martedì 29 dicembre 2009
lunedì 28 dicembre 2009
It ain't chocolate boxes or roses. It's dirtier than that.
E tuttavia ti senti male perchè c'è qualcosa di vivo in quella promessa, come un conflitto, un inganno tra te e la tua mente. Non saresti in grado di spiegarlo, ma sai che è la cosa più stupida che tu abbia mai fatto, sai che ti inganni, che fingi, e questo è il peggior delitto.
Visto che non ho nessuno da odiare odio lui, visto che non c'è colpevole dò a lui la colpa, visto che non c'è nemico, faccio di lui il mio nemico. Il mio è un amore soprannaturale, un peccato senza Dio, una telenovela senza fine, la pubblicità di una nuova marca di margarina. Visto che chi dovrei uccidere sono io, uccido l'amore. Visto che sono l'incendiario, l'innominabile, nomino lui. Visto che non ho potuto dire lei (cioè lui) quanto la (cioè lo) amo, lo dico al mondo.
C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo
La sola che tu. La sola ingiustizia.
"E non sai quanto bene ti ho dato
E non sai quanto Amore sprecato
Aspettando in silenzio che tu
ti accorgessi di me"
'Che faresti poi?' mi domandi. Che farei?! Che farei, amico mio, forse che una lontananza possa spaventarmi tanto? Prenderei un treno, ecco quello che farei. Guardando la nebbia diventare cielo fra le verdi pianure incolte. Prima che sia troppo tardi, prima che il buio non ci inondi completamente, vorrei vedere il tuo viso, sfiorare la tua pelle e annusarne l'odore. Sai, con il rimorso si può convivere, con il rimpianto no, di quello si muore. Ti corrode dentro come un tarlo, come l'odore di una malattia senza fine, perchè la vita che non hai vissuto si vendica all'improvviso senza alcuna pietà. Sì, io lo prenderei quel treno, amico mio, e ti verrei a cercare come quei desideri che sembrano lupi e raspano alla porta in quelle notti d'inverno quando hai bevuto anche l'ultima goccia di Jack ed apriresti anche al diavolo pur di non stare solo con te stesso. Mi troveresti di fronte all'improvviso e lascerei dire alla mia bocca dire quello che deve dire e alle mani fare quello che devono fare, e qualsiasi cosa accada allora, ora, sarebbe quella giusta, e poi riprenderei forse quel treno, per tornare al mio principio d'inverno, o forse telefonerei per avvertire di un'improvvisa disgrazia: quella di essermi accorta di essere ancora viva.
(dal blog Elogio della Follia)
. E non so davvero cosa fare, forse andare avanti a piangere per una settimana, ma no, non posso, gesù, perchè per una volta non può essere tutto un pò più giusto. Dare amore e riceverlo.
SCRIVERE
Uno si mette a scrivere perchè non sa tirare a boxe e non ha fegato, perchè ha i denti storti e non può sorridere come vorrebbe, perchè per gli impotenti di ogni sorta non c'è altra strada, perchè tutti i brutti sono scrittori o assassini e lui non è capace di far del male a una mosca, perchè scrivere lo fa sentire importante, perchè per essere chiamati scrittori non c'è bisogno di scrivere bene e per essere chiamati figli di puttana fa lo stesso se si ha una madre che è una santa, perchè ha paura di andare alla deriva senza far nulla, perchè non può bere ogni sera, perchè ama Dio ma odia le associazioni senza fini di lucro, perchè non ha una ragazza, perchè non ci sono emozioni ma insulti, perchè a casa sua non c'è la televisione e la radio si è rotta, perchè la moglie del vicino è un bonbon, perchè ha paura di restare calvo e per questo evita gli specchi. Uno si mette a scrivere perchè non osa rapinare un supermercato, perchè ama una donna e lei è la fidanzata del gallo del quartiere, perchè non ci sono abbastanza riviste porno, perchè vuole fare qualcos'altro oltre a cagare e masturbarsi, perchè non è il gallo del quartiere e nemmeno il più forte e il più spiritoso, perchè non è niente di niente, perchè non vale un cazzo, perchè se esce di casa lo fanno a pezzi, perchè sua madre urla tutto il tempo, perchè non ci sono illusioni nè luce alla fine del tunnel, perchè la sua mente vola basso e non sarà mai un altro Cioran, perchè non ha il coraggio di saltare, perchè non vuole la moglie brutta che si merita, perchè ha paura di morire senza avere assaggiato un bel culetto, perchè non ha padre nè amici nè fortuna, perchè non sa sputare come Clint Eastwood, PERCHE' RIMANE IMPATANATO TRA UN'INTENZIONE E L'ALTRA, PERCHE' C'ERA UNA VOLTA L'AMORE MA HO DOVUTO AMMAZZARLO.
Il bello è che scrivere non serve a nulla di ciò che uno vuole. Scrivere è un limite, un dolore, un difetto in più. Il bello è che dopo averlo fatto stai malissimo. Niente è cambiato, tutto rimane al suo posto (trannei tuoi fottuti capelli). Il bello è che scrivi e continui a sognare la moglie del vicino, sogni di afferrarla per le orecchie e darle una bella ripassata. Il brutto è che scrivere non ti guarisce dagli impulsi assassini, che rapinare un supermercato rimane il tuo obiettivo impossibile. Il brutto è che desideri ancora un amore indimenticabile. Il bello è che scrivere è un altro modo di cagare e masturbarsi. Il brutto è che leggi i grandi autori ma solo Bukowski ti rimane. Il brutto è che un giorno la ragazza carina viene a sapere che scrivi e lo stesso non si lascia scopare a morte. Il brutto è che scrivere serve a tutto quello che tu non vuoi.
