Paolo Rossi
...Però vedi, caro Dario, quarant'anni fa la censura ti censurava censurandoti, non lasciandoti gridare nemmeno: " Aiuto, mi stanno censurando.". Cosa che adesso puoi urlare, trasmettere, scrivere, comunicare. Tanto non c'è più nessuno in grado di comprendere e ascoltare. Quarant'anni fa le parole oltre a un suono, un respiro, una forza avevano anche un significato. Comunista voleva dire comunista. Fascista voleva dire fascista. Oggi c'è il "comunquista": comunista che dal Suv, con il megacellulare, fa telefonate di sinistra. E c'è il "fascistra": uomo di destra che quando parla con un cardinale diventa all'improvviso di sinistra. E poi quarant'anni fa, Dario, c'era il re e c'era il buffone, e ognuno faceva il suo. Oggi il re vuol fare tutto lui. Comunque Dario, io sono sempre sulla stradas dove mi hai insegnato a stare. Quello che da te ho imparato, ad altri adesso sto ad insegnare. Sono con una compagnia che recita D'ora in poi ( come sarebbe se fosse diverso?)... Sai, avrei potuto fare un monologo sul precariato, riempire i teatri e dividere con pochi. Mi è parso più giusto per quelle idee così dovermi comportare, dato che poi corre voce in giro - lo dico anch'io - che tra un pò il Mistero Buffo dovrei rifare. Per questo, ancor di più mi comporto così. E più ci penso, più credo che gli anni Settanta devono ancora cominciare.
Ora faccio la parte di Facchinetti - pardonnez moi - : sosteniamo e andiamo a vedere il buon teatro italiano!
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