volesse un pò prenderci in giro: I don't care if it hurts, I wanna have control, I want a perfect body...You're so fuckin' special. Effettivamente più che Baudelaire, sembra Dante stilnovista che descrive la sua Beatrice, spinto da questo suo irrefrenabile amore assoluto e disinteressato, lontano da ogni forma di concretezza o contingenza, chissà che Thom non abbia pensato proprio a questo quando tra i primi versi ritroviamo You're just like an angel, your skin makes me cry. Effettivamente non è che era poi così tanto 'creep' come dice. Ma torniamo a Vasco Rossi e al suo titolo: 'Ad ogni costo', bhè più o meno l'impatto e le osservazioni da fare sono le stesse, voi cosa ne dite?! Ad ogni costo aka 'Diamo tutti i soldi che vuole all'inglese per pagargli i diritti della sua canzone'. Adesso, io no voglio stare qui a criticarlo a priori presupponendo che ogni canzone debba avere chissà quale presupposto filosofico-letterario per essere definita bella, per carità, sai che inevitabile rompimento di palle se così fosse, mai prendersi troppo sul serio, tuttavia vorrei che Vasco avendo la volontà di fare una cover di una canzone che nel bene o nel male (poi spiegherò perchè nel male) è diventata una sorta di manifesto generazionale, tenga presente di aver fatto un pò la figura se non del creep, del jerk. Dai, lui che canta "Guarda che lo so, che gli occhi cha hai non sono sinceri neanche quando ti svegli na-na-na tanto è lo stesso, soffro anche spesso", rima compresa, non ci restituisce le stesse emozioni, Creep era diventata una sorta di baluardo da urlare a squarciagola per ogni momento in cui ci sente schifosamente inadeguati, in cui sentiamo il cuore implodere, come se cantando quelle parole potessimo esserne in qualche modo confortati e con Vasco Rossi non funziona allo stesso modo, ma questo rimane sempre il mio punto di vista, ad ogni modo. E Creep del resto è rimasta così impressa nell'immaginario comune, soprattutto appena dopo la sua uscita, da rischiare di essere come una prigione da cui la band faticava ad uscire. Nel senso che inevitabilmente ha finito per intrappolare Yorke nello stereotipo del cantante depresso e frignone, quasi un portavoce di tutti gli 'sfigati' che si sentivano come lui, quando invece risulterà essere ben altro il suo canzoniere. E' proprio per questo motivo che lui e il gruppo si rifiutarono di suonarla dal vivo nell'arco di anni dal 1998 al 2006, arrivando addirittura a chiamarla in privato 'crap' cioè merda, detto in poche parole. Ora, alla luce di questo aneddoto, io arrivo a sperare che Yorke si sia accordato con il Vasco tanto amato dagli italiani perchè-è-un-grande-poeta (sì, T.S.Eliot!!!) e gli abbia permesso di farne una cover, proprio perchè si tratta di una canzone che a loro rimarrà sempre cara, in quanto li ha consacrati al successo, tuttavia che rappresenta anche, fin dagli esordi della loro carriera, una sorta di alone dal quale volevano fuggire. In realtà penso che le questioni commerciali/economiche abbiano ben più peso in questo gioco, ma cosa volete, io rimango un' eterna innamorata dell' art for art's sake!
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