Il bello è che scrivere non serve a nulla di ciò che uno vuole. Scrivere è un limite, un dolore, un difetto in più. Il bello è che dopo averlo fatto stai malissimo. Niente è cambiato, tutto rimane al suo posto (trannei tuoi fottuti capelli). Il bello è che scrivi e continui a sognare la moglie del vicino, sogni di afferrarla per le orecchie e darle una bella ripassata. Il brutto è che scrivere non ti guarisce dagli impulsi assassini, che rapinare un supermercato rimane il tuo obiettivo impossibile. Il brutto è che desideri ancora un amore indimenticabile. Il bello è che scrivere è un altro modo di cagare e masturbarsi. Il brutto è che leggi i grandi autori ma solo Bukowski ti rimane. Il brutto è che un giorno la ragazza carina viene a sapere che scrivi e lo stesso non si lascia scopare a morte. Il brutto è che scrivere serve a tutto quello che tu non vuoi.
C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo
Efraim Medina Reyes
martedì 22 dicembre 2009
IO NON HO PAURA
Cavolo, leggere blog di perfetti sconosciuti. ma poi in fondo non sono così sconosciuti. sono parole tatuate anche sulla tua pelle. E comunque: Mi sento giovane e immatura. quando certe idee che brillano di luce propria al momento del loro concepimento. di solito di notte, di solito quando si è soli e in silenzio. per ironia della sorte perdono la loro luce alla luce del giorno. rischiano di diventare ridicole, inette, inconcludenti. o forse è solo tutta questa pretesa vitalità che appartiene al giorno che ancora una volta, per ironia della sorte, le deprime di vita. toglie il coraggio a me e a loro di realizzarsi. e in questo mi sento terribilmente giovane e immatura. come quello che ho scritto ieri sera, cose quasi inconfessabili, quasi divertenti. e ora rileggo e mi chiedo dove diavolo voglio arrivare.
Blur - 13
C'è una cosa che mi piace particolarmente, quando esco di casa la mattina e mi reco alla fermata della metropolitana, in lotta perenne contro il gelo milanese. Un piccolo momento confortante: leggere gli stralci di poesia sulla prima pagina del City. Ormai sono diventati un necessario rito quotidiano quasi quanto leggere l'oroscopo a cui non credo.
Specialmente in questi giorni, in cui l'estasi della velocità sembra essere stata completamente sotterrata da questo virgineo manto che se ne frega di tutte le rivoluzioni tecnologiche. C'è qualcosa di magico quando Milano viene ricoperta di neve. E' come se ritrovasse il piacere della lentezza, un valore ancestrale dimenticato chissà quando, scomparso insieme a prati, campi e ai perditempo. E un'anima bianca, silenziosa la porta a nuova vita, rendendola ancora più bella. Via, lontano da ogni sclerotismo della quotidinaità, la neve regala alla città qualche momento assoluto di ozio trasformato in contemplazione di una lentezza perduta.
"Il mio desiderio sarebbe che, per tutta la giornata, tu ti aggirassi invisibile accanto a me, e poi, la sera, quando sono solo, tu ti staccassi dalla parete…"
(Goethe)
Non ci sei e la tua assenza è come una polvere d’oro. Non ci sei ma ci sei: perché ti immagino, ti penso, mi chiedo come guarderesti quello che sto guardando adesso, cosa mi diresti. E stasera, vorrei un telecomando per farti apparire nella stanza: proprio qui, accanto a me.
domenica 20 dicembre 2009
.Sitting on a couch.
.Mettere This is hardcore a volume improponibile.
.E poi Happy Christmas di John Lennon. Che mette una nostalgia incredibile.
.Mettere le canzoni di Dion & the Belmonts che ti trasportano in altre epoche.
.NON STUDIARE, NON STUDIARE, NON STUDIARE. Domani ho l'esame di russo, ma, effettivamente, parlavo sul serio quando dicevo che non riesco più fare a nient'altro. E soprattutto che questo risulta essere un problema. Non voglio dormire, il cuscino mi fa quasi paura. So. When, where?
Kisses in the snow
.This is hardcore a volume improponibile.
sabato 19 dicembre 2009
SPIAGGE DETURPATE E INNEVATE
Quando anche le parole non ti aiutano più, puoi anche seppellirti sotto un cazzo di metro di neve bianca e sperare che almeno quella, cavolo, sappia ripulire tutto il malessere che si ha dentro. Sai, quelle scene topiche, fortemente simboliche, che mettono magari nei film d'avanguardia. un pò come nel finale della 'Dolcevita', quando viene pescato quell'orrendo mostro.tutto il marcio e il putrido. Neve che possa ghiacciare le ferite che non ho chiesto in regalo a nessuno. ma sono arrivate lo stesso, insieme a un centinaio di versi che mi illuminano d'immenso. Sarà anche il caso che mi metta a fare i propositi per l'anno nuovo: disegno un grosso teschio e poi ci scrivo accanto 'propositi per il 2010'. tra i quali figurerà anche comprarmi un chiodo vero.
Io mi trovo veramente insopportabile in tutto questo malessere che ho dentro. e trovo per lo meno positivo, per lo meno sotto qualche punto di vista, il fatto che gran parte di esso lo so ben celare all'altrui sguardo, altrimenti credo che risulterei insopportabile non solo a me stessa.
Le cose finiscono una volta sola, è inutile sperare che poi possano tornare come prima.
Parole:
"Con l'orgoglio dell'insoddisfazione, ci avvelenano i cani. Dici che siamo bravi a contenere e a tenere divisi gli scompartimenti. a guardare i fuoristrada che s'incastrano nei vicoli. E il treno dei desideri è deragliato l'altro ieri. Broken Bicycles di Tom Waits e i coprisedili sono irreversibilmente sporchi. E io credevo che morivano. e ancora delle fitte. L'ebbrezza di suonare praticamente da sobrio. Nel carcere di Volterra. per problemi finanziari non riesco a prendere il treno per Roma, parleremo al telefono, sulle ipotesi di fare i disadattati per professione. i malesseri di questa gente che ha bisogno di pubblico. Ti lascerai dietro le catastrofi, ma ci sarà sopra il copywright. E io che credevo che morivano.
