domenica 30 maggio 2010

MOpe


Dentro il mare. C'era da non crederlo. L'appestato e putrido mare, ricettacolo di orrori, e antropofago mostro abissale - antico e pagano- da sempre temuto e adesso, d'improvviso
t'invitano, come a una passeggiata, ti ordinano, perchè è una cura, ti spingono con implacabile cortesia
dentro il mare. E' la cura alla moda, ormai. Mare preferibilmente freddo e fortemente salino e mosso, giachcè l'onda fa parte integrante della cura, per ciò che di temibile porta con sè, tecnicamente da superare e moralmente da dominare, in una sfida paurosa, a ben pensarci, paurosa. Tutto nella certezza - diciamo nella convinzione - che il grande grembo marino possa spezzare l'involucro della malattia, riattivare i canali della vita, moltiplicare il salvifico secernere delle ghinadole centrali e periferiche
linimento ideali per idrofobi, malinconici, impotenti, anemici, solitari, malvagi, invidiosi,
e pazzi. Come il pazzo che portarono, a Brixton, sotto lo sguardo impermeabile di dottori e scienziati, e immerso di forza nell'acqua gelata, squassata dalle onde, e poi tirato fuori e, misurate reazioni e controreazioni, di nuovo immerso, con la forza, beninteso,
otto gradi centigradi, la testa sotto l'acqua, lui che riemerge come un urlo e la forza animale con cui si libera di infermieri e addetti vari, tutti nuotatori esperti, ma non serve a nulla contro il cieco furore dell'animale, che scappa- scappa - correndo nell'acqua, nudo, e gridando il furore di quella pena micidiale, la vergogna, il terrore. Tutta la spiaggia gelata dal turbamento, mentre quell'animale corre e corre, e le donne, da lontano, girano lo sguardo, benchè certo vorrebbero vedere, eccome vorrebbero vedere, la bestia e la sua corsa, e, diciamolo, la sua nudità, proprio quella, la sconnessa nudità che brancola nel mare, addirittura bella in quella luce grigia, di una bellezza che perfora anni di santa educazione e colleggi e rossori e dritta va dove deve andare, su per i nervi di timide donne che nel segreto di gonne enormi e candide
le donne. Il mare sembrava, tutto d'un tratto, averle aspettate da sempre. A credere ai medici, stava lì, da millenni, perfezionandosi pazientemente, nell'unico preciso intento di offrirsi come unguento miracoloso da offrire alle loro pene, dell'animo e del corpo. Così come andavano ripetendo in salotti impeccabili, a mariti e padri impeccabili, gli impeccabili dottori, sorseggiando tè, e misurando le parole, per spiegare, con paradossale cortesia, che lo schifo del mare, e lo choc, e il terrore, era, in vero, serafica cura, per sterilità anoressie, sfinimenti nervosi, menopause, sovraeccitazioni, inquietudini, insonnie. Ideale esperienza per sanare i turbamenti della giovinezza e preparare alla fatica dei muliebri doveri.

Nessun commento:

Posta un commento