lunedì 30 agosto 2010

YOU DON'T HAVE TO WEAR THAT DRESS TONIGHT



I treni sono dei pessimi luoghi su cui rimuginare, in generale.
Primo, perchè sono luoghi pubblici per così dire e, per esempio, metti che uno voglia mettersi a piangere, un'azione come tante, si troverà tutt'un tratto imbarazzato, con tanti piccoli occhi scrutatori, per lo più orientali, puntati addosso: questo è certo sconveniente.
Secondo, perchè il treno è in movimento e tu sei ferma e il cervello si muove più velocemente del treno, tutto un gioco contrapposto di incastri, capite, scatole dentro scatole.
L'immobilità del corpo costringe le sinapsi a inevitabili acrobazie rimuginanti e la mobilità del treno, coadiuvata dalle appena citate sinapsi acrobate da circo, non so perchè, stringe sui condotti lacrimali. Saranno tutte quelle distese di verde verdi che scorrono troppo veloci e senza sorprese oltre i finestrini incrostati a cui è appeso l'adesivo: CARROZZA CLIMATIZZATA, APRIRE SOLO IN CASO DI NECESSITA'; sarà senz'altro quello.
L'immobilità del corpo funziona da carrozza non climatizzata sul cervello, sempre tanto per fare un esempio. E allora quello cosa fa?! Trasuda immagini, pensieri, e immobilità ripescandole un pò come vengono dall' Esperienza più recente e se durante tutto questo lavorio ti trovi, per appunto, su un treno - regionale 2206 delle 18.25 diretto a Milano C.le, per onestà di informazione - succede che ti ritrovi in una situazione non molto felice perchè da lì non ci scappi e poi non puoi neanche piangere, tra le varie cose. No, rimani, col tuo didietro incollato al sedile blu punzecchioso e pensi.
Pensi - per esempio - a quanto piacevole sia l'aria condizionata e come il mondo risulterebbe splendente di luce propria se non esistesse l'immobilità del corpo.
(Fermi alla STAZIONE DI PARMA da interminabili minuti, si prospetta un viaggio più lungo del solito).
Tante immobilità del corpo e tutte coi loro diversi gradi di danneggiamento che possono provocare.
Santo cielo, a chi non è mai capitato di desiderare tanto una cosa e in seguito dovervi rinunciare a causa di quell'impedimento?! Condizione disgustosamente troppo umana.
Bastava aprir bocca al momento giusto ordinare ai muscoli del corpo tanto bene organizzati nella loro fitta rete di tessuti e filamenti di darsi una mossa muovere il culo bastava alzarsi in piedi e scattare essere un pò meno umani correre a perdifiato gridare qualcosa qualsiasi cosa sentirsi Thelma e Louise quando con immensa necessità decidono di precipitare nel Gran Canyon con la macchina e tutto il resto la foto che svolazza via perchè capite può darsi che mentre precipitavano si sentissero davvero felici. Bastava.
Potevano bastare un sacco di cose insomma, ma non importa se alla fine la tua umanità ti fa assomigliare a qualcosa come un muro -per esempio - di quelli massicci e robusti che costruivano un tempo, a osservare, e immobile.
Ho pensato che ci si può ricoprire di calce e fingere di essere una montagnetta di mattoni messi sù a casaccio, che differenza volete che ci sia?!
Ho pensato che i paesaggi che si vedono al di là dei finestrini dei treni siano sul serio senza sorprese: i campi di grano, gli alberi in fila tutti uguali che scorrono senza darti il tempo di fissarli, le rinunce in fila tutte uguali senza darti il tempo di chiederti Ne vale poi la pena?
Lasciare andare le cose, farle precipitare in un burrone insieme a Thelma e Louise mentre tu sei fermo (- che stronzata da vigliacchi - ho pensato), finchè arrivi a un punto che neanche ti accorgi più che stia accadendo, voglio dire, il momento dopo sei già lì occupato nelle tue piccole cosette rassicuranti, preoccupato solo di non fare eccessive figure di merda e BASTA, non ti accorgi più. Ho pensato che è soprattutto questo.
Il treno è un posto strano dove stare: in quel mentre quando non sei da nessuna parte, solo diretto da qualche parte, ti costringe a essere un pò più onesto con te stesso.
E' anche questo soprattutto (l'onestà) (che ci manca).
E comunque, STAZIONE DI PIACENZA.
Vic

Nessun commento:

Posta un commento