Mi chiamo M.
Fu però una sera durante un viaggio sulla 94 in direzione Cadorna che ridendo con un'amica dopo qualche birra nacque il soprannome Vic. Al tempo il fatto aveva anche un suo senso, ma giuro che ora non riesco a ricordarlo. Comunque Vic, fai anche Vicky.
Tra pochi giorni parto per Barcellona con un'altra amica che non si chiama Cristina, ma il suo nome inizia sempre con la C, quindi in fin dei conti un "Vicky, C., Barcellona" più o meno c'è. Lei è mora e io bionda, anche questo aiuta. Non ci sarà però Woody Allen a suggerirci le battute, poco importa, con le parole me la cavo abbastanza bene anche da sola. Con le parole in spagnolo forse un pò meno, ma è proprio per questo che mi sono comprata un corso intensivo di spagnolo a nove euro e novanta che promette in 240 min. di insegnarti i segreti della lingua. Si capisce che non imparerò niente, però incontrare Javier Bardem non mi dispiacerebbe.
"Già, io che provavo tanto piacere a Roma a sedermi in riva al Tevere, a Barcellona, la sera, a scendere e riscendere cento volte i Ramblas" già, sono qui viva, in questa diafana luce mattutina mentre una negra canta. Non è quella di Some of these days you'll miss me honey, è quella di It costs me a lot, but there's one thing that I've got. It's my man, come cantava lei la parola "amore" non la cantava nessuno. Ma comunque non importa, era solo per dire che sono molto contenta di partire. Per andare alla ricerca, certamente, di ciò che non voglio. Cadeau.
Vic
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