Neanche se mi pagano, ma tanto non mi pagano. Il vento che ti spegne l'accendino. misuro coi pensieri i chilometri, i metri quadrati della stanza immaginaria che non ci divideremo. e le strisce pedonali con il traffico intenso. e dopo il concerto. prima era meglio. guerre giornaliere nel parcheggio dietro il petrolchimico. i miei poster non parlavano, non mi sgolavo neanche. neanche se ti pagano, ma tanto non ti pagano. Le parole si capivano meglio, senza il distorto. ero troppo stonato. Ad ottobre decidere quale città quanta tristezza, quale cancello di quale palazzo. Venderemo le nostre giornate. Ti aiuto a smantellare i sogni, a disinnescare le ansie. baciandoti sulle guance sulle lacrime sulle giostre. Le costellazioni di sperma sui tuoi vestiti neri e le nostre estti strane. alla radio ancora. quando saremo dei terremotati, dei reduci di questi sentimenti. Vomitiamo in sincrono e ti amo in un letto qualsiasi. Ti porto a bere nei bar chiusi per ferie."
Sempre e solo V.B.
Io mi trovo veramente insopportabile in tutto questo malessere che ho dentro. e trovo per lo meno positivo, per lo meno sotto qualche punto di vista, il fatto che gran parte di esso lo so ben celare all'altrui sguardo, altrimenti credo che risulterei insopportabile non solo a me stessa.
Le cose finiscono una volta sola, è inutile sperare che poi possano tornare come prima.
Parole:
"Con l'orgoglio dell'insoddisfazione, ci avvelenano i cani. Dici che siamo bravi a contenere e a tenere divisi gli scompartimenti. a guardare i fuoristrada che s'incastrano nei vicoli. E il treno dei desideri è deragliato l'altro ieri. Broken Bicycles di Tom Waits e i coprisedili sono irreversibilmente sporchi. E io credevo che morivano. e ancora delle fitte. L'ebbrezza di suonare praticamente da sobrio. Nel carcere di Volterra. per problemi finanziari non riesco a prendere il treno per Roma, parleremo al telefono, sulle ipotesi di fare i disadattati per professione. i malesseri di questa gente che ha bisogno di pubblico. Ti lascerai dietro le catastrofi, ma ci sarà sopra il copywright. E io che credevo che morivano.
Neanche se mi pagano, ma tanto non mi pagano. Il vento che ti spegne l'accendino. misuro coi pensieri i chilometri, i metri quadrati della stanza immaginaria che non ci divideremo. e le strisce pedonali con il traffico intenso. e dopo il concerto. prima era meglio. guerre giornaliere nel parcheggio dietro il petrolchimico. i miei poster non parlavano, non mi sgolavo neanche. neanche se ti pagano, ma tanto non ti pagano. Le parole si capivano meglio, senza il distorto. ero troppo stonato. Ad ottobre decidere quale città quanta tristezza, quale cancello di quale palazzo. Venderemo le nostre giornate. Ti aiuto a smantellare i sogni, a disinnescare le ansie. baciandoti sulle guance sulle lacrime sulle giostre. Le costellazioni di sperma sui tuoi vestiti neri e le nostre estti strane. alla radio ancora. quando saremo dei terremotati, dei reduci di questi sentimenti. Vomitiamo in sincrono e ti amo in un letto qualsiasi. Ti porto a bere nei bar chiusi per ferie."
Sempre e solo V.B.
venerdì 18 dicembre 2009
THE WAY I FEEL INSIDE
Messa insieme in qualche modo da Super Attack non originale comprato dai cinesi. E stanno lì cheti i pezzi, pronti a servire Amor, loro padrone. A farsi sottomettere da questi desideri che rendono la vita un vero e proprio 'incubo prima di Natale. Ed è difficile, estremamente difficile non dare ascolto a ciò che Lui comanda. è tutto un fare, tornare:che cazzo vuol dire?. Non ho più pace, non so più fare nient'altro. E, gesù, è seriamente un problema!
Ho bisogno di Evgenij Onegin, perchè, vedete, lui sì che era passionale e ti avrebbe portato a camminare nella neve sussurandoti dolci parole, per i boschi e chissà poi altro. Lui sì. Lui avrebbe attraversato mari e monti, anche laghi, fiumiciattoli e promontori, se era necessario, solo per bussare alla tua porta e raggiungerti. Lui sì che non sarebbe stato in grado di tacere. Evgenij Onegin.
Ci mancava appunto solo la neve per farmi venire sempre più voglia di essere la protagonista di un romanzo di Puskin, anzichè essere una comune occidentale nata e cresciuta in uno dei più anonimi e grigi decenni di un secolo che ormai ha già dato il meglio di sè.
Do you have the key?
Ho bisogno di Evgenij Onegin, perchè, vedete, lui sì che era passionale e ti avrebbe portato a camminare nella neve sussurandoti dolci parole, per i boschi e chissà poi altro. Lui sì. Lui avrebbe attraversato mari e monti, anche laghi, fiumiciattoli e promontori, se era necessario, solo per bussare alla tua porta e raggiungerti. Lui sì che non sarebbe stato in grado di tacere. Evgenij Onegin.
Ci mancava appunto solo la neve per farmi venire sempre più voglia di essere la protagonista di un romanzo di Puskin, anzichè essere una comune occidentale nata e cresciuta in uno dei più anonimi e grigi decenni di un secolo che ormai ha già dato il meglio di sè.
Do you have the key?
mercoledì 16 dicembre 2009
UN NODO CORALE
Oggi mi sento ottimista. perchè penso che qui non ci legge nessuno e le mie parole al vento siano parole a una rete di sentimenti computerizzati. che sopporto poco, ma sopporto.
Per questo prima, mentre facevo quelle 100 pagine che ho indietro dell'eserciziario di russo, cantavo "It's getting better, oh it's getting better all the time since you've been mine". Vedete, ottimista verso il futuro! perchè quel since you've been mine mi fa trasalire. E ridere, ridere, ridere.
.ci disfano i letti.
