http://www.youtube.com/watch?v=BTP490Cw1C4
Se mai dovessi scrivere un libro, inizierà così: Era una che non sopportava i congiuntivi e le persone che le dicevano che un giorno sarebbe stata bene e avrebbe avuto quello che meritava. Non sopportava 'un giorno'.
E poi lascio tutta la pagina bianca.
Anche quella dopo intanto che ci siamo, per essere più incisivi.
E poi si comincia a narrare, a fare qualche disquisizione di natura filosofica sul perchè parlare tramite un pc sia così triste.
Ho iniziato tutto con un congiuntivo, forse dovrei iniziare a parlare in modo sgrammaticato per eliminarli tutti, perchè davvero io non sopporto i congiuntivi. Soprattutto non riesco ad accettare il se fosse seguito da scattato. Capite, è un tempo dell'irrealtà e se la cosa di cui si sta parlando è una cosa che ti sta a cuore, sapere che è collocata nella dimensione dell'irrealtà, capite, fa sentire giusto un pò di merda.
Così è tutta una questione di scatti: fare il fotografo, prendere la metro per non arrivare in ritardo, vincere la corsa alle Olimpiadi, catturare un topo e innamorarsi. Sì, anche innamorarsi.
Parole come lacrimogeni e, certo, è meglio parlarne dietro un pc perchè così chi sta dall'altra parte non vede che intanto sembro diventata un incrocio tra una canzone di Willie Nelson e una col morbo di Parkinson, che sono ancora lontana dal 'riderci sopra'.
Ma, ehi, in fondo che importa?!
Un cazzo di giorno lo farò, ne riderò. (dietro lenti scure).
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