"Magari ti porto anche in Tibet e ci facciamo sopprimere dal governo cinese. Tra di noi potrebbe finire con una constatazione amichevole, con una constatazione del nostro niente. Sciolte nell'acido le nostre resistenze. e per favore stai attenta che non ti stuprino. Fraintendersi. Fraintendersi. Fiammiferi per i funerali di quei quintali di foglie morte. Dio dei cieli nebbiosi e dei terreni letamati. dicevi - Da questo posto ce ne dobbiamo andare tutti e due e soprattutto io. - Rovinosamente realizzavo i miei sogni più incredibili. e adesso siamo nei treni e nelle macchine che scappano dalle nostre ex città. che per rivederci siamo diventati involontariamente tra i maggiori azionisit di trenitalia. E viviamo come degli alluvionati, nelle nostre scelte esasperate, nel crollare delle mensole attaccate di notte, nelle poche confidenze, nei posti dove non ti aspettavano. Dove lavorerai, se mai lavorerai. E gli occhi sono delle specie di vetrine, ma senza i manichini dietro. Ti auguro un patetico natale. moriremo per folgorazione appesi ai cavi dell'alta tensione per distrazione e abiteremo per qualche anno nel nylon, come la frutta ammaccata della standa. E le tue mani in frigorifero e il nostro amore lancinante. credi di piangere ma era che pioveva un pò per tutti. Mi scrivi che linciavate gli alberi a novembre perchè vi restituissero i palloni da calcio. Mi scrivi delle cose allegre e struggenti. Coniviviamo come degl animali, io e te e i nostri scudi di plexigas. Io te e il tuo cellulare. poi ti dico anche che non è detto che ho ragione anche se parlo convinto. Respiriamo profondamente come i monaci buddhisti, per non farsi andare di traverso l'universo. Ti regalo le lune che non sono ancora piene. Il ponte vecchio di Firenze. Anche se dici che Firenze no ti piace più di tanto.
Mi sono bagnata un dito con la saliva per capire da che parte tossiva il vento, ma non c'era vento. Dai tombini ci guardano alcuni bambini. Piove nelle cabine elettorali. E ci schieriamo contro le nuvole contro i contribuenti. Ti ricordi quando volavamo sulle ortiche. Ti tratterò male e tu mi affogherai. Delle nuvole cariche di pioggia ci inseguono. Avevo una cosa da scrivere che mi sono dimenticato, e le assi rotte del palco mi facevano un pò paura. Ho scritto col catrame sulle strade di Milano che mi mancherai. E per metterti allegria ho costruito una casa in camera nostra coi libri di Pasolini. Ti sei accorta che è sempre settembre, che adesso dobbiamo trovare qualche altra America e una camera meno rumorosa con una finestra che dà sull'interno. Le altalene sono appese ai fili spinati, ai tuoi dubbi. Tu e i tuoi piatti rotti. Tu e i tuoi letti rotti. e le nostre fughe solitarie."
Vasco Brondi
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