Cosa non riesci a provare, o credetemi, cosa non riesci a provare quando. quando si sta così. felicità che assomiglia a reazioni chimiche unite a note urlanti gli urli e il silenzio a te, te che ascolti. Vasco Brondi. che la chitarra tace e lui è disperato:"Cosa racconteremo ai figli che non avremo di questi cazzo di anni zerooooooooooooo?". Poi c'è quella che probabilmente nel mondo di Hansel e Gretel era stata messa lì solo per te, per te che non ascolti. ma no non è per te. chi se ne frega c'è quella felicità. quella flessibilità che si va a cercando a passi falsi per la via. fanculo il resto. fanculo l'amicizia. Note, note, note, forti, laceranti, nell'orecchio sanguinante, solo note.
i libertini sono stati degradati tutti, non venitemene a parlare. loro, sì, sono stati biodegradati. precisamente quando è uscito il primo album degli Strokes e poi la cosa è diventata una mania che adesso sta degenerando nel mainstream. trovo orrido. poi se peer caso qualcuno si chiede: ma come mai questo? cosa lei sta precisamente scrivendo? capitelo. questo è per la precisione lo stream of cosciousness, sì, quella che a differenza della biodegradazione dei libertini è nata ben prima del primo album degli strokes. no quella è nata supperggiù con James Choice. sapete che la mia scrittura degli inglesi in questo momento sarebbe constatabile. comunque questo è stream of c. perciò non meravigliatevi, non alzate gli occhi al cielo per queste frasi totalmrnte insulse piene di errori grammaticali e sintattici. questa è la vita. con le cose più belle sotto agli occhi e non ce ne accorgiamo. però giuro che quest'ultimo concetto lo penso veramente, l'unico di tutta le cazzate che ho scritto sopra, a dispetto della felicità.. dio sono qui, qui. in tasca.
i libertini sono stati degradati tutti, non venitemene a parlare. loro, sì, sono stati biodegradati. precisamente quando è uscito il primo album degli Strokes e poi la cosa è diventata una mania che adesso sta degenerando nel mainstream. trovo orrido. poi se peer caso qualcuno si chiede: ma come mai questo? cosa lei sta precisamente scrivendo? capitelo. questo è per la precisione lo stream of cosciousness, sì, quella che a differenza della biodegradazione dei libertini è nata ben prima del primo album degli strokes. no quella è nata supperggiù con James Choice. sapete che la mia scrittura degli inglesi in questo momento sarebbe constatabile. comunque questo è stream of c. perciò non meravigliatevi, non alzate gli occhi al cielo per queste frasi totalmrnte insulse piene di errori grammaticali e sintattici. questa è la vita. con le cose più belle sotto agli occhi e non ce ne accorgiamo. però giuro che quest'ultimo concetto lo penso veramente, l'unico di tutta le cazzate che ho scritto sopra, a dispetto della felicità.. dio sono qui, qui. in tasca.
lunedì 14 dicembre 2009
Attrezzi da officina
Anyway.
I'd rather be something else
for you
Than staying here
surrounded by this blue
surrounded by this gloom
putting my faith
in something so consumed.
Actually
I'd like my faith to disappear
leave me alone
with this fear.
And being polimorphously convertible
for your goods
yes, polimorphously flexible
not just that THING
I've learnt to hate
and which I sing
about it almost every day.
I'd rather be something else
for you
Than staying here
surrounded by this blue
surrounded by this gloom
putting my faith
in something so consumed.
Actually
I'd like my faith to disappear
leave me alone
with this fear.
And being polimorphously convertible
for your goods
yes, polimorphously flexible
not just that THING
I've learnt to hate
and which I sing
about it almost every day.
"I can't explain, you would not understand, this is not what I am"
Pink Floyd, Comfortably numb
Monique
THE BIRDS WILL SING FOR US
E fu così che la giuovine fanciulla dall'iride di un azzurro di stoviglia
che ai piedi indossava delle ciabatte leopardate
comprese chiaramente, capillarmente intuì
tanto per fare un chiasmo
che la faccanda "it's not my business"
per dirla più volgarmente:
non erano cazzi suoi
e dunque
era forse meglio riposare il sistema nervoso
lasciarsi cullare dalla tranquillità di una lettura gradita
C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo
e poi, e poi, e poi
non sono fatti suoi.
With lots of love
che ai piedi indossava delle ciabatte leopardate
comprese chiaramente, capillarmente intuì
tanto per fare un chiasmo
che la faccanda "it's not my business"
per dirla più volgarmente:
non erano cazzi suoi
e dunque
era forse meglio riposare il sistema nervoso
lasciarsi cullare dalla tranquillità di una lettura gradita
C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo
e poi, e poi, e poi
non sono fatti suoi.
With lots of love
domenica 13 dicembre 2009
.transplendid.
Visto che non mi posso consolare con altro, mi strafaccio di letteratura. Jesus.
"Illusioni! Grida il filosofo.
-Or non è tutto illusione? Tutto!
Beati gli antichi che si credeano degni dè baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell'uomo e che trovavano il BELLO ed il VERO accarezzando gli idoli della loro fantasia! Illusioni! ma intanto senza di esse io non sentirei che la vita nel dolore, o -che mi spaventa ancor di più- nella rigida e noiosa indolenza: e se questo cuore non vorra più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mani, e lo caccerò come un servo infedele.
"Illusioni! Grida il filosofo.
-Or non è tutto illusione? Tutto!
Beati gli antichi che si credeano degni dè baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell'uomo e che trovavano il BELLO ed il VERO accarezzando gli idoli della loro fantasia! Illusioni! ma intanto senza di esse io non sentirei che la vita nel dolore, o -che mi spaventa ancor di più- nella rigida e noiosa indolenza: e se questo cuore non vorra più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mani, e lo caccerò come un servo infedele.
15 maggio 1802
Le ultime lettere di Jacopo Ortis - Ugo Foscolo
A dir la verità, mi ha anche fatto ridere un sacco la notizia di Berlusconi che cade sanguinante dopo essere stato colpito con un pericoloso e affilato souvenir turistico, precisamente una statuina del duomo. Presidente, quando ingaggerai un Omero per scrivere un poema sulle tue gesta, come si potrà camuffare questo avvenimento così privo di gloria che riflette su di te quello che tu hai fatto al paese?!
Sono curiosa di attendere le disposizioni verso questo psicopatico presunto assassino chiaramente comunista che ha cercato di attentare alla vita del Premier, il quale probabilmente sfrutterà questo increscioso episodio facendo una chiamatina al suo chirurgo plastico. Non vuoi finire in prigione?! Bhè, almeno pagane le conseguenze.
