Ha detto un canadese in un suo libro - rimango nel generale perché il nome particolare non lo ricordo e comunque i canadesi sanno quasi sempre il fatto loro - ha detto:
Quello che so è, hai maggiori possibilità nella vita, di sopravvivere, se sopporti bene la PERDITA...riuscendo in tutto ciò a non diventare cinico.
E' vero sapete, è una gran bella verità più o meno scontata, la sopportazione di perdite diversamente catalogate, oltre modo se privata di cinismo. Ce lo diceva anche il professor Malcovati quando si faceva il corso di Storia del Teatro Russo e ci siamo imbattuti in una battuta, perdonate il calembour, di Nina in "Il Gabbiano" di Cechov. Nina voleva diventare un'attrice famosa, è scappata con Trigorin, stimato letterato, che le aveva fatto mille promesse e poi non è successo niente, niente è fiorito e quello che già era sul punto di sbocciare semplicemente è appassito, si appassisce sempre nei drammi di Cechov. Dunque Nina, insoddisfatta, torna dalla città, torna da Treplev che nel frattempo l'aveva maledetta, odiata, strappato tutte le sue lettere e le sue fotografie ma riconosciuto che l'anima sua (di Trigorin) era legata indissolubilmente per l'eternità a quella sua (di Nina) e Nina dice:
Io adesso so, capisco, Kostja, che nel nostro lavoro, e non importa se recitiamo in teatro o scriviamo, la cosa più importante non è la gloria, non è lo splendore, non è ciò che io sognavo, bensì la capacità di sopportazione. Sappi portare la tua croce e credi. Io credo, e il mio dolore si placa, e quando penso alla mia vocazione, non ho paura della vita.
E il professor Malcovati di rimando ci ha detto:
Ragazzi, queste parole dovreste tatuarvele sul braccio.
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