IL GIARDINO DEI CILIEGI - ATTO III
TROFIMOV: Che oggi abbiano venduto la proprietà o che non l'abbiano venduta non è la stessa cosa? Era già liquidata da un pezzo, non si poteva tornare indietro, le erbacce avevano invaso il sentiero. Calmatevi, mia cara. Non bisogna ingannare sé stessi, almeno una volta nella vita bisogna guardare la verità diritto negli occhi.
LJUBOV' ANDREEVNA: Quale verità? Voi riuscite a vedere dove stiano la verità e la menzogna, io sono come accecata, non vedo più nulla. Voi risolvete prontamente tutti i problemi più importanti, ma ditemi, caro, non è forse perchè siete giovane che non avete ancora fatto in tempo ad affrontare realmente le sofferenze della vita? Voi guardate avanti con coraggio, ma non è forse perché non vi aspettate nulla di spaventoso, visto che la vita non si è ancora mostrata ai vostri giovani occhi? Voi siete più coraggioso, più onesto, più profondo di noi, ma riflettete, siate generoso almeno un pochino, risparmiatemi. Io qui sono nata, qui hanno vissuto mio padre e mia madre, mio nonno, io amo questa casa, senza il giardino dei ciliegi non ha senso la mia vita, e se è proprio indispensabile venderlo, allora vendano anche me assieme a lui...
Mio figlio è annegato qui...Abbiate pietà di me, voi siete così buono, così bravo.
TROFIMOV: Avete tutta la mia comprensione, di tutto cuore.
LJUBOV' ANDREEVNA: Ma bisogna dirlo in altro modo, non così... Ho un peso sul cuore oggi, non potete capire. Tutto questo rumore, l'anima mi trema ad ogni suono, sono tutta un brivido, ma non posso ritirarmi in camera mia, da sola, in silenzio, ho paura. Non giudicatemi, Petja...Vi voglio bene come a un figlio. Vi darrei volentieri la mia Anja, ve lo giuro, ma, tesoro, bisogna che studiate, che finiate l'università. Voi non fate niente, vi fate gettare di qua e di là dal destino, che strano...Non ho ragione forse? Sì? E dovete fare qualcosa a quella barba, che cresca in modo più regolare...Siete ridicolo!
TROFIMOV: Non mi interessa essere bello.
LJUBOV'ANDREEVNA: Viene da Parigi il telegramma. Ne ricevo uno al giorno. Uno ieri, oggi un altro. Quell'uomo terribile è di nuovo ammalato, è di nuovo nei guai...Chiede perdono, mi supplica di tornare, e dovrei tornarci davvero a Parigi, stare con lui. Avete il viso scuro, Petja, ma che posso fare, caro, che cosa devo fare, è ammalato, solo, infelice, chi si prenderà cura di lui, chi gli impedirà di fare sciocchezze, chi gli darà le medicine al momento opportuno? E perché dovrei nasconderlo o tacere, io lo amo, questo è chiaro. Lo amo, lo amo...E' questa la pietra che ho al collo e che mi porta sul fondo, ma io amo questa pietra e non riesco a vivere senza di lei. Non pensare male, Petja, non ditemi nulla, non parlate...
TROFIMOV: Scusatemi la sincerità, per amore del cielo, ma quest'uomo vi ha rovinata!
LJUBOV' ANDREEVNA: No, no, no, non bisogna parlare così...
TROFIMOV: E' un mascalzone, siete la sola a non saperlo! E' un meschino imbroglione, una nullità...
LJUBOV' ANDREEVNA: Avete ventisei o ventisette anni ma ragionate come un liceale delle prime classi!
TROFIMOV: E se anche fosse!
LJUBOV'ANDREEVNA: Bisogna essere uomini alla vostra età, bisogna capire chi ama. E bisogna a propria volta amare, innamorarsi! Sì, sì! Non è purezza la vostra, siete soltanto un moralista, uno sciocco ridicolo, un mostro...
TROFIMOV: Ma cosa dice costei!
LJUBOV'ANDREEVNA: "Sono al di sopra dell'amore!" Non siete al di sopra dell'amore, semplicemente, come dice il nostro Firs, siete un buono a nulla. Alla vostra età non avere un'amante!....
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