PICCOLO LIBRO INUTILE
"Siamo al crepuscolo della poesia" G. A. Borgese
I
Perchè tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
Perchè tu mi dici: poeta?
II
Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici
semplici così, che se io dovessi confessarle a te
[arrossirei.
Oggi io penso a morire.
[...]
IV
Oh, non maravigliarti della mia tristezza!
E non domandarmi;
io non saprei dirti che parole così vane,
Dio mio, così vane,
che mi verrebbe di piangere come se fossi per
[morire.
Le mie lagrime avrebbero l'aria
di sgranare un rosario di tristezza
davanti alla mia anima sette volte dolente
davanti alla mia anima sette volte dolente
ma io non sarei un poeta;
sarei, semplicemente, un dolce e pensoso fanciullo
cui avvenisse di pregare, così, come canta e come
[dorme.
[dorme.
[...]
VII
Io amo la vita semplice delle cose.
Quante passioni vidi sfogliarsi, a poco a poco,
per ogni cosa che se ne andava!
Ma tu non mi comprendi e sorridi.
E pensi che io sia malato.
VIII
Oh, io sono, veramente malato!
E muoio, un poco, ogni giorno
Vedi: come le cose.
Non sono, dunque, un poeta:
io so che per essere detto: poeta, conviene
vivere ben altra vita!
Io non so, Dio mio, che morire.
Amen.
Sergio Corazzini
sabato 12 dicembre 2009
For gentlemen only
Perchè non ci siamo mai rincorsi come nei film melodrammatici di merda.
I want to be a happy boy
This means that you must employ my lies
When I want you
I don't need anyone
I want to be a happy boy
This means you must employ my lies
When I want you."
LA SIGNORINA FELICITA ovvero LA FELICITA' (v.post precedente)
"Il primo che ha creato scintille facendo cozzare l'aulico col prosaico." (Montale) I.
Signorina Felicita, a quest'ora
scende la sera nel giardino antico
della tua casa. Nel mio cuore amico
scende il ricordo. E ti rivedo ancora,
e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
e quel dolce paese che non dico.
Signorina Felicita, è il tuo giorno!
Signorina Felicita, è il tuo giorno!
A quest'ora che fai? Tosti il caffè:
e il buon aroma si diffonde intorno?
O cuci i lini e canti e pensi a me,
all'avvocato che non fa ritorno?
E l'avvocato è qui: che pensa a te.
Pensa i bei giorni d'un autunno addietro,
Pensa i bei giorni d'un autunno addietro,
Vill'Amarena a sommo dell'ascesa
coi suoi ciliegi e con la sua Marchesa
dannata, e l'orto dal profumo tetro
di busso e i cocci innumeri di vetro
sulla cinta vetusta, alla difesa...
Vill'Amarena! Dolce la tua casa
Vill'Amarena! Dolce la tua casa
in quella grande pace settembrina!
La tua casa che veste una cortina
di granoturco fino alla cimasa:
come una dama secentista, invasa
dal Tempo, che vestì da contadina.
Bell'edificio triste inabitato!
Bell'edificio triste inabitato!
Grate panciute, logore, contorte!
Silenzio! Fuga dalle stanze morte!
Odore d'ombra! Odore di passato!
Odore d'abbandono desolato!
Fiabe defunte delle sovrapporte!
Ercole furibondo ed il Centauro,
Ercole furibondo ed il Centauro,
le gesta dell'eroe navigatore,
Fetonte e il Po, lo sventurato amore
d'Arianna, Minosse, il Minotauro,
Dafne rincorsa, trasmutata in lauro
tra le braccia del Nume ghermitore...
Penso l'arredo - che malinconia! -
Penso l'arredo - che malinconia! -
penso l'arredo squallido e severo,
antico e nuovo: la pirografia
sui divani corinzi dell'Impero,
la cartolina della Bella Otero
alle specchiere... Che malinconia!
Antica suppellettile forbita!
Antica suppellettile forbita!
Armadi immensi pieni di lenzuola
che tu rammendi pazïente... Avita
semplicità che l'anima consola,
semplicità dove tu vivi sola
con tuo padre la tua semplice vita!
II.
Quel tuo buon padre - in fama d'usuraio -
II.
Quel tuo buon padre - in fama d'usuraio -
quasi bifolco, m'accoglieva senza
inquietarsi della mia frequenza,
mi parlava dell'uve e del massaio,
mi confidava certo antico guaio
notarile, con somma deferenza.
"Senta, avvocato..." E mi traeva inqueto
"Senta, avvocato..." E mi traeva inqueto
nel salone, talvolta, con un atto
che leggeva lentissimo, in segreto.
Io l'ascoltavo docile, distratto
da quell'odor d'inchiostro putrefatto,
da quel disegno strano del tappeto,
da quel salone buio e troppo vasto...
da quel salone buio e troppo vasto...
"...la Marchesa fuggì... Le spese cieche..."
da quel parato a ghirlandette, a greche...
"dell'ottocento e dieci, ma il catasto..."
da quel tic-tac dell'orologio guasto...
"...l'ipotecario è morto, e l'ipoteche..."
Capiva poi che non capivo niente
Capiva poi che non capivo niente
e sbigottiva: "Ma l'ipotecario
è morto, è morto!!...". - "E se l'ipotecario
è morto, allora..." Fortunatamente
tu comparivi tutta sorridente:
"Ecco il nostro malato immaginario!".
III.
Sei quasi brutta, priva di lusinga
III.
Sei quasi brutta, priva di lusinga
nelle tue vesti quasi campagnole,
ma la tua faccia buona e casalinga,
ma i bei capelli di color di sole,
attorti in minutissime trecciuole,
ti fanno un tipo di beltà fiamminga...
E rivedo la tua bocca vermiglia
E rivedo la tua bocca vermiglia
così larga nel ridere e nel bere,
e il volto quadro, senza sopracciglia,
tutto sparso d'efelidi leggiere
e gli occhi fermi, l'iridi sincere
azzurre d'un azzurro di stoviglia...
