Impariamo dai grandi maestri che hanno voluto esorcizzare la paura di tornare alla prosaica quotidianità facendone arte. E' uno strumento di propaganda politica, è un mezzo eversivo, è il ritratto di una società. Sì, è la paura di quella parola fine. Credetemi. Dopo il quinto atto si esce fuori a fumarsi una sigaretta e Dio solo sa quando si rientra in teatro. Adesso piove, l'estate è stata calda per un attimo, ma adesso piove, ho visto scritta la parola fine e mi rendo conto che quello che ho è un mucchio di libri intorno alla scrivania che aspettano la fine dell'intervallo. Parole scritte in bella calligrafia e un cervello che riserva uno spazio troppo grande al concetto dell'orgoglio. Ma cos'è questa cosa? La tragedia di certe commedie è solo quella di essere etichettate come commedie, di dover essere delle commedie. Ma il dramma resta sempre lo stesso. Ma comunque diceva -sapete- il mio scrittore preferito, diceva che saremo sicuramente poveri, ma felici. Questa non è un'illusione; la nostra felicità non è stampata nei libri, ma ci sarà nella realtà. Dimmi, provi anche tu la stessa sensazione? Se le circostanze ti creano un gelo nell'anima che scambi per intelligenza, non c'è altro da fare amico mio, sorridi, sorridete tutti balordi!
VIC
'adesso piove, l'estate è stata calda per un attimo, ma adesso piove'.
RispondiEliminafin.
smile my friend, ma anche no.
sono tutti dei balordi alla fin fine, anche i sorrisi
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