Natascia e Vania - "Umiliati e offesi", parte prima, VIII, F. Dostoevskij
"Sì, l'amo come una pazza" rispose Natascia, impallidendo come per un dolore. "Non ti ho mai amato così, Vania. Anch'io ho la coscienza di esser impazzita e di amare più di quanto si debba... Il mio è un amore morboso... Ascoltami, Vania: anche prima, anche nei momenti più felici avevo sempre il presentimento che egli non mi darebbe nulla che non fosse tormento. Ma che debbo fare, se ora anche il tormento che mi viene da lui è per me la felicità? Vado forse da lui per cercare la gioia? Ignoro forse che cosa mi aspetta da lui e quanto dovrò soffrire per colpa sua? Egli giura di amarmi, mi promette tutto; ma io non credo a nessuna delle sue promesse, non dò ad esse nessuna importanza, e anche prima non vi credevo, malgrado sapessi che egli non m'ingannava, che non sa ingannare. Gli ho detto io stessa che non intendo legarlo in nessun modo. Con lui è meglio fare così: i legami non piacciono a nessuno, a me per prima. Tuttavia sono felice di essere la sua schiava, sono decisa a sopportare tutto, tutto da lui, purchè egli sia con me, purchè possa guardarlo! E ne ami pure un'altra, purchè anch'io sia vicino a lui, accanto... Sono vile, Vania?"" chiese d'un tratto, guardandomi con uno sguardo ardente e febbrile.
Mi sembrò che delirasse.
"E' una vigliaccheria, avere dei sentimenti come questi. Vedi, lo riconosco io stessa; e se egli mi lasciasse, correrei in capo al mondo dietro a lui, anche se mi respingesse, anche se mi cacciasse. Ecco. Tu vuoi persuadermi a tornare a casa mia; a che pro? Se tornassi oggi, me ne andrei domani, se egli me l'ordinasse, se mi chiamasse con un fischio come si chiama un cagnolino, gli correrei dietro...Le sofferenze! Non temo nessuna sofferenza che mi venga da lui! Avrò la coscienza di soffrire per lui ... Oh, non si può spiegare questo, Vania! "
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