Tu m'hai amato. Nei begli occhi fermi
Tu m'hai amato. Nei begli occhi fermi
rideva una blandizie femminina.
Tu civettavi con sottili schermi,
tu volevi piacermi, Signorina:
e più d'ogni conquista cittadina
mi lusingò quel tuo voler piacermi!
Ogni giorno salivo alla tua volta
Ogni giorno salivo alla tua volta
pel soleggiato ripido sentiero.
Il farmacista non pensò davvero
un'amicizia così bene accolta,
quando ti presentò la prima volta
all'ignoto villeggiante forestiero.
[...]
M'era più dolce starmene in cucina
M'era più dolce starmene in cucina
tra le stoviglie a vividi colori:
tu tacevi, tacevo, Signorina:
godevo quel silenzio e quegli odori
tanto tanto per me consolatori,
di basilico d'aglio di cedrina...
[...]
[...]
Continua...
UN UOMO D'ALTRI TEMPI
Guido Gozzano. Un poeta che mi sta particolarmente a cuore. Un poeta che nel suo continuo ritornare a immagini di epoche passate, ci mostra il suo radicato desiderio di fuga dal presente; un poeta che non ha -e in questo è molto simile ai crepuscolari suoi contemporanei- nessun particolare ideale o nessuna specifica Verità da insegnare al mondo. E' finita l'epoca dei grandi poeti Vate, di D'annunzio o di Pascoli. I versificatori del primo Novecento decidono di imboccare una via più 'anarchica' -concedetemi il termine- rispetto ai loro "vetusti" maestri: non vogliono più stare al servizio di nessuna Musa ispiratrice, vogliono piuttosto sviluppare, tramite la consapevolezza di sè stessi e della realtà poco rosea che li circonda, delle poetiche autonome dove, per Gozzano così come per molti altri, l'iniziale ammirazione verso le calligrafie estetizzanti del Piacere o gli incantamenti melodici del Poema paradisiaco del primo D'Annunzio, si tramutano ben presto in avversione ed ironia.
Un concetto chiave in Gozzano, quello dell'ironia e, se mi permettete, forse la sua cifra stilistica più interessante, accanto ovviamente al permanere di quel gusto invece tipicamente pascoliano per le atmosfere che ci riportano all'infanzia, ad unversi intimi e domestici, a mondi lontani, che, se chiudiamo gli occhi e ci lasciamo trasportare dalla musicalità dei versi, riusciamo quasi a sentire fisicamente quel sapore di antico, toccare quella polvere che ristagna su mobili accatastati in soffitte dimenticate. Qui si racchiude e si consuma il fascino del poeta torinese.
Le sue sofferenze e i suoi turbamenti -tanto di intellettuale quanto di uomo- non sono tanto diversi, a circa un secolo di distanza, da quelli dell'individuo contemporaneo. Permettetemi, parlo di un individuo contemporaneo che in qualche modo si senta ancora parte di una tradizione storico-culturale importante e dignitosa, che almeno ne abbia coscienza, coloro che si lasciano trascinare senza capo nè coda dall'innumerevole quantità di immondizia che questa decantata modernità ha saputo offrirci, permettetemi di nuovo, non sono assolutamente in grado di provare nessun tipo di sofferenza o turbamento. Che si debbano invidiare o biasimare, non mi sento in grado di dirlo. Ma tornando a Gozzano, perchè dicevo questo? Perchè nei suoi Colloqui del 1911 possiamo percepire una determinata condizione psicologica del poeta: quella dell'uomo incapace di adattarsi in una vita ormai totalmente in preda alle leggi mercantili, alle leggi produttive, alle leggi finanziarie, dove Arte e Poesia pretendono di rappresentare i sogni dell'anima, ma in realtà hanno perso qualsiasi valore, sono diventati solo il canale di scarico delle ambizioni e delle limitate soddisfazioni della classe borghese. Il denaro conta e Arte e Poesia sono antichi sesterzi da riporre in un salvadanaio destinato a essere dimenticato. E l'intellettuale entra in crisi, certo, cos'è questa "crisi dell'intellettuale" se non il crescere prepotente di un senso di colpa verso la propria vita sentita come sterile, verso il proprio compito del tutto inutile in un mondo del genere?! Ecco che si ritorna al punto di partenza, quando dicevamo che Gozzano non sente di avere nessun particolare ideale o verità da insegnare al mondo, ora ci è chiaro il perchè. Così come ci è chiaro perchè Sanguineti l'abbia definito il poeta dell'obsolescenza: stando così le cose, Gozzano decide di non fabbricare nulla di moderno che sia destinato poi all'invecchiamento, compie l'operazione contraria e fabbrica direttamente l'obsoleto. Scrive di cose e persone invase dal tempo, meglio, vestite di tempo e in esse si rifugia (non dimentichiamoci che la sua raccolta antecedenti a Colloqui, si chiamava proprio La via del rifugio).
Di lui è stato scritto, e lo trovo estremamente interessante: ha bisogno di ritrovare le sue radici nel passato per esistere esiliato nel presente. Gli piace fingersi, col buon gusto e la cautela dell'ironia e la piena consapevolezza di un divertimento in maschera, un uomo "d'altri tempi".
Ecco, ho scritto tutto questo perchè mi sono svegliata da circa un'oretta soltanto, mattiniera delle 11.15, e avevo voglia di iniziare la giornata con una poesia di Gozzano, avevo voglia di dedicarla a tutti coloro che eventualmente leggeranno e forse l'apprezzano quanto l'apprezzo io.
Un concetto chiave in Gozzano, quello dell'ironia e, se mi permettete, forse la sua cifra stilistica più interessante, accanto ovviamente al permanere di quel gusto invece tipicamente pascoliano per le atmosfere che ci riportano all'infanzia, ad unversi intimi e domestici, a mondi lontani, che, se chiudiamo gli occhi e ci lasciamo trasportare dalla musicalità dei versi, riusciamo quasi a sentire fisicamente quel sapore di antico, toccare quella polvere che ristagna su mobili accatastati in soffitte dimenticate. Qui si racchiude e si consuma il fascino del poeta torinese.
