domenica 21 novembre 2010

SIAMO STATI ABORTITI


Da parecchio ormai non scrivo cuàssopra. Il fatto è che ho avuto una settimana pazzesca, piena di cose fantastiche, irripetibili, meravigliose, accattivanti, acuminate e potrei proseguire oltre... non fosse altro che per il concerto dei National del 16 novembre all'Alcatraz! Pazzesco sul serio, tanto che mi spiace un sacco per chi non c'era, mi spiace ancora di più per chi non conosce o non ama i National, ma si capisce che ognuno fa le sue personali scelte di vita. A tal proposito poi, venerdì sono andata alla Fnac a vedere Vasco Brondi che presentava il suo nuovo cd. Per il momento chiamiamola felicità. Per il momento.
E in modo confuso (dico confuso perchè, poverino, avrà anche tante qualità questo ragazzo -tra cui l'essere emiliano- ma non brilla certo di capacità oratoria) ha detto varie cose, confesso che era difficile cavare fuori un qualche concetto preciso e conciso da quella matassa, però mi è piaciuto il suo insulto a Eros Ramazzotti. Mi è piaciuto perchè ormai sarà anche chiaro che io sono una che il mondo spesso le sta sulle palle e deve criticarlo e certamente in questo caso Eros Ramazzotti era, se mi è permesso dirlo, una sorta di correlativo oggettivo alla Montale di tutta la feccia musicale italiana e non. Ecco, l'intervistatore (peraltro un montato che ha tirato fuori tutte quelle domande da fighetto giornalista niente a che vedere con il precedente incontro assistito da Philopat, celeberrimo autore di Costretti a sanguinare) chiede "Questo disco è stato definito sicuramente più politico del precedente, è così?" e lui tra "va bhè", "cioè", "insomma", ha fatto capire qualcosa del genere: che la politica in senso stretto è parlare di niente, evitare appena possibile gli accenni alle cose che veramente contano facendo continue digressioni sul nulla e in questo senso lui in fondo non è un musicista molto politico mentre Eros Ramazzotti, lui sì cazzo che è politico!
Le solite cose, i soliti frammenti vascobrondiani tra crocefissi appesi ai colli e treni di periferia e, sinceramente, all'inizio questa cosa mi disturbava alquanto perchè, diamine, non puoi fare un secondo cd che è praticamente identico al primo. Ora invece apprezzo la scelta. Il motivo è che fondamentalmente il messaggio che ha dato è questo "Io faccio solo quel cazzo che mi piace, quelle canzoni sono io, sono ciò che mi viene naturale, non vado a inventarmi chissà quali strategie di mercato per vendere di più o per stupire la critica, neanche le major quasi arrivano a tanto, io neanche so se ci voglio creare davvero una carriera attorno a questo". Con quella giusta punta di disprezzo di fronte a detrattori spesso troppo prevedibili e scontati e un'assoluta e incontaminata onestà e purezza. Soprattutto questo davvero! mi ha colpito la sincerità con cui ha detto queste cose, che in fondo sono già state ripetute da altri mille mille volte: del tipo "Io non mi vendo", ma in realtà non ci crede nessuno. Quindi alla fine sono uscita pensando semplicemente "Bravo, hai fatto bene a fare quel diavolo che volevi!". Sono uscita anche senza comprare il cd nuovo, ma solo perchè non avevo soldi, lo farò presto. E poi i suoi frammenti vascobrondiani così simpaticamente presi per il culo un pò da chiunque -me compresa nell'ultimo periodo- sentiti cantare dal vivo fanno il loro sporco effetto. Come dicono quelli di "Indie intellectual chic mod col cardigan" (boh penso di non aver detto proprio in ordine tutte le parti), che del resto sono quasi sicura odino Vasco Brondi e proprio per questo li cito qui: fottesega. Spero non mi querelino per averli citati.
Ci terrei anche a parlare di altre coinvolgenti avventure, come quella volta che Matt Berninger, ormai in totale balia del suo vino, decise di lanciarsi sulla transenna e cantarci "I'm Mr. November, I won't fuck us over" a un palmo di naso, facendoci venire quasi un infarto per l'emozione come cinquantenni in menopausa che vanno al concerto del cantante più politico italiano per la prima volta nella loro vita, ma il tempo è tiranno. Mi duole dirlo, ma ho ancora una carriera scolastica intrapresa e che prima o poi dovrò anche portare a termine, per non dare un dispiacere ai miei genitori.
Vic (Beckham)

PS: "E' entrato dentro qualcosa che è più grande di lui".

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