Le sue sofferenze e i suoi turbamenti -tanto di intellettuale quanto di uomo- non sono tanto diversi, a circa un secolo di distanza, da quelli dell'individuo contemporaneo. Permettetemi, parlo di un individuo contemporaneo che in qualche modo si senta ancora parte di una tradizione storico-culturale importante e dignitosa, che almeno ne abbia coscienza, coloro che si lasciano trascinare senza capo nè coda dall'innumerevole quantità di immondizia che questa decantata modernità ha saputo offrirci, permettetemi di nuovo, non sono assolutamente in grado di provare nessun tipo di sofferenza o turbamento. Che si debbano invidiare o biasimare, non mi sento in grado di dirlo. Ma tornando a Gozzano, perchè dicevo questo? Perchè nei suoi Colloqui del 1911 possiamo percepire una determinata condizione psicologica del poeta: quella dell'uomo incapace di adattarsi in una vita ormai totalmente in preda alle leggi mercantili, alle leggi produttive, alle leggi finanziarie, dove Arte e Poesia pretendono di rappresentare i sogni dell'anima, ma in realtà hanno perso qualsiasi valore, sono diventati solo il canale di scarico delle ambizioni e delle limitate soddisfazioni della classe borghese. Il denaro conta e Arte e Poesia sono antichi sesterzi da riporre in un salvadanaio destinato a essere dimenticato. E l'intellettuale entra in crisi, certo, cos'è questa "crisi dell'intellettuale" se non il crescere prepotente di un senso di colpa verso la propria vita sentita come sterile, verso il proprio compito del tutto inutile in un mondo del genere?! Ecco che si ritorna al punto di partenza, quando dicevamo che Gozzano non sente di avere nessun particolare ideale o verità da insegnare al mondo, ora ci è chiaro il perchè. Così come ci è chiaro perchè Sanguineti l'abbia definito il poeta dell'obsolescenza: stando così le cose, Gozzano decide di non fabbricare nulla di moderno che sia destinato poi all'invecchiamento, compie l'operazione contraria e fabbrica direttamente l'obsoleto. Scrive di cose e persone invase dal tempo, meglio, vestite di tempo e in esse si rifugia (non dimentichiamoci che la sua raccolta antecedenti a Colloqui, si chiamava proprio La via del rifugio).
Di lui è stato scritto, e lo trovo estremamente interessante: ha bisogno di ritrovare le sue radici nel passato per esistere esiliato nel presente. Gli piace fingersi, col buon gusto e la cautela dell'ironia e la piena consapevolezza di un divertimento in maschera, un uomo "d'altri tempi".
Ecco, ho scritto tutto questo perchè mi sono svegliata da circa un'oretta soltanto, mattiniera delle 11.15, e avevo voglia di iniziare la giornata con una poesia di Gozzano, avevo voglia di dedicarla a tutti coloro che eventualmente leggeranno e forse l'apprezzano quanto l'apprezzo io.
Monique
venerdì 11 dicembre 2009
NEED YOU, DAMN!
.Everything else is shit.
Noi. vogliamo vivere la vita degli dei, non conoscere più nulla di ordinario, scorrere per l'Arcipelago su navi di oro, all'ombra di tende di porpora, essere insieme Apollo, Osiride e Baal, vestire di rosa al mattino, d'oro a mezzogiorno, d'argento alla sera sotto la luna, e così comandare, cantare, poetare. We rock.
Noi. vogliamo vivere la vita degli dei, non conoscere più nulla di ordinario, scorrere per l'Arcipelago su navi di oro, all'ombra di tende di porpora, essere insieme Apollo, Osiride e Baal, vestire di rosa al mattino, d'oro a mezzogiorno, d'argento alla sera sotto la luna, e così comandare, cantare, poetare. We rock.
lunedì 7 dicembre 2009
VIENI A VIVERE
Sto ascoltando i Pulp in questo momento. F.E.E.L.I.N.G. C.A.L.L.E.D. L.O.V.E.. Tanti punti. E quando dice I've got a slightly sick feeling in my stomach, sono d'accordo con lui. Sputtanarsi in via unilaterale.
Aiuto, non capisco se sono troppo egocentrica che penso si tratti sempre di me. Me. Me. me. me.
Sempre al centro, nella buona e nella cattiva sorte, nella gioia e nel dolore. o se fingo di esserlo, preferendo essere insultata, insultata dal mio fantasma, dopo che gli ho detto 'addio', insultata ugualea preferibile che essere ignorata. Ma in realtà scrivo qui per sfogarmi, lui non credo che mai leggerà. Si va alla ricerca della propria metà, come una lepre cade dritta dritta nella trappola tesale dal cacciatore. Daremmo ogni cosa e ancora di più a questi nostri amori ridicoli e mai sarà abbastanza. perchè loro sono altrove. Gesù, che pensiero deprimente. Non leggono, non capiscono e la cosa peggiore è che non si può neanche biasimarli per questo.
Bisogna essere attrici. L'ho detto già una volta e ancora lo ripeto, perchè sì insomma, fare la lepre è a tratti estremamente crudele e l'unico modo per uscirne è cambiare maschera, entrare in una pelle straniera, fuggire da quel ruolo. [Essere sè stessi, può esistere una frase più cazzuta di questa? Essere sè stessi, se capita che qualcuno mi sappia dare come migliore consiglio: Sii, te stesso! non so fare altro che guardarlo con una faccia compassionevole e piena di totale disaccordo con quanto affermato. ]
Ma bisogna saperlo fare. Che nobile professione l'attore e che splendido tragediografo fu Euripide.
Sì, bisogna saperlo fare. fondamentalmente, anche per non arrivare a trattare da schifo tutti quelli che ti stanno attorno, che di colpo sembrano avere mille problemi da sciorinarti addosso con noncuranza e, buffo, cercano in te un appoggio, un àncora, il saggio consiglio. Io non vorrei mai essere me stessa in quei momenti. forse loro sono anche più egocentrici di me. in quei momenti di sicuro.
Aiuto. Com'era?! Più o meno: Cerco delle agezie di copywright per venderti il mio carattere di merda. Per leggerti delle righe confusionarie d'amore che però probabilmente non leggerai mai ecc.
Cerco delle agenzie di copywright per venderti il mio carattere di merda. Dovrei farlo davvero sai. Solo il fatto che dialogo con il nulla. Ma boh.
Tuttavia, sono anche decisa a lasciarmi alle spalle tutto queso ciclone di pessimismo, che sembra essermi così caro. E mi è caro in fondo, solo che ogni tanto pesa un pò troppo.
Quindi vorrei farmi una casetta a nido d'ape o lisca di pesce, che sia come mi va, pensare al mal di schiena nell'aldilà, fare 120 bambini, dare a tutti dei nomi molto particolari.
Ehi, vieni a vivere!
(Thanks Dente ^_^)
Aiuto, non capisco se sono troppo egocentrica che penso si tratti sempre di me. Me. Me. me. me.
Sempre al centro, nella buona e nella cattiva sorte, nella gioia e nel dolore. o se fingo di esserlo, preferendo essere insultata, insultata dal mio fantasma, dopo che gli ho detto 'addio', insultata ugualea preferibile che essere ignorata. Ma in realtà scrivo qui per sfogarmi, lui non credo che mai leggerà. Si va alla ricerca della propria metà, come una lepre cade dritta dritta nella trappola tesale dal cacciatore. Daremmo ogni cosa e ancora di più a questi nostri amori ridicoli e mai sarà abbastanza. perchè loro sono altrove. Gesù, che pensiero deprimente. Non leggono, non capiscono e la cosa peggiore è che non si può neanche biasimarli per questo.
Bisogna essere attrici. L'ho detto già una volta e ancora lo ripeto, perchè sì insomma, fare la lepre è a tratti estremamente crudele e l'unico modo per uscirne è cambiare maschera, entrare in una pelle straniera, fuggire da quel ruolo. [Essere sè stessi, può esistere una frase più cazzuta di questa? Essere sè stessi, se capita che qualcuno mi sappia dare come migliore consiglio: Sii, te stesso! non so fare altro che guardarlo con una faccia compassionevole e piena di totale disaccordo con quanto affermato. ]
Ma bisogna saperlo fare. Che nobile professione l'attore e che splendido tragediografo fu Euripide.
Sì, bisogna saperlo fare. fondamentalmente, anche per non arrivare a trattare da schifo tutti quelli che ti stanno attorno, che di colpo sembrano avere mille problemi da sciorinarti addosso con noncuranza e, buffo, cercano in te un appoggio, un àncora, il saggio consiglio. Io non vorrei mai essere me stessa in quei momenti. forse loro sono anche più egocentrici di me. in quei momenti di sicuro.
Aiuto. Com'era?! Più o meno: Cerco delle agezie di copywright per venderti il mio carattere di merda. Per leggerti delle righe confusionarie d'amore che però probabilmente non leggerai mai ecc.
Cerco delle agenzie di copywright per venderti il mio carattere di merda. Dovrei farlo davvero sai. Solo il fatto che dialogo con il nulla. Ma boh.
Tuttavia, sono anche decisa a lasciarmi alle spalle tutto queso ciclone di pessimismo, che sembra essermi così caro. E mi è caro in fondo, solo che ogni tanto pesa un pò troppo.
Quindi vorrei farmi una casetta a nido d'ape o lisca di pesce, che sia come mi va, pensare al mal di schiena nell'aldilà, fare 120 bambini, dare a tutti dei nomi molto particolari.
Ehi, vieni a vivere!
(Thanks Dente ^_^)
martedì 1 dicembre 2009
I knew I was next. Come è invecchiato Morrissey
BREVE LETTERA SEMI-SERIA DI COMMIATO DI UN' AMANTE AL SUO CACTUS
Parliamo ancora per un minuto, ininterrottamente, su qual è il nostro album preferito degli Smiths, se Meat is murder o The queen is dead. Il tempo di una sigaretta e poi puoi anche andartene e andartene a fraintendere il primo passante che trovi sulla strada basta che non sia più io, che nel frattempo starò ascoltando la traccia numero tre e lavando i piatti che sono ammucchiati da giorni.
What am I supposed to do?
Lo dico non tanto perchè dovrei realmente fare qualcosa. Parlo, parlo, parlo, ma poi sono perplessa, sì perchè tu non capisci chiaramente nulla -scrissi-, ma io del resto non scherzo mica. Non lo so, non ha voluto dire niente questa cosa, ma anche così, adesso, che debba finire in questo modo, in un ristorante macrobiotico su Sunset Boulevard, eheheh, non ti lascia -non so- quella tristezza, amarezza, no neanche, forse solo incompletezza?! Anche se non ha mai voluto dire niente, questo va da sè.
Non avrei mai detto I love you, ma non perchè era troppo poco in questo caso, oh no, ma ad ogni modo I lurve you, I loave you, I luff you...sarebbero stati perfetti, davvero, c'era da inventare con te. Oh Dio, non puoi neanche immaginare quanto.
Ti lascio in eredità i miei fiori del male, perchè in fondo credo proprio tu sia una persona splendida e quasi è stato in qualche modo poetico correre per un pò dietro ai somarelli che volano nel cielo, pensa che a tratti riuscivo anche a sentirmi felice. ma a me piace Rimbaud e tutti quelli di quella risma, quindi ci ho preso la mano a volere raggiungere l'inesprimibile, l'infacibile, che non esiste come parola, lo so, ma la uso lo stesso. Ho solo odiato la tua indifferenza, che poi era anche la mia indifferenza, che poi era il mio amore.
E che buffo, adesso mi ritrovo a dovere riempire i buchi del mio tempo, a dover leggere i racconti di Gogol' e ridere, ridere tanto e per nulla dei suoi personaggi goffi. per evitare che i corsi d'acqua che albergano nei miei bulbi si ingrossino più del dovuto e allaghino tutto il circondario.
Che buffa storia davvero, I should have known it from the very start...
E poi, e poi:"...Aspetta io vengo insieme a te...mi fai impazzire..."
Adieu.
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